2014-03-13 14:46:38

In libreria un volume con testi inediti del card. Bergoglio: educare, atto di speranza


Educare è un atto di speranza: significa essere in cammino, educatori e giovani, verso il bello, il buono e il vero. E’ questo il filo logico che lega vari discorsi inediti, pronunciati tra il 2008 e il 2011, dall’allora cardinale arcivescovo di Buenos Aires Jorge Mario Bergoglio in diverse occasioni, tra cui l’inaugurazione dell’anno scolastico. Gli interventi sono stati raccolti in un libro intitolato “La bellezza educherà il mondo”, edito da Emi. Il servizio di Amedeo Lomonaco:RealAudioMP3

L’educazione è una delle “arti più appassionanti dell’esistenza”. “Bisogna superare i malumori, misurare le forze di fronte alle fatiche del lavoro”. “Abbiamo bisogno – sottolineava l’allora cardinale Beroglio - del balsamo della speranza per andare avanti”. Camminare e sperare – afferma - possono in realtà diventare sinonimi. Mettersi in cammino significa infatti “entrare in una “speranza viva”, che ci spinge ad andare avanti. Bisogna inoltre saper leggere “il linguaggio dell’inquietudine”. “I sistemi mondani cercano di acquietare l’uomo, di anestetizzarne il desiderio di mettersi in cammino”. Ma in questo modo l’uomo non può “ascoltare il più profondo desiderio del suo cuore”.

Le certezze assolute – aggiunge l’allora arcivescovo di Buenos Aires - sono il rifugio di chi ha paura, e “chi si rifugia nel fondamentalismo è una persona che ha paura di mettersi in cammino per cercare la verità”. E spiega che il cammino, per portare frutti, deve essere orientato dalla “ricerca della verità”. Una ricerca che non placa la sete che suscita”. La verità – aggiunge - non si possiede, ma si incontra. E’ sempre accompagnata dalla bontà e dalla bellezza e non va confusa “con lo sforzo di sapere le cose”. Educare alla ricerca della verità esige dunque “uno sforzo di armonizzazione tra contenuti, abitudini e valutazioni”. E’ necessaria la testimonianza in modo che l’educatore diventi “un’icona vivente della verità che insegna” e cammini insieme all’allievo.

Educare è di per sé un atto di speranza, non solo perché si educa per costruire un futuro, ma soprattutto “perché l’atto stesso di educare è intriso di speranza”. Con la speranza, tutti i giorni i maestri “distribuiscono il pane della verità”. La nostra scelta – sottolinea - è “condurre i ragazzi e le ragazze sul cammino della luce” in un mondo dove i mercanti di tenebre propongono “una felicità a basso costo”. Bisogna “uscire dal recinto” e proclamare il modo di vivere in cui vince la luce. Educare alla speranza è fare in modo che un giovane “abbia degli orizzonti”. La memoria del passato, il discernimento del presente e la gestione dei sogni sono i pilastri per educare alla speranza. Ai giovani bisogna mostrare grandi orizzonti. Si deve educare – concludeva l’allora cardinale Bergoglio - “per vivere e per convivere”, insegnando che la mansuetudine è meglio dell’aggressione, che ascoltarsi reciprocamente è meglio dell’insulto. “Allora semineremo la vita nei cuori dei giovani”.







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