Ucraina: la Crimea convoca il referendum per entrare in Russia. Al via le Paralimpiadi
di Sochi
Si acuisce la tensione tra la Russia e la comunità internazionale sulla Crimea. Quest’ultima
ha convocato un referendum, in programma il 16 marzo, per passare sotto l’egida di
Mosca. Intanto oggi si aprono le Paralimpiadi a Sochi, tra il boicottaggio generale
della cerimonia come conseguenza delle tensioni con Kiev, propria la delegazione ucraina
invece sarà presente. Il servizio di Benedetta Capelli:
Sono almeno
30mila i soldati russi presenti in Crimea. A riferirlo una televisione ucraina in
una giornata densa di avvenimenti. Intanto è giallo sulle condizioni di salute dell’ex
Presidente Yanukovic, sarebbe ricoverato in gravi condizioni in una clinica di Mosca
a causa di un infarto. A preoccupare la comunità internazionale è invece il referendum
convocato dalla Crimea il prossimo 16 marzo per entrare in Russia, una scelta che
da Mosca definiscono “storica”. “Sarà rispettato qualsiasi esito delle urne”: aggiungono
ma tanti Paesi definiscono la consultazione “incostituzionale”. Una vicenda che è
stata toccata anche da Putin e Obama ieri al telefono. Gli Stati Uniti hanno rilanciato
la necessità di un’azione diplomatica incisiva mentre la Russia ha ribadito che non
si mettono in crisi le relazioni tra i due Paesi per “problemi internazionali isolati”.
Intanto Mosca respinge anche la minaccia di sanzioni progressive da parte dell’Unione
Europea e afferma che quanto sta accadendo in Crimea ha “una genesi interna”. Nel
giorno dell’apertura delle Paralimpiadi di Sochi, giungono molte defezioni alla cerimonia
di stasera alla quale sarà presente il Presidente russo Putin. Non ci saranno le delegazione
di Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Norvegia e Finlandia, solo gli atleti sfileranno
in pista. Presente a sorpresa una rappresentanza ucraina che però ha minacciato di
lasciare i Giochi se la situazione dovesse precipitare.
Sulla vicenda ucraina
ed in particolare su quanto le condizioni di salute di Yanukovic potrebbero cambiare
l’atteggiamento della Russia. Benedetta Capelli ha raccolto il commento di
Fulvio Scaglione, vice-direttore di Famiglia Cristiana, esperto dell’area:
R. – Io credo
che Yanukovich sia una figura ormai fuori dai giochi: lo si è visto anche dall’accoglienza
che ha avuto nelle prime ore del suo “esilio” in Russia: è stato ignorato, non è mai
comparso affianco ai leader russi. Ovviamente, speriamo che si rimetta ma politicamente
è già scomparso.
D. – Per quanto riguarda il referendum convocato dalla Crimea
il prossimo 16 marzo: molti Paesi dell’occidente definiscono questa consultazione
incostituzionale. Dall’altro lato, invece, c’è Mosca che dice: “Noi accetteremo qualsiasi
risultato”. Un Paese ha il diritto di indire un referendum sulla propria autonomia?
R.
– E’ una vecchissima questione: è la classica questione del doppio standard con cui
si giudicano fenomeno analoghi. Qualcuno dovrebbe spiegare qual è la sostanziale differenza
che c’è – per esempio – tra il caso del Kosovo e il caso della Crimea, perché alcuni
hanno diritto all’autodeterminazione e altri no… Vorrei dire che non si può fare dell’autodeterminazione
dei popoli un totem assoluto. Insomma, questa cosa dell’autodeterminazione dei popoli
viene usata e tirata un po’ di qua e un po’ di là secondo la convenienza politica
del momento. Dirimere questa questione è impossibile, e infatti nessuno ci riesce,
neanche le grandi istituzioni internazionali. Non è che dal punto di vista istituzionale
– strettamente istituzionale – sia molto più legittimo destituire con disordini di
piazza un governo comunque legittimamente eletto …
D. – La Russia ha ribadito
agli Stati Uniti che quanto accade in Crimea ha una genesi interna e che non pesa
sulle relazioni diplomatiche tra Washington e Mosca. Questa posizione di Mosca è una
reazione alle ingerenze di alcuni Paesi nella vicenda della Crimea?
R. – Questa
questione è come quella dell’autodeterminazione dei popoli: vista da destra e vista
da sinistra. E’ chiaro che la Crimea è una questione interna, ma è altrettanto chiaro
che è una questione interna su cui ci sono state pesanti interferenze esterne, come
quelle – appunto – della Russia. La stessa cosa, onestamente, lo si può dire dell’intera
questione ucraina, che è una questione interna, perché il regime di Yanukovich era
ormai diventato insopportabile ai più, su cui si sono esercitate pesanti interferenze
esterne. Voglio dire: nel momento in cui un ex candidato alla Casa Bianca come il
senatore John McCain, senza essere minimamente smentito da Washington, si reca a Kiev
e tiene un comizio contro le autorità locali a favore di un partito di estrema destra
come “Svoboda”, interferisce dall’esterno con una situazione interna. Idem le autorità
europee. Qui, hanno tutti il naso lungo per le bugie, diciamola così …
D. –
Oggi l’apertura delle Paraolimpiadi di Sochi: molte le defezioni. L’Ucraina ha detto
che non boicotterà i giochi. Come leggere questa novità?
R. – Io credo che
in questo momento il governo provvisorio dell’Ucraina sia estremamente attento a non
provocare nessuno: non provocare la Russia, naturalmente, che è – in questo momento
– l’interlocutore più temibile, ma anche non provocare una piazza – quella interna,
ucraina – che, non dimentichiamoci, è la vera fonte di autorevolezza e di autorità
di questo governo provvisorio che, non a caso, ha dovuto passare l’esame della piazza
prima di passare quello del Parlamento. Credo che in questo momento le autorità di
Kiev cerchino di pattinare su questo ghiaccio molto sottile, cercando di arrivare
alla scadenza delle elezioni presidenziali anticipate, fissate per maggio. Credo che
in questo momento sia molto più importante per Kiev riuscire a ottenere dall’Unione
Europea e dagli Stati Uniti quei finanziamenti che sono indispensabili per la sopravvivenza
dello Stato.