Ucraina: si cerca soluzione diplomatica. Speranze dall'incontro Kerry-Lavrov a Parigi
Per il momento non c’è stato l’auspicato faccia a faccia sull’Ucraina tra Kerry e
Lavrov. I capi delle diplomazie russa e statunitense si trovano a Parigi per un summit
sul Libano, al quale prende parte anche il ministro degli Esteri ucraino. Si tenta
la carta diplomatica per smorzare la tensione. Lavrov garantisce che non si permetterà
un bagno di sangue in Ucraina, mentre il ministro degli Esteri ucraino, sempre da
Parigi, garantisce che Kiev cerca la soluzione pacifica. Intanto, in Crimea continua
l’avanzata dei russi che questa mattina hanno preso il controllo parziale di due basi
missilistiche. Da Kiev, è tornato ieri il direttore della rivista Città Nuova,
Michele Zanzucchi, che per diversi giorni è stato a contatto con i giovani di
Maidan, da dove ha pubblicato un diario quotidiano. Francesca Sabatinelli lo
ha intervistato:
R. – Ti coinvolgono
perché sono persone che in qualche modo hanno dato la vita per i loro ideali. Però,
non bisogna essere ingenui: accanto a questa presenza di giovani, c’è una presenza
di adulti, spesso e volentieri anche di tendenze e con progetti ben precisi, che non
coincidevano pienamente con quelli dei giovani. I giovani di Maidan sono dei giovani
che parlano le lingue, che hanno studiato, che hanno viaggiato e che sono sempre sui
social network. Quindi, hanno l’idea che un certo modello – mi si passi l’espressione
- “vetero-sovietico” non ha più ragione di esistere. La caduta di Yanukovich è stata
una caduta certamente provocata da alcuni gruppi, in particolare quelli di estrema
destra, ben militarizzati, ma soprattutto da una volontà popolare di mettere una pietra
sopra un passato veramente vecchio e che non ha più ragione di esistere.
D.
– Questi stessi giovani di Maidan, sarebbero comunque pronti a imbracciare le armi
nel caso di un conflitto con la Russia?
R. – Alcuni certamente sì, alcune frange,
certi gruppi di destra sono sicuramente pronti ad imbracciare le armi. Altri giovani
di Maidan, che non hanno una connotazione politica, perché la stragrande maggioranza
dei giovani non sono di destra, come non sono chiaramente di sinistra, vogliono una
vita pulita, una vita di dignità. Il nome ufficiale di questa rivolta è “Rivoluzione
della dignità”. Ecco, sarebbero pronti ad imbracciare le armi, non tutti sicuramente,
e spero profondamente che questo non avvenga. Mi sembra che, nonostante le parole
roboanti che partono da una parte e dall’altra dell’oceano, il pericolo di guerra
sia scongiurato perché la popolazione ucraina non vuole la guerra. Non c’è ancora
un movimento di popolo che possa far pensare ad una guerra civile.
D. – Resta
comunque il fatto che dalla Crimea arrivano notizie di continue infiltrazioni dei
russi, prendono il controllo delle basi missilistiche. Questo, però, che riflessi
ha?
R. – Ho l’impressione che quanto sta accadendo in Crimea non tocchi più
di tanto la gente. La Crimea, lo sappiamo bene, è stato un regalo di Krusciov del
1954 all’Ucraina, è sostanzialmente una terra russa. C’è una base militare enorme
della Russia. I soldati russi c’erano già. Potrebbe anche essere che la Crimea voti
al referendum per staccarsi dall’Ucraina. Anche questo è possibile e in qualche modo
può essere anche legittimo. Io non penso comunque che la faccenda della Crimea influenzerà
l’unità del Paese, a parte ovviamente la “questione Crimea”. Se entreranno Paesi terzi,
questo è un altro affare. Non penso che gli ucraini vogliano morire per la Crimea.
La Russia certamente cercherà di riconquistare anche politicamente una sua influenza
in Ucraina, a Kiev in particolare. Forse userà la leva ‘Yulia Timoshenko’, questo
è possibile, perché, pur essendo osteggiata da Mosca, nello stesso tempo ha stretto
vari contatti con la Russia da sempre, senza considerare che c’è una categoria quella
degli “oligarchi”, ovvero gli industriali che sono stati messi dal governo di Kiev
a capo di alcuni regione dell’Est dell’Ucraina, che ha un ruolo molto forte da giocare
nel futuro del Paese.