2014-03-14 13:58:48

Il ricordo di Chiara Lubich a 6 anni dalla morte: in corso le fasi preliminari della causa di beatificazione


In molte città del mondo ieri è stata ricordata Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, nel sesto anniversario della morte avvenuta a Rocca di Papa il 14 marzo 2008. Celebrazioni di ringraziamento ed eventi di vario tipo sono state occasione per riflettere sui diversi profili della sua figura e per confrontarsi con la sua eredità tutta centrata sull’obiettivo della fraternità universale. Di Chiara Lubich sono in corso le fasi preliminari della causa di beatificazione dopo la richiesta formale al vescovo di Frascati, mons. Raffaello Martinelli, firmata lo scorso 7 dicembre dall’attuale presidente del Movimento dei Focolari, Maria Voce. Del significato di questo traguardo, Gabriella Ceraso ha parlato con la vice postulatrice, Lucia Abignente:RealAudioMP3

R. - Il 7 dicembre era un giorno significativo per noi: ricorreva il 70.mo della consacrazione di Chiara a Dio. Maria Voce ripeteva che questo atto invitata tutti noi a una santità ancora più grande, costruendola giorno per giorno. Penso che questo sia corrispondente a quello che è stato sempre il desiderio di Chiara. Si può dire che Chiara abbia teso alla santità per tutta la vita. Il desiderio di Chiara non era tanto il guardare alla santità canonizzata, ma il portare a Dio le persone e semmai parlare di una santità insieme, di una santità di popolo, di aiutarsi l’un l’altro a far sì che Dio fosse il tutto della nostra vita.

D. - Nella quotidianità questo che significava?

R. - Per esempio l’importanza di vivere in pienezza quello che Dio ci chiede, momento per momento, ma anche di far sì che alla base di tutte le nostre azioni ci sia l’amore e l’amore scambievole: una caratteristica tipica del cammino di Chiara, che lei ha voluto vivere anche con persone di altre Chiese, con persone di altre religioni.

D. - Guardando alla figura femminile di Chiara, alla sua spiritualità, al suo pensiero, alle sue opere - a suo parere - qual è il contributo che lei può dare o ha dato alla vita della Chiesa?

R. - La vocazione ad essere Maria, che è stata tipica del cammino di Chiara. Lei diceva: quando la donna è altra Maria - il che significa vergine, madre, sposa, ma soprattutto portatrice di Dio - allora la donna può fare molto per tutti, perché la donna, se è donna, è il cuore dell’umanità. Ripensando a quello che il Papa diceva nell’Evangelii Gaudium, quando parla di Maria come stella della nuova evangelizzazione, penso che anche nel comportamento di Chiara ci sia stato sempre questo stile mariano, che è stato anche la capacità di cogliere i segni di Dio nella storia. Per cui Chiara è stata attenta alle sfide che venivano, le ha colte e ha dato una risposta credendo al disegno di Dio sull’umanità e anche una risposta piena di speranza, piena di fiducia per l’avvenire.

D. - Lei lavora e si occupa del Centro Chiara Lubich, che è un centro particolare proprio perché custodisce il patrimonio letterario, ma anche video, audio che riguarda Chiara. Le chiedo se in questi anni di lavoro sono emersi degli aspetti inediti, che poco si conoscono…

R. - Da un punto di vista storico, mi sembra che sempre di più emerga la profonda fedeltà di Chiara a Dio e alla Chiesa. Il che non è stato indolore! Anche se nel corso della sua vita, Chiara non ha parlato tanto di quanto avesse sofferto. Gli anni dai Cinquanta fino al ’62 sono stati anni molto intensi di prove: da una parte la certezza che Dio volesse qualcosa da lei; dall’altra la difficoltà proprio perché donna, che questo qualcosa di nuovo venisse approvato. Io penso che col tempo questo patrimonio sarà sempre di più donato a tutti, e anche scoperto. Certamente non è l’unico aspetto, perché nel patrimonio che lei ci ha lasciato penso che verrà più in luce la dottrina che riguarda un patrimonio teologico molto forte e anche le varie discipline. Io penso che siamo ai primi anni, che c’è tutto un percorso da fare e che ci sono tante piste che riveleranno la grandezza di questo carisma che Dio ha donato al mondo.


