Entro il 2016 “Stop ai bambini soldato”: è questa l’iniziativa presentata a New York
da Unicef, Onu e ong partner. La comunità internazionale raddoppierà il proprio impegno
per accompagnare gli Stati che ancora prevedono il reclutamento e l’impiego di bambini
nelle forze armate affinché si attuino misure di prevenzione del fenomeno. Veronica
Giacometti ha intervistato Giacomo Guerrera, presidente di Unicef Italia:
R. – Questi
bambini vengono coinvolti drammaticamente nelle guerre anche e soprattutto contro
voglia, con violenza. Quindi vanno tutelati perché in occasione di questo loro coinvolgimento
sono esposti a rischi e a violenze di ogni tipo, destinati a svolgere mansioni anche
come “schiavi sessuali”, per intenderci. Noi siamo impegnati da parecchi anni a livello
mondiale per l’eliminazione di questo dramma. Tali bambini vengono catapultati in
un conflitto e spinti, a volte anche costretti, ad uccidere, in tutti i modi. A volte
vengono pure drogati. Il recupero di questi bambini per noi è fondamentale perché,
se vogliamo sostenere la Convenzione sui diritti dell’infanzia, questa vergogna a
livello mondiale deve cessare.
D. – Qual è concretamente l’aiuto della comunità
internazionale? Quali sono le attività e i progetti previsti?
R. - Le iniziative
concrete che noi abbiamo in animo di realizzare e che rientrano proprio nel protocollo
che abbiamo sottoscritto, riguardano essenzialmente un recupero dei giovani da un
punto di vista psicologico, quindi un aiuto a questi ragazzi per cercare di reinserirli.
Lo facciamo essenzialmente attraverso la scuola, perché questi sono ragazzi che hanno
abbandonato gli studi. Ma noi vogliamo anche spingerci oltre, cercando di proiettare
la scuola verso un’occupazione futura o un’attività lavorativa. Ma non soltanto questo.
Pensiamo anche di aiutare lo stesso Paese, lo stesso governo, perché crei strutture
permanenti per quanto riguarda i giovani. Questi interventi poi si traducono anche
in opportunità economiche per questi ragazzi, per poter riprendere la loro attività.
D.
– Quante sono le probabilità reali che entro il 2016 non esistano più i bambini soldato?
R.
– Prefissarsi un traguardo vuol dire mettere in gioco la propria attività e quindi
il proprio impegno per cercare di raggiungerlo. Ci sono buone probabilità, non possiamo
dire di no. Quando fissiamo degli obiettivi lo facciamo con attenzione.Ci
sono possibilità, poi qui si tratta di condividere una scelta che, dopo tutto, non
è che in questo momento agevoli tanto i Paesi che praticano questa azione nei confronti
dei bambini, dei giovani, dei ragazze e delle ragazze. Noi siamo molto fiduciosi per
il raggiungimento entro il 2016.