Appello del Secam per l’autonomia economica della Chiesa africana
La Chiesa in Africa deve fare il possibile per raccogliere fondi a livello locale,
così da supportare in modo autonomo i propri programmi pastorali e socio-economici.
È quanto emerge dall’incontro dei segretari generali del Secam (Simposio delle Conferenze
episcopali di Africa e Madagascar), che si è concluso ieri a Johannesburg, in Sudafrica.
“È tempo che l’Africa non dipenda troppo dalle risorse finanziarie provenienti dai
partner stranieri”, afferma padre Nicholas Afriye, segretario generale della Conferenza
episcopale del Ghana, suggerendo, quindi, l’istituzione di un Comitato per la raccolta-fondi,
gestito dal Secam. Tale organismo, spiega, “dovrebbe identificare le risorse e le
opportunità presenti nel continente”. Padre Afriye auspica, poi, l’implementazione
di collette annuali che possano contribuire realmente alle necessità della Chiesa
locale ed esorta i vescovi a coinvolgere maggiormente i laici in questo settore. Nel
corso dell’incontro, si è tenuto anche un seminario sull’uso dei social network, e
sono stati presentati alcuni rapporti preparatori in vista dell’indizione, nel 2015,
di un Anno della riconciliazione a livello continentale e regionale, la cui approvazione
sarà stabilita successivamente dal Secam. Intitolato “Il ruolo dei segretari generali
delle Conferenze episcopali nazionali e regionali nei processi di riconciliazione,
good governance, bene comune e transizione democratica in Africa, alla luce
delle Esortazioni apostoliche Ecclesia in Africa e Africae Munus”, il Convegno vede
la presenza, tra gli altri, di mons. Stephen Brislin, presidente della Conferenza
episcopale sudafricana, del nunzio apostolico nel Paese, mons. Mario Roberto Cassari,
e di Hyppolyt Pul, coordinatore regionale del Catholic Relief Service in Africa, il
quale presenta una relazione sul tema “Analisi dei principali conflitti in Africa
ed il ruolo degli organismi regionali e continentali nei processi di riconciliazione”.
(I.P.)