Papa Francesco: fedeli laici protagonisti, non contrapporre parrocchie e aggregazioni
ecclesiali
“I fedeli laici, in virtù del Battesimo, sono protagonisti nell'opera di evangelizzazione
e promozione umana”: è quanto afferma Papa Francesco in un Messaggio per il Convegno
dei responsabili delle aggregazioni laicali ecclesiali e di ispirazione cristiana,
promosso dalla Diocesi di Roma sul tema “La missione dei laici cristiani nella città”
presso la Pontificia Università Lateranense. Il servizio di Sergio Centofanti:
Il protagonismo
del laicato - sottolinea il Papa nel suo messaggio - "è un elemento fondamentale che
appartiene agli insegnamenti del Concilio Vaticano II". “Incorporato alla Chiesa,
ogni membro del Popolo di Dio - rileva - è inseparabilmente discepolo e missionario.
Bisogna sempre ripartire da questa radice comune a tutti noi, figli della madre Chiesa
(cfr Evangelii gaudium, 120). Come conseguenza di questa comune appartenenza alla
Chiesa e partecipazione alla sua missione – spiega - è importante non contrapporre
tra loro le parrocchie e le aggregazioni ecclesiali laicali. Queste ultime, nella
loro varietà e dinamicità, sono una risorsa per la Chiesa, con la loro proiezione
nei diversi ambienti e settori della vita sociale; ma è bene – osserva Papa Francesco
- che mantengano un legame vitale con la pastorale organica delle diocesi e delle
parrocchie, per non costruirsi una lettura parziale del Vangelo e non sradicarsi dalla
madre Chiesa (cfr ibid., 29)”.
Il Papa, pensando alla missione dei laici cristiani
nella città “a contatto con le complesse problematiche sociali e politiche”, li invita
a “fare uso abitualmente del Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, uno strumento
completo e prezioso. Con l'aiuto di questa ‘bussola’ – afferma - vi incoraggio a lavorare
per l'inclusione sociale dei poveri, avendo sempre per loro una prioritaria attenzione
religiosa e spirituale (cfr ibid., 200)”.
Sul convegno “La missione dei laici
cristiani nella città”, ascoltiamo il servizio di Marina Tomarro:
I laici hanno
cambiato la mentalità del sentirsi Chiesa. La loro presenza nelle parrocchie come
catechisti, educatori, collaboratori dei sacerdoti è divenuta fondamentale, ma c’è
bisogno di un ulteriore passo in avanti e di un maggiore confronto per operare al
meglio in una società che pone continue sfide, in particolare in una città complessa
come Roma. Questo tra gli obiettivi del convegno “La missione dei laici nella città”.
Il commento del cardinale vicario Agostino Vallini:
“Noi ci rifacciamo
alla dottrina del Concilio, in particolare alla Costituzione “Lumen Gentium”, dove
si dice che il laico è membro del popolo di Dio, a tutti gli effetti. Non è un cristiano
di seconda classe, ed ha come specifico il compito di animare cristianamente l’ordine
temporale, cioè le realtà del mondo. Deve essere lì, nelle realtà del mondo, il fermento,
la presenza, il testimone, il coraggioso evangelizzatore, ma con la vita. Questo convegno
l’abbiamo voluto perché ci pareva necessario che i laici prendessero ancora più coscienza
che hanno una responsabilità. Dove si esplica innanzitutto? Negli ambienti di vita:
e il mondo della cultura, il mondo della finanza, del lavoro, delle comunicazioni,
della scuola … sono gli ambienti di vita, dove i laici vivono. E questo significa
che è lì che loro devono operare con la loro testimonianza di vita, ma anche con il
coraggio della parola e della coerenza”.
E la formazione diventa quindi
di primaria importanza, per tutti gli uomini e le donne di buona volontà, che operano
quotidianamente per la Chiesa. Ascoltiamo il prof. Giuseppe Dalla Torre, rettore
della Libera Università Maria Santissima Assunta:
R. – Ci vuole preparazione,
anche di carattere professionale. Credo che si debba fare una riflessione su questo:
essere sempre capaci, anche dove si fa volontariato, anche dove si dà per solidarietà
in maniera adeguata alle esigenze. E poi, avere una grossa carica di speranza: la
speranza è quella che sembra essersi eclissata nel mondo di oggi, mentre i cristiani
che hanno le certezze possono essere degli operatori di speranza per rianimare, da
questo punto di vista, la nostra società.
D. – I giovani possono essere il
punto di partenza di questa missionarietà nelle città?
R. – Direi di sì, anche
perché hanno entusiasmo e hanno progettualità. Quindi è indubbio che si debba riporre
in loro grandi speranze.
E durante il convegno i partecipanti hanno preso parte
a diversi laboratori tematici per capire meglio come poter essere missionari nella
città. Francesca Giordano, giornalista e coordinatrice del gruppo sulla comunicazione:
“La
prima cosa che è emersa è la possibilità – bellissima – di comunicare tra di noi comunicatori,
quindi di fare rete, di convergere non solo su valori, ma anche su progetti comuni.
La seconda è proprio questo decentrarsi ulteriormente: quindi, uscire non solo dai
nostri particolarismi; uscire proprio fuori, verso il pubblico con un’attenzione particolare
alla comunicazione positiva. Puntare sulla comunicazione di notizie buone, di fatti
positivi, di modelli che siano positivi. E in questo senso si sono già ipotizzati
degli strumenti per arrivare a questo, come un Osservatorio sulla comunicazione positiva,
una Banca delle storie che forse potranno veramente aiutarci in questa direzione”.