"La grande bellezza" da Oscar, alla ricerca del perduto senso della vita
Che Bellezza! L’Italia torna a vincere l’Oscar. Ad aggiudicarselo nella categoria
del miglior film straniero è “La grande bellezza” di Paolo Sorrentino. Quella a cui
fa riferimento il titolo è apparentemente la bellezza magnifica di una città unica
al mondo, Roma, contemplata con lente carrellate nelle ore in cui è meno visibile
e meno vista, nelle prime ore del mattino, o dalle sponde del Tevere; ma la bellezza
della città è un indefinibile rimando a un antico, irrisolvibile mistero, quello della
ricerca del senso dell’esistenza. Una domanda ineludibile, se non con lo stordimento
di chi crede di passare il tempo e invece perde la propria vita. Meritatissimi e prevedibili
gli Oscar per il miglior film a “Dodici anni schiavo” di Steve McQueen, dai toni epici
e didattici (negli Stati Uniti è stato adottato nei programmi scolastici), per la
migliore sceneggiatura originale all’inquietante “Lei” di Spike Jonze, per i costumi
al variopinto “Grande Gatsby” di Baz Luhrman e per la migliore interpretazione maschile
a Matthew McConaughy, scheletritosi per “Dallas Buyers Club”. Infine, Oscar per la
migliore interpretazione femminile all’eccelsa Cate Blanchett per “Blue Jasmine” di
Woody Allen, in cui l’attrice esplora l’involucro attraente e il vuoto interiore di
una Blanche Dubois moderna, fragile ed egocentrica, deliziosamente snob e disperatamente
sola. (A cura di Rosario Tronnolone)