2014-03-13 14:29:28

Il presidente del Senato, Pietro Grasso: Papa Francesco ci sta dando lezioni importanti


Il presidente del Senato, Pietro Grasso, è stato ospite della Radio Vaticana per commentare il primo anno di Pontificato di Papa Francesco. Ascoltiamo le sue riflessioni al microfono di Luca Collodi:RealAudioMP3

R. – Devo dire che la velocità impressa da Papa Francesco al cambiamento nella Chiesa è assolutamente ineguagliabile: in pochi mesi ha rotto le tradizioni, ha infranto la barriera simbolica che divide la più alta incarnazione della religione cristiana dai fedeli, ha innovato il linguaggio e soprattutto ha rimesso al centro del discorso l’uomo, con le sue debolezze, i suoi punti di forza, proprio nel rapporto con Dio. Il messaggio è: non lasciamo che i principi e i valori religiosi restino solo nella preghiera, nella contemplazione ma diventino uno stile di vita quotidiano, basato sull’apertura, sulla fiducia, sulla solidarietà, sulla speranza. In questo, le istituzioni politiche, invece, sono rimaste al palo, sono più lente, con una macchina complessa, lenta che lavora, sì, ma i cui effetti non ridondano immediatamente nei confronti dei cittadini.

D. – Con il Pontificato di Papa Francesco, come sta cambiando il rapporto tra Stato e Chiesa?

R. – Bè, è una Chiesa aperta, accogliente, pronta a mettere in discussione anche regole e divieti ma tenendo ferma la barra sui valori fondanti, sui valori della Chiesa, della religione: anche su questo, Papa Francesco ci sta dando lezioni importanti. E ci sta lasciando indietro … Bisogna pensare che è l’istituzione più antica di tutte, con duemila anni di Storia alle spalle: ora è diventata la più moderna. E quindi io penso che dobbiamo avere anche noi questo coraggio, cioè aprirci anche nel rapporto con la Chiesa. Aprirci significa esporsi, fare scelte coraggiose, esporti anche alle critiche e alle contestazioni. Noi dobbiamo avere il coraggio e metterci in gioco e trasmettere fiducia e speranza, e costruire insieme quel mondo di valori che, secondo me, è il futuro del nostro Paese, guardando – almeno da parte della politica – alle prossime generazioni piuttosto che alle future elezioni.

D. – Valori laici e valori cattolici possono incontrarsi...

R. – Senza dubbio. Io ne sono fermamente convinto. Spesso coincidono e dobbiamo farli lavorare insieme, e questo credo che sia anche lo spirito dell’innovazione della Chiesa: tenere conto non solo della religione cattolica, ma anche delle altre religioni e anche della parte laica della religiosità.

D. – Il Papa indica nella corruzione uno dei peccati più gravi, anche riguardo alla gestione del bene comune dei più deboli. Da anni, la corruzione in politica e in finanza è diventata una sorta di “valore della vita sociale”. Perché, questo?

R. – Su questo tema ho avuto l’onore di essere chiamato a scrivere una post-fazione in un testo di Papa Bergoglio, che era proprio un’analisi accurata e spietata del fenomeno della corruzione. Addirittura, il Papa in quel testo che era stato scritto prima che diventasse Papa e che risale al 2005, aveva scritto: “Il peccato si perdona, la corruzione non può essere perdonata”, e la descrive come una somma di mali che minaccia le fondamenta su cui sono costruiti gli Stati democratici e la stessa Chiesa. Sono questi reati che inquinano l’economia, mettono un freno enorme allo sviluppo, soprattutto in un momento di crisi come quello che stiamo affrontando.

D. – Il Papa non ha mancato di criticare anche l’attuale sistema economico, in particolare la globalizzazione selvaggia, brucia-lavoro, a vantaggio della finanza. Anche qui, la classe politica si è dimostrata un po’ incapace di agire ...

R. – Penso che Papa Francesco abbia perfettamente ragione, perché la globalizzazione dell’economia e della finanza negli ultimi decenni non ha fatto che aumentare le diseguaglianze, ha accresciuto la povertà, ha messo più della metà del nostro mondo a servizio della parte più ricca, e quindi anche la criminalità si è approfittata di questi cambiamenti per accrescere l’influenza sull’economia, sulla politica … Noi dobbiamo riappropriarci del concetto di globalizzazione, e trasformare la globalizzazione in globalizzazione dei diritti, dell’accesso, della solidarietà, dell’accoglienza … insomma, della legalità: rendere più diritti ai cittadini, pensare più ai bisogni che sono diventati – appunto – globali … Questo governo sta cercando di accelerare questo processo, e naturalmente in una situazione economica non brillante bisogna avere delle priorità. La scelta delle priorità è la vera scommessa.







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