Crisi Ucraina. Mosca assalta una base missilistica in Crimea. Minacce anche da Gazprom
Si è concluso con il ritiro delle truppe di Mosca l'attacco ad una base missilistica
dell'aeronautica ucraina, alla periferia della capitale della Crimea. Nessun ferito,
né scontri a fuoco. Intanto il Cremlino ha auspicato che non torni il clima da guerra
fredda, mentre il presidente americano Obama è tornato a chiedere una soluzione diplomatica
che rispetti gli interessi di tutti. Ma la tensione non accenna a calare e nuove manifestazioni
di piazza sono attese oggi. Il servizio di Gabriella Ceraso:
Tutto pronto
a Donetsk bastione russofono dell’est dell’Ucraina e terra d’origine del deposto presidente
Yanukovich, per una grande manifestazione di piazza a favore di Mosca, mentre la tensione
resta altissima in Crimea, sud del Paese, dopo l’assalto di ieri al tramonto delle
forze speciali di Mosca che hanno provato a smantellare il comando tattico delle forze
aeree ucraine in Crimea, senza esito. E’questo il segno tangibile di una spaccatura
profonda che anima la regione. Nessuno ha aperto il fuoco nono ci sono stati feriti
alla base missilistica di Sebastopoli, ma si è temuto il peggio. Eppure la Russia
non demorde anzi allo schieramento di 20mila soldati in Crimea, aggiunge la minaccia
energetica del colosso Gazprom che taglierà, dice, a Kiev, le forniture di gas se
non pagherà il suo debito di 1,8 miliardi. Toni duri anche a livello diplomatico ieri
nel nuovo giro di telefonate tra Washington e Mosca. Entrambi concordano sulla strategia
del dialogo, Mosca spera che ''non torni la guerra fredda'' ma è anche pronta a sfidare
le sanzioni che l’occidente minaccia ancora e deride gli appelli europei.
E
la crisi tra Mosca e Kiev ha avuto ieri forti ricadute alla cerimonia d’apertura delle
Paralimpiadi invernali di Sochi, sul Mar Nero. L’evento, alla presenza del presidente
russo Putin, è stato boicottato praticamente da tutti i leader mondiali. Sentiamo
Giuseppe D’Amato:
“Spero
che le paralimpiadi possano almeno un po’ smorzare le passioni intorno alla questione
ucraina”. Il presidente russo ha incontrato le squadre ed anche quella ucraina, che
ha deciso di partecipare ai Giochi. “Noi restiamo qui – ha detto il capo delegazione,
dopo l’incontro con il leader del Cremlino, – affinché la nostra gente si ricordi
dell’Ucraina, un Paese sovrano che ha inviato a Sochi una sua squadra. Prego che i
paraolimpici partecipino alla pace in Europa, nel mondo ed in Ucraina”. Se “qualcosa
di irreparabile” avverrà durante i Giochi la squadra, ha già annunciato, tornerà subito
indietro a Kiev con tutti i suoi 31 componenti. Nelle poche parole in pubblico il
presidente Putin ha sottolineato che è “importante che gli sportivi possano concentrarsi
sulle gare” e non su altro. Per la crisi in Ucraina gran parte dei Paesi occidentali
non ha inviato proprie rappresentanze ufficiali alla cerimonia di inaugurazione.
Il
16 marzo la Crimea dovrebbe andare alle urne nel referendum per entrare a far parte
della Russia. Un voto considerato illegittimo da molti Paesi occidentali, un passaggio
storico invece per Mosca. In proposito Benedetta Capelli ha raccolto il commento
di Fulvio Scaglione, vice-direttore di Famiglia Cristiana, esperto dell’area:
R. – E’ una
vecchissima questione: è la classica questione del doppio standard con cui si giudicano
fenomeno analoghi. Qualcuno dovrebbe spiegare qual è la sostanziale differenza che
c’è – per esempio – tra il caso del Kosovo e il caso della Crimea, perché alcuni hanno
diritto all’autodeterminazione e altri no… Vorrei dire che non si può fare dell’autodeterminazione
dei popoli un totem assoluto. Insomma, questa cosa dell’autodeterminazione dei popoli
viene usata e tirata un po’ di qua e un po’ di là secondo la convenienza politica
del momento. Dirimere questa questione è impossibile, e infatti nessuno ci riesce,
neanche le grandi istituzioni internazionali. Non è che dal punto di vista istituzionale
– strettamente istituzionale – sia molto più legittimo destituire con disordini di
piazza un governo comunque legittimamente eletto …
D. – La Russia ha ribadito
agli Stati Uniti che quanto accade in Crimea ha una genesi interna e che non pesa
sulle relazioni diplomatiche tra Washington e Mosca. Questa posizione di Mosca è una
reazione alle ingerenze di alcuni Paesi nella vicenda della Crimea?
R. – Questa
questione è come quella dell’autodeterminazione dei popoli: vista da destra e vista
da sinistra. E’ chiaro che la Crimea è una questione interna, ma è altrettanto chiaro
che è una questione interna su cui ci sono state pesanti interferenze esterne, come
quelle – appunto – della Russia. La stessa cosa, onestamente, lo si può dire dell’intera
questione ucraina, che è una questione interna, perché il regime di Yanukovich era
ormai diventato insopportabile ai più, su cui si sono esercitate pesanti interferenze
esterne. Voglio dire: nel momento in cui un ex candidato alla Casa Bianca come il
senatore John McCain, senza essere minimamente smentito da Washington, si reca a Kiev
e tiene un comizio contro le autorità locali a favore di un partito di estrema destra
come “Svoboda”, interferisce dall’esterno con una situazione interna. Idem le autorità
europee. Qui, hanno tutti il naso lungo per le bugie, diciamola così …
D. –
Oggi l’apertura delle Paraolimpiadi di Sochi: molte le defezioni. L’Ucraina ha detto
che non boicotterà i giochi. Come leggere questa novità?
R. – Io credo che
in questo momento il governo provvisorio dell’Ucraina sia estremamente attento a non
provocare nessuno: non provocare la Russia, naturalmente, che è – in questo momento
– l’interlocutore più temibile, ma anche non provocare una piazza – quella interna,
ucraina – che, non dimentichiamoci, è la vera fonte di autorevolezza e di autorità
di questo governo provvisorio che, non a caso, ha dovuto passare l’esame della piazza
prima di passare quello del Parlamento. Credo che in questo momento le autorità di
Kiev cerchino di pattinare su questo ghiaccio molto sottile, cercando di arrivare
alla scadenza delle elezioni presidenziali anticipate, fissate per maggio. Credo che
in questo momento sia molto più importante per Kiev riuscire a ottenere dall’Unione
Europea e dagli Stati Uniti quei finanziamenti che sono indispensabili per la sopravvivenza
dello Stato.