2014-03-17 14:21:21

Strage in Nigeria, 100 morti: sullo sfondo lotte ataviche per la gestione delle terre


Nuova strage in Nigeria: tre villaggi completamente rasi al suolo, con almeno 100 vittime, nello Stato di Kaduna. Gli assalitori hanno messo a ferro e a fuoco i villaggi a maggioranza cristiana, ma figurerebbero tra le vittime anche dei musulmani. La polizia non ha attribuito ancora la paternità del massacro, ma alcuni degli scampati hanno puntato il dito contro i pastori di etnia Fulani o Haussa, rivali da sempre della popolazione nei villaggi per ciò che riguarda il controllo dei pascoli. Dunque, la Nigeria, oltre alla campagna di terrore scatenata dagli estremisti islamici, fa i conti in questo caso con antiche lotte etniche per la gestione delle terre. Veronica Giacometti ha chiesto un commento ad Anna Bono, docente di Storia dei Paesi e delle istituzioni africane all’Università di Torino:RealAudioMP3

R. – Raid molto violenti hanno raso al suolo e ucciso decine di persone, il che si inserisce in un continuum di conflitti tra tribù che si scontrano – questo purtroppo succede da decenni, anzi da secoli – per il controllo delle scarse risorse economiche: pascoli, terre fertili e le sorgenti.

D. – Oltre alle violenze degli estremisti islamici, che vorrebbero trasformare la Nigeria in una repubblica islamica, bisogna fare i conti anche con le tensioni etniche, religiose, le lotte per la gestione della terra…

R. – E’ importante distinguere questi due fenomeni. Mentre Boko Haram – movimento islamista più responsabile oramai di migliaia di morti in Nigeria – colpisce con un obiettivo preciso, dichiarato che è quello di trasformare la Nigeria in uno Stato governato dalla legge coranica, la sharia – e nel frattempo costringere il più possibile la maggior parte dei cristiani che vivono nel nord a maggioranza islamica a ritornare negli stati meridionali – qui, invece, eravamo in presenza di uno scontro tra vicini per il controllo di risorse economiche preziosissime, che diventa più importante quando si scontrano popolazioni dedite all’agricoltura e alla pastorizia, perché sono due sistemi economici molto diversi con esigenze diverse.

D. – Quale potrebbe essere un argine per queste lotte di vario tipo che si susseguono…

R. – In tutti e due i casi, quello che servirebbe sarebbe una crescita economica, o meglio ancora, uno sviluppo economico ed umano, perché la Nigeria cresce economicamente, anzi è il primo produttore di petrolio di tutta l’Africa. Però, questa immensa ricchezza da decenni non si traduce in miglioramenti, sviluppo economico e, sottolineo, sviluppo umano. Basti pensare che circa il 70% della popolazione nigeriana tuttora vive con meno di due dollari al giorno. Le violenze perderebbero in gran parte ragione d’essere se migliorassero le condizioni economiche di un Paese che – è importante sottolinearlo – continua a essere in mano a una classe dirigente, una classe politica, che ha per caratteristica livelli di corruzione estremi.







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