La bellezza, via per riscoprire Dio: la riflessione del prof. Rodolfo Papa
“È bene che ogni catechesi presti una speciale attenzione alla ‘via della bellezza’”.
E’ questo un passaggio dell’Esortazione apostolica "Evangelii gaudium" di Papa Francesco.
“Annunciare Cristo – scrive il Santo Padre - significa mostrare che credere in Lui
e seguirlo non è solamente una cosa vera e giusta, ma anche bella”. Sul rapporto tra
arte e fede, spiritualità e bellezza, Paolo Ondarza ha intervistato l’artista
Rodolfo Papa, docente di Storia delle teorie estetiche presso la Pontificia
Università Urbaniana:
R. – C’è un
rapporto profondissimo e quindi noi vediamo anche oggi – Giovanni Paolo II, Benedetto
XVI, Papa Francesco – ribadire la centralità della bellezza nel discorso della nuova
evangelizzazione; e la bellezza è uno degli strumenti per poter parlare di Dio e per
arrivare al cuore degli uomini.
D. – Soprattutto in una cultura dominata dall’immagine,
la bellezza può parlare in maniera forte, in maniera chiara?
R. – Sì, ma bisogna
fare tanti distinguo. Viviamo, in fin dei conti, in una cultura profondamente iconofobica.
Cioè: viviamo nelle immagini, ma le immagini sono quelle monodimensionali, quelle
della pubblicità. Abbiamo espunto quasi completamente le immagini tridimensionali,
quelle che hanno, invece, un senso profondo, che sono portatrici di senso. All’interno
di tutta la nostra tradizione cattolica, l’immagine ha sempre avuto un ruolo centrale
per l’educazione, per la formazione, per la preghiera, nella liturgia, come modello
morale per l’uomo. Noi, oggi, abbiamo difficoltà a far comprendere questo, nella contemporaneità;
ma è nostro compito, nostro dovere.
D. – E probabilmente c’è anche una difficoltà
a definire il concetto di bellezza: spesso se ne parla in modo improprio …
R.
– Eh sì: da quando Giovanni Paolo II, nel 1999, ha rilanciato questo tema, abbiamo
visto che lentamente è penetrato in tutti gli ambienti, ma spesso viene utilizzato
in maniera equivoca o confusa – non da ultimo in ambito cinematografico, per esempio.
Ma dobbiamo capire una cosa: che bellezza, nella tradizione cristiana, sia nella linea
che noi chiamiamo “orientale”, sia in quella “occidentale, è legata alla santità,
non alla ricchezza. Quindi, non è un bene materiale, non può essere rappresentata
esclusivamente con qualcosa che abbia a che fare con il lusso. La bellezza è attributo
di Dio, è – potremmo dire – “la gloria di Dio”, citando von Balthasaar. Noi dobbiamo
recuperare proprio questo: è questo l’aspetto che è stato a cuore di Giovanni Paolo
II, che è stato a cuore e che sta a cuore di Benedetto XVI, e che sta a cuore in modo
particolare a Papa Francesco. Non c’è discorso che lui faccia, a qualunque gruppo
incontri, ribadendo quella triade classica: bene, vero e bello, e queste tre cose
vanno insieme.
D. – E questo ci aiuta anche a superare quei pregiudizi improntati
ad un certo moralismo, secondo cui parlare di bellezza è qualcosa di vacuo, di fine
a se stesso, equivale a parlare quasi di estetismo?
R. – Sì, perché è chiaro
che se noi intendiamo la bellezza proprio come una visione “dandistica”, da “Dandy”,
quindi estetizzante, estetistica, delle cose, del mondo, dell’uomo, della vita, fraintendiamo
perché riduciamo quella bellezza ad un elemento di tipo materiale. La bellezza, in
realtà, ha proprio in sé la gloria di Dio …
D. – … potremmo dire che ha un
volto?
R. – E’ un volto, è il volto stesso di Cristo. E quel volto è talmente
bello, è talmente splendente che ha – come dire – riempito di sé tutta l’attività
artistica. Quindi, la bellezza alla quale hanno teso la cultura carolingia, gotica,
romanica, rinascimentale, barocca e via via fino ai nostri giorni, in quella linea
che si è mantenuta fedele ai principi fondamentali dell’arte cattolica, lì noi abbiamo
la rappresentazione della bellezza. L’esperienza mistica che dovrebbe fare un cristiano
– o che fa un cristiano – quando entra in una chiesa, è quella di entrare nel paradiso,
dimora di Dio. Quando noi abbiamo a che fare, per esempio, con un portale gotico,
noi abbiamo tutta una serie di archi concentrici che rappresentano ognuno dei cieli;
vengono messi in prospettiva tutti i sei cieli che ci separano dal settimo cielo –
il luogo dove abita Dio; si apre una porta e noi entriamo nel settimo cielo. Quello
è il luogo della bellezza. E’ per questo che è splendente d’oro, è splendente di immagini;
è questo quello il Pontefice, per esempio, nella Evangelii gaudium, parlando del ruolo
dell’arte, ci sta dicendo.