Esercizi spirituali: abbandonare ogni logica umana, per accogliere Dio e aprirsi all’eternità
La capacità di uscire da noi stessi per accogliere Dio che ci apre il suo oggi eterno
e ci rende capaci di vivere quello che è umanamente impossibile: è il tema sviluppato
da mons. Angelo De Donatis nelle meditazioni tenute mercoledì pomeriggio e giovedì
mattina, al Papa e alla Curia Romana, impegnati da cinque giorni negli Esercizi spirituali
di Quaresima ad Ariccia. Il servizio di Roberta Gisotti:
Due figure
femminili tratte dal Vangelo hanno ispirato il predicatore: Maria, nel brano di Luca
dell’Annunciazione, e la donna sconosciuta, di cui parla Marco, che, raggiunto Gesù
nella casa del lebbroso a Betania, ne cosparge il capo con un olio preziosissimo.
Maria che vede, ascolta accoglie, mette da parte i suoi progetti, rinuncia alla logica
umana, si rende disponibile senza indugio a Dio che le “apre il suo oggi eterno”.
“La verginità di Maria – ha spiegato mons. De Donatis - non è per sottovalutare la
sessualità ma per evidenziare che quel Bambino deve nascere come dono di grazia di
Dio non come prodotto della capacità del mondo”. Verginità di Maria che "ha a che
fare con la grazia di Dio, non con la bontà etica del comportamento” e “consiste nel
non porre la propria fiducia nei mezzi mondani, ma nel lasciare operare lo Spirito
di Dio nella propria vita”.
Così anche il celibato dei sacerdoti non può essere
spiegato nei termini del 'sarò più libero, efficace, adeguato' ma con l’essere padre
attraverso l’opera dello Spirito Santo, cioè la fede. “Il mondo aspetta padri e madri
che possano generare per Dio”. Da qui l’invito ad “una pastorale fatta con verginità
e maternità, con celibato e paternità”, secondo l’opera di Dio. Anche a noi come a
Maria – ha ricordato mons. De Donatis - è chiesto prima di tutto di credere e di fidarci
del Signore, credendo più a Lui che ai nostri dubbi e alle paure che il nemico fa
sorgere dentro di noi” per ostacolare la nostra sequela a Dio.
Ma Gesù si
rende presente se è amato anche dove c’è il male, così come nella casa del lebbroso
a Betania. Qui il gesto d’amore gratuito della donna, forse una prostituta, fa capire
che Gesù è capace di recuperare tutto e trasformarlo in bene. La donna, grazie a Gesù,
muore a se stessa, ai suoi desideri ed egoismi. E vivere la Chiesa – ha concluso mons.
De Donatis - è proprio questo morire a se stessi per resuscitare come uomini della
comunione. E più gli uomini si avvicinano a Dio, più lui si avvicina agli uomini e
più gli uomini si avvicinano tra loro e si crea cosi quella comunione che va oltre
la morte e passa all’eternità.