Putin: non vogliamo scissione dell'Ucraina. Obama: Mosca isolata dal mondo
"Noi vogliamo un'Ucraina forte, stabile, pacifica, non vogliamo la sua scissione ne'
ci servono altri territori". Così Putin ha parlato del trasferimento nel passato del
territorio di Crimea all'Ucraina come di una grossa violazione. Il presidente russo
ha dato disposizione alla Duma di approvare la bozza di accordo tra la Russia e la
Crimea per l'annessione. Da Kiev, intanto, il Ministero degli esteri ucraino ha chiesto
alla comunità internazionale di non riconoscere la separatista "Repubblica di Crimea"
e l'ormai prossima annessione di questa alla Russia. E da Kiev arriva anche la precisazione
del premier ucraino, Iatseniuk: l’ingresso dell'Ucraina nella Nato, dice, "non è in
agenda". Sul piano internazionale, anche il Giappone, dopo Ue e Usa, ha annunciato
un pacchetto di sanzioni contro la Russia a causa delle procedure di annessione della
Crimea dopo il distacco dall'Ucraina. Dagli Stati Uniti, Obama afferma che “Mosca
è isolata nel mondo” ma ribadisce che la strada della diplomazia resta aperta. Le
sanzioni sono le più gravi dalla Guerra Fredda ma non tali da spaventare i mercati
e infatti le Borse hanno reagito meglio del previsto. Da parte sua, il segretario
generale dell'Onu, Ban Ki-moon, si dice “profondamente deluso e preoccupato” per la
situazione legata alla Crimea. Il mondo occidentale chiede che abbiano accesso in
Crimea osservatori internazionali. Fausta Speranza ne ha parlato con Daniele
De Luca, docente di Storia delle relazioni internazionali all’Università del Salento:
R. - Innanzitutto,
dobbiamo vedere chi fa questa richiesta: se sono delle organizzazioni internazionali,
se sono degli Stati, l’Unione Europea o gli Stati Uniti, questo vuol dire che è come
dire che la Crimea è persa. Quindi si riconosce il referendum da parte della Crimea,
si riconosce - scusate la ripetizione - il riconoscimento da parte della Russia e
quindi una possibile annessione a breve. A questo punto gli osservatori internazionali
dovrebbero solo controllare che non vengano violati i diritti delle minoranze ancora
presenti in Crimea. Io a questo punto, forse, dovrei aggiungere che bisognerebbe avere
dei controllori internazionali, degli osservatori internazionali anche per le minoranze
non ucraine in Ucraina stessa.
D. - Perché davvero la situazione rischia di
sfociare in grandi tensioni?
R. - Ma certo. Questo è assolutamente uno dei
rischi in cui si può incappare. Ci sono minoranze da una parte e ci sono minoranze
dall’altra: il problema in questo momento, forse non è tanto quello che è avvenuto
- cioè il referendum e i successivi passaggi - ma quello che avverrà dopo, soprattutto
quello che Putin farà, perché ancora sul tappeto ci sono altre questioni, altri problemi
che dovrebbero essere affrontati. C’è una minoranza russa nella Moldavia - la Transnistria
- e come si comporterà lì Putin, se anche questa parte dovessero dichiararsi indipendente?
E quale sarà l’atteggiamento che gli Stati Uniti potrebbero avere o l’Unione Europea
potrebbe avere? Certo da quello che si vede sono atteggiamenti comunque relativamente
deboli: se il presidente Obama, ancora oggi e ancora ieri, dice che vede una soluzione
diplomatica alla questione, probabilmente lui non sa quello che sta vedendo e probabilmente
questo sta facendo soltanto il gioco del presidente Putin.
D. - Queste sanzioni
che valore hanno da parte degli Stati Uniti e da parte dell’Unione Europea e anche
da parte del Giappone?
R. - Al momento credo che siano simboliche e che tutti
se le aspettassero, compresi i russi stessi. La limitazione o di movimento o di movimenti
finanziari sono le prime sanzioni, ma sono soprattutto le sanzioni che non fanno male
a nessuno. Adesso bisogna vedere se c’è una chiara intenzione di muoversi ancora nell’inasprimento
di queste sanzioni. Si parla di sanzioni tipo quelle che sono state adottate nei confronti
dell’Iran. Però - attenzione - qui i casi sono totalmente diversi: i rapporti tra
Stati Uniti, Unione Europea e Iran sono completamente diversi da quelli che gli Stati
Uniti e l’Unione Europea hanno nei confronti della Russia. Quindi arrivare ad una
radicalizzazione delle sanzioni - come nel caso di Teheran - mi sembra una proposta
un po’ azzardata.
D. - L’Unione Europea sta prendendo tempo sulla questione
del G8, che potrebbe essere ridotto a G7. Ma sarebbe un gesto davvero grave!
R.
- Sarebbe grave sì, ma io lo ritengo ancora abbastanza simbolico. Credo che anche
in questo caso la Russia - Putin - abbia messo in conto una possibile esclusione al
primo giro, in maniera tale poi da prendere tempo, far - come dire - ammorbidire la
questione e poi essere probabilmente più avanti richiamata. C’è poco da fare: senza
la Russia non si può… La questione del G7 e G8 non è tanto importante, perché - come
ho già detto un’altra volta - la questione importante è sempre quella del G20: lì
ci sono degli Stati completamente diversi, le cui economie in questo momento sono
assolutamente determinati e dove vengono prese le vere decisioni.