Card. Turkson: preoccupano ideologie che provano a riscrivere diritti umani o a crearne
nuovi
Nel giorno in cui Papa Francesco ha ricordato le persecuzioni che colpiscono ancora
troppi cristiani in varie parti del mondo, il tema della libertà religiosa è stato
affrontato anche dal card. Peter Turkson, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia
e Pace, in un Convegno sui diritti umani organizzato ieri dalla Conferenza episcopale
slovacca a Bratislava. Il servizio di Alessandro De Carolis:
La guerra in
nome di Dio e Dio “nascosto” nel privato di un'esistenza. Sono i due avversari di
una normale vita religiosa. La Chiesa lo afferma da sempre, nonostante le persecuzioni
di tanti suoi figli, e alimentando il dialogo con chi, pur di altra fede, condivide
la verità per cui non si può strumentalizzare Dio per scopi di violenza, né lo si
può cancellare dalla vita pubblica. A ribadirlo ancora una volta è stato il cardinale
Peter Turkson a Bratislava, dove un Convegno ha fatto il punto su come la Chiesa intenda
i diritti umani. Quello alla libertà religiosa, ha dichiarato il cardinale Turkson,
“riassume la libertà di ciascuno a vivere secondo la propria comprensione più profonda
della verità”. La libertà di religione, ha soggiunto, “è inseparabile dalla libertà
di pensiero e di coscienza” e include sia la possibilità di cambiare credo, sia quella
di manifestare la propria fede personalmente o in comunità. Riecheggiando a distanza
Papa Francesco, il presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace ha ripetuto
che oggi “i cristiani sono il gruppo religioso che soffre la persecuzione nel maggior
numero di Paesi a causa della propria fede” e si è appellato a tutti i governi affinché
proteggano i diritti dei loro cittadini, “qualunque sia la loro religione”.
Certamente
le sole leggi non bastano. Per possedere una mentalità rispettosa di questo diritto
è necessaria – ha affermato il cardinale Turkson – una efficace “educazione religiosa”,
che faccia comprendere all’uomo “il contributo positivo che la fede genuina può offrire”.
E tale educazione deve guardarsi dalla “concezione relativista” che “restringe il
campo di applicazione” di tutti i diritti umani, alla cui base c’è sempre – ha detto
– “la dignità intrinseca di ogni persona”. Ciò li rende “universali, inalienabili
ed inviolabili” e non soggetti alle mutevoli e contingenti visioni politiche o culturali.
E sul punto, il cardinale Turkson si è detto preoccupato di quelle “ideologie che
provano a riscrivere i diritti dell’uomo o a crearne dei nuovi”, come “la promozione
dei così detti ‘diritti riproduttivi’ che nascondono il dramma dell’aborto”, l’eutanasia
anche per i minori, l’ideologia di "genere", i matrimoni omosessuali. La Chiesa cattolica,
ha concluso, è e resta vero “attore protagonista” nello sforzo “di fare dei diritti
dell’uomo una realtà”, poiché essa “sostiene continuamente la dignità intrinseca della
persona" e il "diritto alla vita, dal concepimento fino alla morte naturale, come
il primo tra tutti i diritti dell’uomo e la pre-condizione per tutti gli altri”.