Ucraina: cresce la tensione. L’Ocse sospende momentaneamente il processo di adesione
della Russia
L'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, Ocse, ha annunciato
oggi di aver sospeso "momentaneamente" il processo di adesione della Russia e di voler
rafforzare la cooperazione con l'Ucraina. Una scelta che giunge in un momento di grande
tensione in vista del referendum di domenica sulla secessione della Crimea dall’Ucraina.
Pronta la risposta di Mosca alle prese di posizioni internazionali: se per la questione
ucraina verranno decise sanzioni internazionali contro la Russia, Mosca "agirà in
maniera simmetrica", scrive Interfax citando il vice ministro dell'economia russo
Alexei Likacev. Il servizio di Debora Donnini:
L’attenzione
internazionale è puntata al referendum di domenica in Crimea sulla secessione da Kiev.
Gli osservatori militari dell'Osce "sono in questo momento nell’Ucraina orientale",
dove è alta la tensione, in particolare nelle regioni di Donetsk e Kharkiv, riferiscono
all'Ansa fonti qualificate. Intanto, arrivano le prese di posizione internazionali.
L’Ocse ha deciso di rinviare l’adesione all’organizzazione della Russia. Ieri, il
presidente americano Obama - incontrando alla Casa Bianca il capo di Stato ucraino
Yatsenyuk - ha ribadito che il popolo ucraino non può andare avanti avendo un Paese
vicino che decida il loro futuro. Stamani, poi, il cancelliere tedesco Angela Merkel
ha detto che la Russia rischia "enormi" danni politici ed economici se rifiuta di
cambiare la rotta sull'Ucraina, ma ha escluso l'opzione militare. E pieno sostegno
viene espresso dal Parlamento Ue alle sanzioni contro Mosca se non si ritira "immediatamente"
dalla Crimea. Intanto, arriva la risposta russa: se per la questione ucraina verranno
decise sanzioni internazionali contro la Russia, Mosca ''agira' in maniera simmetrica''.
Sul terreno c’è tensione: per la prima volta ufficialmente, ieri sera, Leonid Slutsky,
presidente della commissione della Duma per la Comunità degli Stati Indipendenti ha
ammesso che la Russia ha inviato sue truppe in Crimea in caso di attacco armato da
parte delle forze ucraine durante il referendum di domenica sull'annessione della
penisola alla Federazione russa. I soldati russi agiranno solo in caso di attacchi
armati da parte di "banditi - ha detto - che arrivassero in Crimea da Kiev per spargere
sangue". "In ogni caso - ha sottolineato - non ci sarà una guerra". Mosca ha anche
lanciato manovre militari in quattro regioni vicino alla frontiera con l'Ucraina.
Dall’altra parte, il Parlamento ucraino ha approvato oggi l'istituzione di una Guardia
nazionale che potrà contare sino a 60 mila uomini, mentre in Crimea il presidente
del parlamento locale, Vladimir Konstantinov, in un'intervista all'agenzia Ria
Novosti ha detto che la Russia e Gazprom devono occuparsi dell'estrazione di petrolio
e gas nella regione.
Sulle reazioni occidentali a quanto sta accadendo in Ucraina,
Debora Donnini ha sentito Marco Di Liddo, analista del Centro Studi
Internazionali, esperto dell’area ex-sovietica e Balcani:
R. – La reazione
occidentale, com’è stata annunciata sin dall’inizio della crisi ucraina, è una reazione
che si basa sulla combinazione di condanne formali e, molto probabilmente, di sanzioni
economiche. Il rischio è che anche la Russia possa rispondere a queste sanzioni con
altre sanzioni, innescando un meccanismo a domino, che potrebbe avere effetti deleteri
sia sull’economia russa sia sull’economia occidentale. Il lato positivo è senz’altro
l’esclusione di qualsiasi escalation militare, che permetta quindi, almeno dal punto
di vista delle vite umane e della tutela della pace in Europa, di smorzare un po'
i toni.
D. – Per la prima volta, a livello ufficiale russo, è stato ammesso
che Mosca ha inviato le sue truppe in Crimea, in caso di attacco armato da parte delle
forze ucraine durante il referendum di domenica e, dall’altra parte, il Parlamento
ucraino ha approvato all’unanimità la proposta di creazione di una Guardia nazionale,
composta da 60 mila volontari. Lei quali scenari vede profilarsi domenica?
R.
– Innanzitutto, il governo ucraino ha dichiarato che non eserciterà alcuna opzione
militare contro la Crimea. Naturalmente la formazione di una Guardia nazionale è stata
concepita come forma di difesa contro un’ipotetica azione militare russa più estesa
e più profonda, non solo in Crimea, ma nel resto del territorio ucraino e, soprattutto,
è stata concepita sull’onda anche emotiva degli ultimi eventi in Crimea. Il referendum
che si terrà in Crimea, che solleva preoccupanti questioni sulla sua legalità sia
interna che internazionale, sicuramente darà vita a molte polemiche, perché si tratta
di un’azione unilaterale, sostenuta da un Paese esterno come la Russia e che assolutamente
divide sia il fronte ucraino sia quello internazionale.
D. – Il presidente
del parlamento locale della Crimea, Konstantinov, ha detto che i giacimenti del Mar
Nero e del Mar d’Azov di proprietà di Kiev entreranno in possesso della Repubblica
di Crimea e se ne occuperà la Russia e Gazprom. Quanto pesa la questione del gas in
quello che sta succedendo, secondo lei?
D. – Le dinamiche economiche ed energetiche
sono assolutamente primarie per quanto riguarda lo scenario della Crimea. La Crimea
è importante per la Russia dal punto di vista economico e dal punto di vista strategico
militare. Questa dichiarazione da parte delle autorità della Crimea è assolutamente
coerente rispetto alla loro volontà secessionista ed indipendentista, perché nel caso
in cui intendano costituirsi come Stato indipendente o come nuovo soggetto all’interno
della Federazione Russa, automaticamente avranno delle rivendicazioni sulle risorse
energetiche. L’impatto sull’economia ucraina potrebbe essere considerevole, anche
perché l’Ucraina non è un Paese che ha ingenti risorse energetiche convenzionali.