2014-03-11 15:45:02

Crimea: parlamento vota l'indipendenza. Yanukovich: "Sono l'unico presidente legittimo"


“Sono l'unico presidente legittimo dell'Ucraina e tornerò a Kiev appena possibile”. Dall’est della Russia, parla il deposto presidente, Viktor Iakunovich, che la settimana scorsa era stato dato in fin di vita da alcune fonti di stampa. Nessun passo indietro dunque nelle stesse ore in cui il parlamento della Crimea vota per l’indipendenza dall’Ucraina e l’Unione Europea annuncia la presentazione di misure commerciali a sostegno dell'Ucraina. Il servizio di Gabriella Ceraso:RealAudioMP3

Con 78 voti a favore su 81, il parlamento della Crimea ha dichiarato la penisola indipendente dall’Ucraina, un passo obbligato ma ufficiale prima del referendum che domenica prossima sancirà il passaggio della regione sotto l'egida della Federazione russa. Una vera dichiarazione di indipendenza in virtù di quanto accaduto in Kosovo nel 2010, si legge nel comunicato dell’Assemblea nazionale – considerata però illegittima, come il referendum stesso, dalle autorità di Kiev e dall'Unione Europea. Un clima generale di violazione del diritto internazionale, spiega Aldo Ferrari, dell’Istituto di studi di politica internazionale, in cui si inseriscono stamane anche le parole dell’ex presidente ucraino, il deposto Yanukovic, che dalla Russia rivendica il ruolo di leader anche militare e accusa Kiev di volere la guerra civile per mano di ultranazionalisti e neofascisti. Aldo Ferrari:

“Credo che politicamente Yanukovich sia finito, ma può essere strumentalmente utile alla Russia, in un momento in cui si deve trattare. Quindi, ognuno utilizza gli strumenti di cui dispone per mettere in difficoltà la controparte. Yanukovich rientra in questo gioco di scacchi sostanzialmente”.

Intanto, è stallo diplomatico senza un’intesa tra Russia e Stati Uniti, mentre sul fronte europeo, all’Ucraina che chiede protezione risponde la Commissione Ue che presenta oggi misure di aiuto commerciale concreto. Ancora Aldo Ferrari:

“In questo caso, l’Unione Europea ha gravissime responsabilità nell’aggravamento della situazione in Ucraina e, comunque, l’Ucraina è un Paese che adesso, almeno con il governo attuale, desidera ardentemente avvicinarsi all’Europa. L’Europa non può delegare ai soli Stati Uniti e alla Russia un problema che è principalmente suo. Deve intervenire. E’ chiaro che il peso degli Stati Uniti va tenuto presente. Ma, più volte, gli Stati Uniti hanno dimostrato, almeno con questa presidenza, di non avere una politica estera energica, in grado realmente di contrastare la Russia laddove questa si dispiega a pieno”.

In tutto questo, la Crimea è sempre più isolata e assediata da miliziani filorussi e va inesorabilmente verso la secessione prevista per domenica:

R. - A questo punto, essendo andati così tanto avanti in tutte le direzioni – e mi permetto di dire che gli errori sono stati gravissimi da parte di quasi tutti attori, da Yanukovich all’Unione Europea alla Russia – direi che se si vuole evitare lo scenario peggiore, che è quello della secessione della Crimea e potenzialmente anche di altre regioni russofone dell’Ucraina orientale, con devastanti conseguenze in Europa e nelle relazioni internazionali, la cosa migliore, per quanto non semplice da realizzare, sarebbe una grande conferenza internazionale nella quale ridiscutere in sostanza il posizionamento e la struttura stessa dell’Ucraina, cioè ritornare indietro e vedere esattamente di risolvere questa instabilità, che ormai da 20 anni caratterizza l’Ucraina indipendente, che evidentemente così com’è strutturata non riesce ad essere stabile. Ora, infatti, prevalgono i filorussi, ora prevalgono i filooccidentali: chi viene sconfitto si sente emarginato e ricorre ad appoggi esterni. Questa è una situazione che non può più proseguire in Ucraina, per il bene dell’Ucraina stessa, ma anche dei Paesi vicini.

D. – I tatari di Crimea avvertono del rischio di rappresaglie, da parte dei jihadisti, nel caso di un'annessione della penisola alla Russia: che ne pensa?

R. - Il problema dei tatari di Crimea è molto complesso. Probabilmente, sono più del 12%, perché molti sono penetrati illegalmente e non sono registrati. Credo che dicendo 15% ci si avvicini di più alla realtà. E’ un problema reale. Sono musulmani, peraltro molto laici, chiaramente preoccupati dal possibile inserimento nella Federazione Russa e chiaramente preferirebbero restare in un’Ucraina meno pressante e meno forte. La minaccia jihadista può essere agitata in senso strumentale, ma attualmente tra i tatari di Crimea non c’è nessuna tendenza in questo senso. Chiaramente, può essere strumentalizzata da parte loro, richiamando a combattere sul territorio dei miliziani esterni, come già avvenuto in molte altre parti del mondo. Per il momento, però, una minaccia di questo tipo mi pare puramente verbale.

D. - E la questione invece delle sanzioni paventata dall’Unione Europea a più voci ha senso?

R. – Hanno un senso limitato. Le sanzioni non hanno mai indotto nessuno Stato a mutare decisioni prese con forza. Però, la Russia al tempo stesso non può prescindere dall’inserimento nella comunità economica internazionale. Noi abbiamo bisogno del gas e del petrolio russo, ma la Russia ha bisogno di venderlo: è suo interesse assoluto che la crisi venga limitata e superata nel più breve tempo possibile. La Russia sta rischiando molto economicamente e politicamente e Putin sta rischiando in prima persona.







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