Giornata contro i disturbi alimentari. L'esperta: aiutare giovani contro stereotipi
bellezza
Oltre due milioni di adolescenti in Italia soffrono di disturbi alimentari che sono
la seconda causa di morte tra i ragazzi. Una novità positiva: l’artista americano,
Nickolay Lamm, è riuscito a mettere in produzione una bambola le cui misure corrispondono
in proporzione a quelle di una ragazza americana media. Lo scopo è promuovere un’immagine
più positiva del corpo femminile ai bambini. Mariella Falsini, presidente di
Consultanoi, Associazione nazionale di volontariato per i disturbi del comportamento
alimentare, ne parla nell'intervista di Maura Pellegrini Rhao:
R. – Sono tante
le persone che soffrono. Sono tante le persone che si nascondono perché si vergognano.
Comprendere i disturbi del comportamento alimentare e attivare dei percorsi assistenziali
ovunque significherebbe fare in modo di consentire alle persone che chiedono aiuto,
anche inconsapevolmente, di iniziare subito quel percorso che deve essere fatto: la
conoscenza e la formazione di tutto il personale sanitario e l’attivazione di percorsi
che consentono l’assistenza alla persona che chiede aiuto.
D. – Come è attuabile
una prevenzione?
R. – Cerchiamo di fare la prevenzione nelle scuole nell’età
a rischio. Abbiamo, ad esempio, presentato un progetto al Ministero della sanità dal
titolo “Dca: divulgazione, conoscenza, approfondimento sui disturbi del comportamento
alimentare". Non si parla più soltanto di una malattia femminile. Si parla di una
malattia che non guarda il sesso. È un disturbo che abbraccia un’età che va dagli
8 anni fino ai 50 anni, addirittura. Il problema è che il nostro cervello è un organo
e, come tale, si ammala alla stregua di tutti gli altri organi. Nessuno si vergogna
di essere cardiopatico, iperteso, diabetico. Nessuno si deve vergognare di avere un
disturbo del comportamento alimentare, perché soltanto così si può curare.
D.
– La principale causa è solo legata ad una questione di modelli proposti?
R.
– Quello che è intorno a noi – la società in genere – dà la possibilità di avere dei
modelli da seguire. È ovvio che la società vede in maniera positiva le persone magre.
Se una persona non sta bene con sé stessa, se ha delle difficoltà oggettive ad accettarsi,
prenderà come riferimento quei modelli e crederà di essere accettata in maniera migliore
o più positiva dagli altri se ha un peso inferiore. Però, non parte dal peso, non
parte dal voler essere magre: parte dall’accettazione di sé stessi.
D. – È
stata creata una nuova bambola le cui misure sono basate sulle dimensioni medie di
una ragazza di 19 anni. È un risultato positivo...
R. – Penso di sì. Se noi
cambiamo comunque ottica sulla bellezza, su quello che noi crediamo possa essere lo
stereotipo di bellezza, è ovvio che faremo un passo avanti. Ma la cosa più importante
è capire un po’ più a fondo i nostri ragazzi. Ed è possibile fare questo non soltanto
capendoli, ma cambiando i canoni che noi – perché la società siamo – abbiamo dato.
Quindi, è giusto e corretto avere una sana alimentazione, ma il cibo in questo caso
è soltanto uno strumento per queste persone che soffrono. Per quanto riguarda l’obesità,
la bulimia, queste persone cercano di riempire un vuoto. Per quello che riguarda l’anoressia,
queste persone cercano di avere un controllo su loro stesse credendo di averlo poi
su quello che è il loro mondo. Poi, di fatto, è il contrario.