Sudan: chiesta l'apertura di un corridoio umanitario nel Darfur
Il governo deve permettere una ripresa dell’assistenza umanitaria in Darfur, in una
zona dove in poche giorni scontri armati hanno costretto circa 40.000 persone a lasciare
le loro case: a chiederlo è l’Esercito di liberazione del Sudan guidato da Minni Minnawi,
uno dei gruppi ribelli della regione occidentale del Paese.
Un portavoce, Trayo
Ahmed Ali, ha sottolineato che le pressioni della “comunità internazionale” possono
essere decisive perché Khartoum permetta il ritorno di agenzie umanitarie espulse
dall’area nel 2009. Scontri tra ribelli e milizie filo-governative - riferisce l'agenzia
Misna - si sono verificati dalla fine di febbraio nel Darfur meridionale, a sud del
capoluogo Nyala. Migliaia di abitanti di villaggi dati alle fiamme hanno cercato rifugio
in campi profughi già sovraffollati.
Violenze, del resto, sono state segnalate
anche nel settore settentrionale del Darfur. Secondo i responsabili della missione
congiunta dell’Onu e dell’Unione Africana nella regione, Unamid, migliaia di civili
hanno cercato protezione presso una base dei peacekeeper nella cittadina di Saraf
Umra. Le violenze sarebbero legate a tensioni tra le comunità Abbala e Beni Hussein.
In lotta fra loro, riferisce il quotidiano Sudan Tribune, per il controllo di alcune
miniere d’oro della zona. (R.P.)