Sinai: profughi eritrei ridotti in schiavitù. L'attivista: storie di crudeltà disumana
Nel Sinai si muore di stenti, a causa dei maltrattamenti, ma anche per alimentare
il traffico di organi. E’ quanto accade ai profughi eritrei che cercano di attraversare
il deserto e cadono nelle mani di organizzazioni criminali che li riducono in schiavitù.
Per chiedere al governo egiziano di fermare questo traffico di esseri umani, “Avaaz.org”,
movimento che promuove campagne per i diritti umani, ha lanciato una raccolta di firme
mondiale. Da anni impegnata nel salvare le vite degli eritrei sequestrati è Alganesh
Fessaha, coordinatrice dell’ong "Gandhi". Maura Pellegrini Rhao l’ha intervistata:
R. – Ci sono
due tipi di trafficanti: gli uni sono i rashaida, i beduini del Sudan che si
trovano anche in Eritrea. Loro sono i primi a rapire oppure a contattare le persone
per arrivare nel Sinai. Poi, ci sono i beduini egiziani.
D. – Quali Paesi sono
coinvolti?
R. – I Paesi più coinvolti sono il Sudan e l’Egitto per quanto riguarda
il traffico di esseri umani, che sono sottoposti alle più terribili torture. Poi,
ci sono anche la Libia e il Ciad, perché i profughi provano ad arrivare in Israele.
D.
– Perché così tante persone scappano dall’Eritrea?
R. – Perché in Eritrea la
situazione è deleteria. C’è una dittatura che dura da 20 anni: i ragazzi vanno a fare
il servizio militare a 16-17 anni fino a 50, non hanno futuro… Oltretutto, sono schiavizzati,
perché fanno fare loro tutti i lavori possibili e immaginabili sul territorio, senza
essere pagati. E i giovani scappano! L’Eritrea è diventato un Paese di bambini piccolissimi
e di anziani…
D. – Quando riuscite a liberare queste persone, in quali condizioni
le trovate?
R. – Finora, noi abbiamo liberato 550 persone dalle mani dei beduini
senza pagare niente. In che condizioni li troviamo? Disumane, perché sono scheletrici
perché non danno loro da mangiare, hanno tantissime ferite di bruciature, li sottopongono
a elettroshock, li legano per i piedi al soffitto per ore… Li troviamo senza le unghie
dei piedi, senza denti… E’ una situazione veramente crudele e disumana.
D.
– E’ la corruzione il motivo principale per cui non si riesce a fermare tutto questo?
R.
– Non solo la corruzione: c’è anche l’interesse economico. Per ogni persona si pagano
30-40-50 mila dollari e ne hanno rapite parecchie! Di questi, quelli che sono stati
fatti passare in Israele sono 35 mila… C’è un interesse enorme, c’è una mafia di traffico
di esseri umani, in quella zona, a cominciare dal governo eritreo per arrivare al
governo sudanese.
D. – Quanto è importante mantenere alta l’attenzione su questa
realtà?
R. – E’ molto importante, perché vuol dire salvare vite umane: non
ci sono protezioni a salvaguardia degli esseri umani, non ci sono corridoi umanitari…
E’ giusto che questo fenomeno sia reso pubblico e sia sempre all’ordine del giorno,
perché si tratta di esseri umani.