2014-03-06 16:56:12

"Il mio Papa", la prima rivista su Papa Francesco. Vitali: portiamo il suo messaggio a tutti


Siamo ammirati e guardiamo “con grande affetto” a un Papa che sta cambiando il cuore di molte persone. Lo afferma Aldo Vitali, direttore del nuovo settimanale “Il mio Papa”, uscito mercoledì per la prima volta in edicola in Italia. Unico caso editoriale di una rivista interamente dedicata a Papa Francesco, il settimanale vuole essere, spiega Vitali, uno strumento in grado di portare il più possibile senza commenti il messaggio del Papa anche alle persone più lontane. Il direttore Vitali ne parla al microfono di Luca Collodi:RealAudioMP3

R. – Nasce da una costatazione molto semplice: Papa Francesco ha cambiato tante cose e sta cambiando tante cose, ma soprattutto sta cambiando il modo di stare assieme delle persone. Non c’è persona che non sia stata colpita e anche un po’, in fondo, direi cambiata, dalle parole e dalle azioni di questo Papa. Allora, abbiamo pensato – anche considerando che i giornali molto spesso devono semplificare e sintetizzare quello che lui dice, quello che lui fa – di fare un settimanale che cerca almeno nella prima parte del giornale di raccontare i suoi sette giorni, il più possibile con le sue parole, evitando assolutamente di presentarlo come un "supereroe" o una "rockstar"…

D. – Proprio questo: non correte il rischio di presentare la figura del Papa, proprio per la dimensione popolare che caratterizza il settimanalre “Il mio Papa”, come una sorta di supereroe al pubblico più semplice?

R. – No. Si corrono sempre tantissimi rischi avvicinandosi al Papa e a un Papa come Papa Francesco. Ma, innanzitutto, secondo me, conviene riflettere su cosa voglia dire essere "popolari". Essere popolari vuol dire arrivare alla gente. Quando Papa Francesco dice che il pastore "deve avere l’odore del suo gregge", dice una cosa molto popolare che capiscono tutti e che fa capire che è il contrario della rockstar o del culto della personalità. Quindi, le persone che sono lontane dal Papa – perché abitano magari nei paesini, che abitano in posti lontani – hanno la possibilità di vedere le foto, che spesso non si vedono del Papa, e leggere le sue parole direttamente con un minimo di commento per spiegarle.

D. – Come pensate di portare il messaggio del Papa nelle periferie dei lettori di un settimanale popolare ?

R. – Questa è la nostra sfida più grande. Il Papa vuole parlare a tutti ed è chiaro che ci sono quelli più vicini per tanti motivi, anche geografici, e quelli più lontani, anche per gli strumenti che hanno a disposizione … La grandezza del messaggio di Papa Francesco, al di là del contenuto, sta proprio secondo noi nella forma, nel modo in cui per esempio dice che il Papa emerito non è una "statua", ma è un "nonno" e i nonni non vanno messi nell’ospizio ma vanno tenuti in famiglia perché la loro saggezza aiuta tutti. Questa cosa la capisce anche una persona che non crede, la capisce un bambino, la capisce un anziano e il nostro obiettivo è quello di trasmettere queste parole quasi senza commento, con un linguaggio e un sistema che sia il più possibile vicino alla gente.

D. – Si può fare un giornale che parla di Chiesa e del Papa senza l’utilizzo pressante dei cosiddetti giornalisti “vaticanisti”?

R. – Noi non abbiamo "insider" vaticano, noi siamo persone che ammirano e amano e hanno un affetto e una riconoscenza profonda per Papa Francesco e per le persone che lo circondano. Quindi, ci stiamo muovendo cercando in qualche modo di avvicinarlo come “ambiente”. Però, il nostro non è un discorso politico o un discorso altamente teologico. L’interpretazione delle parole del Papa è giusto che i vaticanisti la facciano nei giornali, ma quello che è importante per noi è il semplice messaggio.

Ultimo aggiornamento: 7 marzo







All the contents on this site are copyrighted ©.