Nel telegramma di cordoglio inviato per il giorno dei funerali di Chiara Lubich, nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, Benedetto XVI riconosceva in lei, tra l’altro, la testimonianza di un’esistenza “spesa nell’ascolto dei bisogni dell’uomo contemporaneo in piena fedeltà alla Chiesa e al Papa” ed esprimeva l’auspicio “che quanti l’hanno conosciuta e incontrata ne seguano le orme mantenendone vivo il carisma”. Sentiamo al microfono di Adriana Masotti, Joaquin Salzberg, un giovane argentino impegnato nel Centro mondiale dei Giovani del Movimento:RealAudioMP3

R. – Nel Movimento dei Focolari ho trovato un sogno: “Che tutti siano uno” quindi, lo scopo dell’unità, del mondo unito e questo è qualcosa per cui io voglio vivere e questo è ciò che Chiara Lubich ha insegnato a tanti. Rispecchia molto anche la mia vita personale perché sono figlio di padre ebreo e di madre cristiana e questa esperienza del dialogo interreligioso che Chiara ha sviluppato ha significato nella mia vita questo paradosso: ho conosciuto il Movimento attraverso mio padre che era ebreo. Io ringrazio Chiara per questo, perché sono riuscito a vivere tante cose insieme a mio padre, a vivere questa diversità di credi come una ricchezza che ci fa essere persone migliori e non in conflitto tra noi, grazie proprio all’ esperienza che Chiara ha portato avanti.

D. – Dopo la morte di Chiara tutti i membri del Movimento hanno sentito di doversi assumere una responsabilità maggiore per garantire il proseguimento della sua Opera. Tu come stai vivendo questa cosa?

R. – Prima di tutto vorrei dire che io Chiara l’ho incontrata solo una volta, quando avevo otto anni, in Argentina. Da bambino partecipavo sempre al Movimento dei Focolari insieme ai miei genitori; quando ho compiuto 15 anni però mi sono allontanato – nell’adolescenza ero un po’ ribelle - ma nel 2008, quando Chiara è partita per il Cielo, ho sentito subito un sentimento di responsabilità ma anche di entusiasmo e ho sentito la voglia di lavorare per uno scopo così grande, ovvero, quello del mondo unito che era il sogno di Chiara, perché era quello di Gesù e anch’io sento che questo oggi è veramente il mio sogno.

D. – Recentemente il Movimento ha maturato una convinzione, quella che è necessario aprirsi ancora di più alle necessità di tutta l’umanità. È un andare a largo in piena sintonia con Papa Francesco. Come vivi anche da giovane questa dimensione, questa proposta…

R. – La vivo come una necessità. Mi sembra che sia una cosa logica: se il desidero è volere un mondo unito, è necessario parlare con tutti, andare verso tutti, specialmente verso quelli che sono più lontani, così come dice Papa Francesco, come ha fatto Chiara nella sua vita e come io cerco di fare, e come vorrei riuscire sempre di più. La vivo veramente come una sfida ma che mi trasmette tanto entusiasmo.

D. – Il fascino dei primi tempi del Movimento, a Trento, quello di una vita semplice basata solo sul Vangelo… I giovani di oggi del Movimento sentono questo fascino di mettere in pratica le parole di Gesù?

R. – E’ un’esperienza sempre forte quando ti rendi conto che ciò che è stato scritto tantissimo tempo fa può essere una cosa da vivere anche oggi e che offre tante opportunità per una vita piena. Ci sono tante esperienze che ho fatto e che fanno tanti altri giovani del Movimento sul vivere il Vangelo.

D. – Quale volto, quale immagine di Dio ti si è svelato grazie alla spiritualità di Chiara?

R. – Ciò che Chiara mi ha mostrato è in realtà quanta curiosità devo avere verso Dio, quanta curiosità nel poter conoscerlo, nel poter arrivare sempre di più a ciò che Lui è. Uno dei punti più forti di cui ci parlava Chiara era “Dio Amore”: l’altro giorno riguardavo un video dove Chiara ci presentava la figura di Dio come “Amore”, Dio che ci ama immensamente. Questa è una realtà che ti riempie di gioia e ti fa capire veramente quanto uno deve vivere questo amore nella sua vita personale. Come Dio ci ama immensamente, così io sento che devo amare immensamente tutti, tutta l’umanità.

Ultimo aggiornamento: 15 marzo







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