Papa Francesco rientrato in Vaticano dopo gli esercizi spirituali predicati da mons.
De Donatis
Papa Francesco è rientrato ieri verso le 11.30 in Vaticano, a bordo di un pullman,
assieme ai suoi collaboratori di Curia, dopo aver concluso in mattinata gli esercizi
spirituali della Quaresima nella Casa Divin Maestro di Ariccia. Il Papa ha ringraziato
di cuore mons. Angelo De Donatis, per la sua capacità di aver seminato – ha detto
– il “buon seme della Parola di Dio”. Il servizio di Alessandro De Carolis:
Sono circa le
10, quando nella cappella della Casa dei Paolini ad Ariccia la voce di mons. Angelo
De Donatis, che per sei giorni ha guidato in un intenso viaggio spirituale il particolare
gruppo seduto di fronte, tace per fare spazio a quella di Papa Francesco. E le parole
del Papa sono quelle di un uomo sinceramente colpito dall’esperienza vissuta:
“Don
Angelo, io vorrei ringraziarla a nome mio e di tutti noi, per il suo aiuto in questi
giorni, il suo accompagnamento, il suo ascolto… Noi adesso torniamo a casa con un
buon seme: il seme della Parola di Dio. E’ un buon seme, quello. Il Signore invierà
la pioggia e quel seme crescerà. Crescerà e darà il frutto”.
I due ultimi
“semi” gettati giovedì pomeriggio e ieri mattina da mons. De Donatis hanno il volto
di Pietro e Maria di Magdala, ciascuno colto nell’istante di un momento spartiacque
in cui la propria vita passa da una dimensione a un’altra. Dell’Apostolo, mons. De
Donatis scinde con acume gli istanti del suo rinnegamento di Gesù. Mentre il Maestro
viene processato al primo piano del Sinedrio, nel cortile sottostante va in scena,
dice, il “processo a Pietro”. È già “triste”, ha notato il predicatore, che in quel
frangente Pietro non stia fra gli amici di Gesù, bensì fra i servi. Ma ancor più doloroso
è osservarlo mentre davanti ai servi nega dapprima di conoscere Gesù, poi di far parte
della cerchia dei suoi discepoli, poi perfino di essere un galileo. Tre “livelli”
di rinnegamento che, ha spiegato mons. De Donatis, si traducono in un rinnegare Dio,
la Chiesa e se stesso. Il gallo che canta è l’abisso della vergogna, ma proprio in
quel momento Pietro incrocia lo sguardo di Gesù, in cui – ha osservato mons. De Donatis
– Pietro coglie un abisso di perdono, tanto illimitato proprio perché “non meritato”
e quindi “gratuito”. Questa, ha affermato il predicatore, è l’esperienza più vera
della fede: quando il cristiano passa dalle “promesse solenni” e “buoni propositi”,
anche un po’ moralistici, del voler “fare del bene per” Gesù – da un’idea di Chiesa
come “supermarket di valori morali” – al fare un’esperienza personale di misericordia.
Quella che fa sentire “redenti”, dopo la quale crolla la pretesa di amare Gesù per
primi, ma si comprende che è sempre Dio che dona per primo l’amore e quello che conta
per un cristiano è la risposta a questo amore, “che non importa ciò che facciamo,
ma che diventiamo simili a Cristo”.
Nella meditazione conclusiva di ieri mattina,
mons. De Donatis si è invece soffermato sulla scena della Maddalena, nel momento in
cui, davanti al sepolcro vuoto, piange perché non trova più Gesù. Le singole azioni
della donna – ha evidenziato il predicatore – mostrano come Maria di Magdala non riconosca
Gesù finché non è Lui stesso a chiamarla. Gesù, ha notato mons. De Donatis, la porta
“gradualmente” alla fede, perché lo “Spirito è il maestro delle lente maturazioni”.
E la voce è il segno della chiamata, di una “vocazione”, che porta “subito” – come
afferma il Vangelo – Maria Maddalena al bisogno dell’annuncio, al condividere la buona
notizia con tutti gli altri. Che bella, ha concluso mons. De Donatis, una evangelizzazione
così, “per attrazione e contagio”. E su quest’ultimo seme gettato, arriva il suggello
delle genuine parole di apprezzamento di Papa Francesco per la sapienza mostrata in
questi giorni dal seminatore:
"Perché lei è stato il seminatore, e sa farlo,
sa farlo! Perché lei, getta giù di qua, getta di là senza accorgersene – o facendo
finta di non accorgersene [ride] – ma segna, va al centro, va al segno. Grazie per
questo. E le chiedo di continuare a pregare per questo 'sindacato di credenti' [ride]
- tutti siamo peccatori, ma tutti abbiamo la voglia di seguire Gesù più da vicino,
senza perdere la speranza nella promessa, e anche senza perdere il senso dell’umorismo
- e a volte salutarli da lontano. Grazie, padre".