2014-03-06 14:52:55

Senato vota sì all'introduzione del reato di tortura


L’Assemblea del Senato ha approvato il disegno di legge che introduce il delitto di tortura nell’ordinamento italiano. Il reato sarà comune, costituirà aggravante se commesso da un pubblico ufficiale. Ascoltiamo il commento di Patrizio Gonnella, presidente dell’Associazione Antigone per i diritti e le garanzie nel sistema penale, intervistato da Veronica Giacometti: RealAudioMP3

R. - Erano 25 anni che l’Italia aveva preso un impegno di questo tipo. D’altronde, la tortura è un crimine contro l’umanità e quindi è un po’ singolare che in Italia l’unica norma che non siamo riusciti a inserire nella nostra legislazione sia proprio la tortura. Il 2014 è l’anno in cui festeggiamo i 250 anni di “Dei delitti e delle pene” di Cesare Beccaria e quindi è anche un omaggio a lui.

D. - Si è optato per l’introduzione di un reato comune, anziché di un reato specifico riguardante esclusivamente i funzionari pubblici. Costituisce aggravante il fatto che il reato sia stato commesso da un pubblico ufficiale. Qual è la reazione delle associazioni come voi, per i diritti e le garanzie nel sistema penale?

R. - Antigone, assieme a tantissime organizzazioni, era stata impegnata nell’ultimo anno in una raccolta di firme per una proposta di legge di iniziativa popolare: ne abbiamo raccolte decine e decine di migliaia e le abbiamo messe a disposizione dei parlamentari. La tortura non è un reato che tra due cittadini si commette reciprocamente: nasce dove c’è un obbligo di custodia, dove c’è un obbligo giudiziario di intervento. Abbiamo voluto invece introdurlo come un delitto comune: un delitto cioè che può essere esercitato in famiglia, fra criminali, in un consesso mafioso. Però, c’è una circostanza aggravante che è quella per cui la pena ti è aumentata se sei un pubblico ufficiale. Quindi, il giudizio è giudizio di sospensione. Avremmo preferito un testo più chiaro e coerente con le norme Onu, però si vada avanti… E’ tanto tempo che ne parliamo e non si può più attendere.

D. – L’introduzione del reato di tortura in Italia quali modifiche porterà alla luce della vostra esperienza?

R. - Io cito una vicenda dove noi, come Antigone, eravamo costituiti parte in giudizio: un giudice ad Asti, nel gennaio 2012, ha chiuso il processo per prescrizione - in quel caso c’erano violenze in un carcere nei confronti di due detenuti, violenze brutali - e nel chiudere per prescrizione ha detto: “I reati previsti nel Codice che io ho a disposizione hanno tempi di prescrizione brevissimi, pene brevissime… Se ci fosse stato il delitto di tortura, avrei avuto degli strumenti sanzionatori ben più efficaci”.

D. - Quali potrebbero essere le modifiche per migliorare questo disegno di legge?

R. - Non avrei dubbi, se fossi io il legislatore. Non userei troppa fantasia. C’è una definizione Onu inglese che è stata firmata e ratificata da 190 Stati nel mondo. Si prenda un buon interprete e la si traduca in italiano e le si aggiunga una pena: senza inventarsi parole diverse, storie diverse, configurazioni giuridiche diverse… Ripeto: se questo deve significare, però, che poi dalla Camera ritorna in Senato, che in Senato finisca nella palude, allora no. A questo punto, approvarla subito così com’è. Ricordo che, con motu proprio, il Papa ha introdotto il reato di tortura nel Codice Penale del Vaticano. Quindi, si prenda esempio.







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