2014-03-05 15:23:43

Ucraina: si cerca soluzione diplomatica. Speranze dall'incontro Kerry-Lavrov a Parigi


Per il momento non c’è stato l’auspicato faccia a faccia sull’Ucraina tra Kerry e Lavrov. I capi delle diplomazie russa e statunitense si trovano a Parigi per un summit sul Libano, al quale prende parte anche il ministro degli Esteri ucraino. Si tenta la carta diplomatica per smorzare la tensione. Lavrov garantisce che non si permetterà un bagno di sangue in Ucraina, mentre il ministro degli Esteri ucraino, sempre da Parigi, garantisce che Kiev cerca la soluzione pacifica. Intanto, in Crimea continua l’avanzata dei russi che questa mattina hanno preso il controllo parziale di due basi missilistiche. Da Kiev, è tornato ieri il direttore della rivista Città Nuova, Michele Zanzucchi, che per diversi giorni è stato a contatto con i giovani di Maidan, da dove ha pubblicato un diario quotidiano. Francesca Sabatinelli lo ha intervistato:RealAudioMP3

R. – Ti coinvolgono perché sono persone che in qualche modo hanno dato la vita per i loro ideali. Però, non bisogna essere ingenui: accanto a questa presenza di giovani, c’è una presenza di adulti, spesso e volentieri anche di tendenze e con progetti ben precisi, che non coincidevano pienamente con quelli dei giovani. I giovani di Maidan sono dei giovani che parlano le lingue, che hanno studiato, che hanno viaggiato e che sono sempre sui social network. Quindi, hanno l’idea che un certo modello – mi si passi l’espressione - “vetero-sovietico” non ha più ragione di esistere. La caduta di Yanukovich è stata una caduta certamente provocata da alcuni gruppi, in particolare quelli di estrema destra, ben militarizzati, ma soprattutto da una volontà popolare di mettere una pietra sopra un passato veramente vecchio e che non ha più ragione di esistere.

D. – Questi stessi giovani di Maidan, sarebbero comunque pronti a imbracciare le armi nel caso di un conflitto con la Russia?

R. – Alcuni certamente sì, alcune frange, certi gruppi di destra sono sicuramente pronti ad imbracciare le armi. Altri giovani di Maidan, che non hanno una connotazione politica, perché la stragrande maggioranza dei giovani non sono di destra, come non sono chiaramente di sinistra, vogliono una vita pulita, una vita di dignità. Il nome ufficiale di questa rivolta è “Rivoluzione della dignità”. Ecco, sarebbero pronti ad imbracciare le armi, non tutti sicuramente, e spero profondamente che questo non avvenga. Mi sembra che, nonostante le parole roboanti che partono da una parte e dall’altra dell’oceano, il pericolo di guerra sia scongiurato perché la popolazione ucraina non vuole la guerra. Non c’è ancora un movimento di popolo che possa far pensare ad una guerra civile.

D. – Resta comunque il fatto che dalla Crimea arrivano notizie di continue infiltrazioni dei russi, prendono il controllo delle basi missilistiche. Questo, però, che riflessi ha?

R. – Ho l’impressione che quanto sta accadendo in Crimea non tocchi più di tanto la gente. La Crimea, lo sappiamo bene, è stato un regalo di Krusciov del 1954 all’Ucraina, è sostanzialmente una terra russa. C’è una base militare enorme della Russia. I soldati russi c’erano già. Potrebbe anche essere che la Crimea voti al referendum per staccarsi dall’Ucraina. Anche questo è possibile e in qualche modo può essere anche legittimo. Io non penso comunque che la faccenda della Crimea influenzerà l’unità del Paese, a parte ovviamente la “questione Crimea”. Se entreranno Paesi terzi, questo è un altro affare. Non penso che gli ucraini vogliano morire per la Crimea. La Russia certamente cercherà di riconquistare anche politicamente una sua influenza in Ucraina, a Kiev in particolare. Forse userà la leva ‘Yulia Timoshenko’, questo è possibile, perché, pur essendo osteggiata da Mosca, nello stesso tempo ha stretto vari contatti con la Russia da sempre, senza considerare che c’è una categoria quella degli “oligarchi”, ovvero gli industriali che sono stati messi dal governo di Kiev a capo di alcuni regione dell’Est dell’Ucraina, che ha un ruolo molto forte da giocare nel futuro del Paese.







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