Il presidente del Senato, Pietro Grasso: Papa Francesco ci sta dando lezioni importanti
Il presidente del Senato, Pietro Grasso, è stato ospite della Radio Vaticana
per commentare il primo anno di Pontificato di Papa Francesco. Ascoltiamo le sue riflessioni
al microfono di Luca Collodi:
R. – Devo dire
che la velocità impressa da Papa Francesco al cambiamento nella Chiesa è assolutamente
ineguagliabile: in pochi mesi ha rotto le tradizioni, ha infranto la barriera simbolica
che divide la più alta incarnazione della religione cristiana dai fedeli, ha innovato
il linguaggio e soprattutto ha rimesso al centro del discorso l’uomo, con le sue debolezze,
i suoi punti di forza, proprio nel rapporto con Dio. Il messaggio è: non lasciamo
che i principi e i valori religiosi restino solo nella preghiera, nella contemplazione
ma diventino uno stile di vita quotidiano, basato sull’apertura, sulla fiducia, sulla
solidarietà, sulla speranza. In questo, le istituzioni politiche, invece, sono rimaste
al palo, sono più lente, con una macchina complessa, lenta che lavora, sì, ma i cui
effetti non ridondano immediatamente nei confronti dei cittadini.
D. – Con
il Pontificato di Papa Francesco, come sta cambiando il rapporto tra Stato e Chiesa?
R.
– Bè, è una Chiesa aperta, accogliente, pronta a mettere in discussione anche regole
e divieti ma tenendo ferma la barra sui valori fondanti, sui valori della Chiesa,
della religione: anche su questo, Papa Francesco ci sta dando lezioni importanti.
E ci sta lasciando indietro … Bisogna pensare che è l’istituzione più antica di tutte,
con duemila anni di Storia alle spalle: ora è diventata la più moderna. E quindi io
penso che dobbiamo avere anche noi questo coraggio, cioè aprirci anche nel rapporto
con la Chiesa. Aprirci significa esporsi, fare scelte coraggiose, esporti anche alle
critiche e alle contestazioni. Noi dobbiamo avere il coraggio e metterci in gioco
e trasmettere fiducia e speranza, e costruire insieme quel mondo di valori che, secondo
me, è il futuro del nostro Paese, guardando – almeno da parte della politica – alle
prossime generazioni piuttosto che alle future elezioni.
D. – Valori laici
e valori cattolici possono incontrarsi...
R. – Senza dubbio. Io ne sono fermamente
convinto. Spesso coincidono e dobbiamo farli lavorare insieme, e questo credo che
sia anche lo spirito dell’innovazione della Chiesa: tenere conto non solo della religione
cattolica, ma anche delle altre religioni e anche della parte laica della religiosità.
D.
– Il Papa indica nella corruzione uno dei peccati più gravi, anche riguardo alla gestione
del bene comune dei più deboli. Da anni, la corruzione in politica e in finanza è
diventata una sorta di “valore della vita sociale”. Perché, questo?
R. – Su
questo tema ho avuto l’onore di essere chiamato a scrivere una post-fazione in un
testo di Papa Bergoglio, che era proprio un’analisi accurata e spietata del fenomeno
della corruzione. Addirittura, il Papa in quel testo che era stato scritto prima che
diventasse Papa e che risale al 2005, aveva scritto: “Il peccato si perdona, la corruzione
non può essere perdonata”, e la descrive come una somma di mali che minaccia le fondamenta
su cui sono costruiti gli Stati democratici e la stessa Chiesa. Sono questi reati
che inquinano l’economia, mettono un freno enorme allo sviluppo, soprattutto in un
momento di crisi come quello che stiamo affrontando.
D. – Il Papa non ha mancato
di criticare anche l’attuale sistema economico, in particolare la globalizzazione
selvaggia, brucia-lavoro, a vantaggio della finanza. Anche qui, la classe politica
si è dimostrata un po’ incapace di agire ...
R. – Penso che Papa Francesco
abbia perfettamente ragione, perché la globalizzazione dell’economia e della finanza
negli ultimi decenni non ha fatto che aumentare le diseguaglianze, ha accresciuto
la povertà, ha messo più della metà del nostro mondo a servizio della parte più ricca,
e quindi anche la criminalità si è approfittata di questi cambiamenti per accrescere
l’influenza sull’economia, sulla politica … Noi dobbiamo riappropriarci del concetto
di globalizzazione, e trasformare la globalizzazione in globalizzazione dei diritti,
dell’accesso, della solidarietà, dell’accoglienza … insomma, della legalità: rendere
più diritti ai cittadini, pensare più ai bisogni che sono diventati – appunto – globali
… Questo governo sta cercando di accelerare questo processo, e naturalmente in una
situazione economica non brillante bisogna avere delle priorità. La scelta delle priorità
è la vera scommessa.