2014-03-17 14:53:55

Pakistan. Processo Asia Bibi, udienza rinviata. Delusione e speranza


E’ stata rinviata per l’assenza di uno dei due giudici dell’Alta Corte di Lahore la prima udienza, prevista ieri mattina, del processo di appello ad Asia Bibi; dovrà continuare ad attendere dunque la donna pakistana, madre di 5 figli, cristiana protestante, arrestata il 19 giugno 2009 e condannata a morte l’11 novembre 2010 in base alla ‘legge sulla blasfemia’ con l’accusa di aver offeso il Profeta Maometto. Delusione e speranza i sentimenti di Paul Bhatti, presidente dell’Alleanza di tutte le minoranze del Pakistan e fratello Shabbaz, difensore di Asia Bibi, ucciso dai fondamentalisti perché voleva riformare la legge sulla blasfemia. Paolo Ondarza lo ha intervistato: RealAudioMP3

R. – Le speranze in ogni caso restano, questa è comunque una piccola delusione perché ogni volta che c’è il processo, ogni volta che c’è un’occasione si spera di avere giustizia; la stessa Asia Bibi lo spera, la sua famiglia lo spera insieme a tutti quelli che la sostengono. Però, chiaramente quando ciò non si verifica c’è una piccola delusione. Adesso, stiamo cercando altre vie perché nelle prossime udienze si possa far giustizia.

D. – Qualora venisse assolta il caso costituirebbe un precedente importante…

R. – Sarebbe molto bello in quanto potremmo dire che in Pakistan ha prevalso la giustizia nonostante tutto l’estremismo. Sarebbe un messaggio di positività, sarebbe un messaggio di un islam tollerante.

D. – Il caso è fortemente strumentalizzato dai fondamentalisti, dai talebani che vorrebbero l’introduzione della Sharia nel Paese…

R. – Si, penso però che non sarà possibile: se si vede tutta la cronologia delle elezioni in Pakistan, tutti i partiti religiosi che impongono la legge della Sharia non hanno mai avuto seggi in parlamento. Questo vuol dire che la gente in Pakistan non vuole questo tipo di legge.

D. – La legge sulla blasfemia resta comunque un argomento molto dibattuto e su cui si concentrano i fondamentalisti. Quella legge sulla blasfemia che suo fratello, Shahbaz Bhatti, voleva modificare…

R. – Sì, lui la voleva cambiare perché ci sono state tantissime accuse false e la gente usava questa legge per scopi personali. Noi non siamo contro l’islam. Questo è il messaggio che vogliamo dare.

D. – Da Lahore giungono in queste ore notizie di iniziative di preghiera. Lei ce lo conferma?

R. - Sì. Tutta la comunità, in particolare quella di Lahore, ma anche la Chiesa anglicana e la nostra Chiesa cattolica insieme ai vescovi hanno chiesto questa preghiera. Speriamo che porti buoni risultati.

D. – Accusata di aver offeso Maometto, in carcere da oltre quattro anni, recentemente a Natale dal carcere di Multan, Asia Bibi aveva scritto una lettera al Papa ringraziandolo proprio per le preghiere della Chiesa che scriveva “mi tengono in vita”. Oggi come sta Asia Bibi?

R. – Può immaginare… una donna in prigione, lontana dai figli, lontana dalla sua famiglia. Per Asia Bibi essere lontano dalla sua famiglia, dai bambini e da suo marito è quasi già una morte.
D. – Le tante firme raccolte per salvare Asia Bibi hanno avuto finora qualche effetto?

R. – Onestamente direi di no. È diverso raccogliere le firme in un contesto democratico come la civiltà europea, italiana rispetto al Pakistan perché i pakistani, specialmente quelli estremisti, accusano l’Occidente di intereferenza. Allora, la raccolta di firme in Occidente per una donna cristiana viene accolta negativamente.

D. – La raccolta firme dunque viene vista come un ingerenza straniera. Allora, cosa si può fare per aiutare Asia Bibi?

R. – Io chiedo che chi desidera aiutare una comunità cristiana, o una comunità più fragile del Pakistan deve, attraverso la chiesa locale e attraverso le persone che sono attive localmente, collaborare con loro e trovare strategie affinché questa violenza, questo trattamento delle minoranze finisca. Penso che questa sia una cosa positiva e concreta da fare.

Ultimo aggiornamento: 18 marzo







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