Card. Ravasi: "Autentico scienziato è chi sa porre le vere domande"
“L’autentico scienziato non è colui che sa offrire tutte le risposte ma colui che
sa porre le vere domande, cosciente che il suo compito di verificare e perlustrare
la 'scena’ della realtà, ossia il fenomeno, non esaurisce tutte le dimensioni dell’essere,
a partire dal suo 'fondamento’ che è “meta-fisico”. È un passaggio centrale della
lectio magistralis tenuta martedì dal card. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio
Consiglio della cultura, all’Università Deusto di Bilbao, in occasione del conferimento
al porporato della laurea honoris causa.
Il card. Ravasi - riferisce l'agenzia
Sir - si è soffermato, in particolare, sul complesso capitolo delle neuroscienze cognitive
“che hanno proposto nuove teorie della mente”. I cento miliardi di neuroni “che compongono
il nostro cervello - ha spiegato -, analoghi alle stelle della Via Lattea, rendono
questa realtà umana un altro microcosmo nel quale, però, non si dibattono solo quesiti
fisiologici e biologici, ma affiorano molteplici interrogativi filosofici e teologici”,
come quelli relativi alla “categoria 'anima’, alla questione della coscienza e della
responsabilità morale, alla stessa religiosità, al rapporto mente-corpo, con l’evidente
coinvolgimento di altre discipline come l’antropologia, la psicologia, l’etica, il
diritto”.
Nell’ambito delle neuroscienze, ha avvertito il card. Ravasi, “la
relazione tra la teologia e la scienza” esige “un forte rigore metodologico e la chiarezza
delle distinzioni essendo comune la realtà sottoposta ad analisi, cioè il cervello
e la mente umana”. Distinzione, ma non separatezza, tra scienza e fede è l’auspicio
del porporato, giacché esperienza e “trascendenza” sono “distinte nei livelli ma non
isolate e incomunicabili”. Non per nulla Max Planck, il grande artefice della teoria
quantistica, “nella sua Conoscenza del mondo fisico non esitava ad affermare che scienza
e religione non sono in contrasto, ma hanno bisogno l’una dell’altra per completarsi
nella mente di un uomo che pensa seriamente’”. Ed Albert Einstein, rammenta inoltre
Ravasi, nell’autobiografico “Out of My Later Years” arrivava a coniare una famosa
formula: “La scienza senza la religione è zoppa, la religione senza la scienza è cieca”.
Ancora attuale il suo appello all’umanità del 1955, anno della morte, posto dal cardinale
a sigillo dell’incontro odierno: “Noi scienziati rivolgiamo un appello come esseri
umani rivolti ad esseri umani. Ricordate la vostra umanità e dimenticate pure il resto!”.
(R.P.)