Ucraina: osservatori Osce ancora respinti a frontiera Crimea
Ucraina in primo piano. Sono stati nuovamente respinti gli osservatori internazionali
dell'Osce, che da due giorni tentano di entrare nella parte settentrionale della Crimea
per verificare la situazione. Alla periferia di Sinferopoli, intanto, una colonna
motorizzata russa, formata da una cinquantina di camion pesanti carichi di soldati,
è entrata in una base militare locale. Il servizio di Giada Aquilino:
Ancora un tentativo
andato a vuoto. Gli osservatori inviati dall’Osce sono stati bloccati per la terza
volta consecutiva: a un check-point di frontiera, controllato da milizie filo-russe,
sono stati sparati in aria tre colpi di avvertimento. In settimana, il medesimo convoglio
militare era stato bloccato sempre a Armyansk. Il governo di Kiev ha insistito sull'importanza
della presenza di osservatori internazionali in Crimea, dove il 16 marzo è previsto
un referendum per l'annessione a Mosca. Sul piano diplomatico, mentre il vice ministro
degli Esteri russo, Grigori Karassin, incontrava l'ambasciatore ucraino al Cremlino,
Volodimir Elcenko, Mosca ha evocato la possibilità di sospendere le ispezioni al proprio
arsenale strategico, compresi i missili nucleari, in risposta a Usa e Nato che hanno
annunciato una "revisione" dei rapporti con Mosca in merito alla crisi ucraina. Le
ispezioni sono previste dal trattato Start e dal Documento di Vienna siglato dai Paesi
Osce. Mosca ha chiesto inoltre un'inchiesta internazionale sull'uccisione di decine
di persone da parte di cecchini durante gli scontri di fine febbraio a Kiev, tra polizia
e insorti.
Sulla complessa attuale situazione politica, Amedeo Lomonaco
ha raccolto il commento di Massimiliano Di Pasquale, giornalista esperto di
Ucraina e membro dell’Associazione Italiana di Studi Ucrainistici:
R. – Finora,
Mosca non ha voluto affatto il dialogo, violando anche tutta una serie di accordi
anche internazionali, tra cui quello che era stato firmato il 5 dicembre del 1994
a Budapest in base al quale l’Ucraina – all’epoca – cedeva il suo arsenale nucleare
in cambio della garanzia della tutela dei suoi confini, da parte di Gran Bretagna,
Stati Uniti e della stessa Russia. Quindi, l’annessione di fatto della Crimea è in
violazione a qualsiasi principio di diritto internazionale. L’idea di voler proclamare
un referendum per la secessione dell’Ucraina e per l’annessione alla Federazione russa,
senza aver consultato in alcun modo il governo legittimo di Kiev, è in violazione
a qualsiasi norma di diritto internazionale.
D. – A complicare il dialogo c’è
il fatto che, secondo Mosca, il governo di Kiev dipende da nazionalisti radicali che
hanno preso il potere con un attacco armato …
R. – Quelli che hanno preso il
potere non sono illegittimi e non sono fascisti. Ma è un governo ad interim che è
stato votato dalla Rada, il Parlamento ucraino. E se questo radicalismo fosse così
spinto, non si spiega perché la comunità ebraica di Kiev appoggi Maidan.
D.
– Per risolvere il braccio di ferro politico ed evitare anche il rischio di una guerra,
quali ruoli possono avere Stati Uniti ed Unione Europea?
R. – Per evitare la
guerra occorre veramente un ruolo diplomatico molto forte da parte degli Stati Uniti,
perché c’è un’Europa silente che probabilmente per paura di ritorsioni legati al gas
ha avuto un ruolo veramente debole …
E la crisi tra Mosca e Kiev ha avuto
ieri forti ricadute alla cerimonia d’apertura delle Paralimpiadi invernali di Sochi,
sul Mar Nero. L’evento, alla presenza del presidente russo Putin, è stato boicottato
praticamente da tutti i leader mondiali. Sentiamo Giuseppe D’Amato:
“Spero che le
paralimpiadi possano almeno un po’ smorzare le passioni intorno alla questione ucraina”.
Il presidente russo ha incontrato le squadre ed anche quella ucraina, che ha deciso
di partecipare ai Giochi. “Noi restiamo qui – ha detto il capo delegazione, dopo l’incontro
con il leader del Cremlino, – affinché la nostra gente si ricordi dell’Ucraina, un
Paese sovrano che ha inviato a Sochi una sua squadra. Prego che i paralimpici partecipino
alla pace in Europa, nel mondo ed in Ucraina”. Se “qualcosa di irreparabile” avverrà
durante i Giochi la squadra, ha già annunciato, tornerà subito indietro a Kiev con
tutti i suoi 31 componenti. Nelle poche parole in pubblico il presidente Putin ha
sottolineato che è “importante che gli sportivi possano concentrarsi sulle gare” e
non su altro. Per la crisi in Ucraina gran parte dei Paesi occidentali non ha inviato
proprie rappresentanze ufficiali alla cerimonia di inaugurazione.