"Il mio Papa", la prima rivista su Papa Francesco. Vitali: portiamo il suo messaggio
a tutti
Siamo ammirati e guardiamo “con grande affetto” a un Papa che sta cambiando il cuore
di molte persone. Lo afferma Aldo Vitali, direttore del nuovo settimanale “Il
mio Papa”, uscito mercoledì per la prima volta in edicola in Italia. Unico caso editoriale
di una rivista interamente dedicata a Papa Francesco, il settimanale vuole essere,
spiega Vitali, uno strumento in grado di portare il più possibile senza commenti il
messaggio del Papa anche alle persone più lontane. Il direttore Vitali ne parla al
microfono di Luca Collodi:
R. – Nasce da
una costatazione molto semplice: Papa Francesco ha cambiato tante cose e sta cambiando
tante cose, ma soprattutto sta cambiando il modo di stare assieme delle persone. Non
c’è persona che non sia stata colpita e anche un po’, in fondo, direi cambiata, dalle
parole e dalle azioni di questo Papa. Allora, abbiamo pensato – anche considerando
che i giornali molto spesso devono semplificare e sintetizzare quello che lui dice,
quello che lui fa – di fare un settimanale che cerca almeno nella prima parte del
giornale di raccontare i suoi sette giorni, il più possibile con le sue parole, evitando
assolutamente di presentarlo come un "supereroe" o una "rockstar"…
D. – Proprio
questo: non correte il rischio di presentare la figura del Papa, proprio per la dimensione
popolare che caratterizza il settimanalre “Il mio Papa”, come una sorta di supereroe
al pubblico più semplice?
R. – No. Si corrono sempre tantissimi rischi avvicinandosi
al Papa e a un Papa come Papa Francesco. Ma, innanzitutto, secondo me, conviene riflettere
su cosa voglia dire essere "popolari". Essere popolari vuol dire arrivare alla gente.
Quando Papa Francesco dice che il pastore "deve avere l’odore del suo gregge", dice
una cosa molto popolare che capiscono tutti e che fa capire che è il contrario della
rockstar o del culto della personalità. Quindi, le persone che sono lontane dal Papa
– perché abitano magari nei paesini, che abitano in posti lontani – hanno la possibilità
di vedere le foto, che spesso non si vedono del Papa, e leggere le sue parole direttamente
con un minimo di commento per spiegarle.
D. – Come pensate di portare il messaggio
del Papa nelle periferie dei lettori di un settimanale popolare ?
R. – Questa
è la nostra sfida più grande. Il Papa vuole parlare a tutti ed è chiaro che ci sono
quelli più vicini per tanti motivi, anche geografici, e quelli più lontani, anche
per gli strumenti che hanno a disposizione … La grandezza del messaggio di Papa Francesco,
al di là del contenuto, sta proprio secondo noi nella forma, nel modo in cui per esempio
dice che il Papa emerito non è una "statua", ma è un "nonno" e i nonni non vanno messi
nell’ospizio ma vanno tenuti in famiglia perché la loro saggezza aiuta tutti. Questa
cosa la capisce anche una persona che non crede, la capisce un bambino, la capisce
un anziano e il nostro obiettivo è quello di trasmettere queste parole quasi senza
commento, con un linguaggio e un sistema che sia il più possibile vicino alla gente.
D.
– Si può fare un giornale che parla di Chiesa e del Papa senza l’utilizzo pressante
dei cosiddetti giornalisti “vaticanisti”?
R. – Noi non abbiamo "insider" vaticano,
noi siamo persone che ammirano e amano e hanno un affetto e una riconoscenza profonda
per Papa Francesco e per le persone che lo circondano. Quindi, ci stiamo muovendo
cercando in qualche modo di avvicinarlo come “ambiente”. Però, il nostro non è un
discorso politico o un discorso altamente teologico. L’interpretazione delle parole
del Papa è giusto che i vaticanisti la facciano nei giornali, ma quello che è importante
per noi è il semplice messaggio.