Papua Nuova Guinea: i vescovi chiedono una soluzione umana per i rifugiati
E’ necessario “dare una risposta autenticamente umana all’annosa questione de profughi
e dei richiedenti asilo”. “I richiedenti asilo sono esseri umani che meritano rispetto
e il riconoscimento della loro dignità”: è quanto afferma una nota della Conferenza
episcopale di Papua Nuova Guinea e delle Isole Salomone, pubblicata in occasione della
nuova crisi generatasi nel Centro di detenzione per rifugiati nell’isola di Manus.
Nella nota inviata all'agenzia Fides dal padre Victor Roche, segretario generale della
Conferenza, i vescovi si dicono “costernati nell’apprendere dei recenti disordini
nel Centro di detenzione a Manus Island, con conseguente lista di morti e feriti tra
i richiedenti asilo. "Desideriamo esprimere - scrivono i presuli - le nostre più sentite
condoglianze alla famiglia di un uomo iraniano che ha perso la vita e la nostra solidarietà
con coloro che sembrano essere vittime della violenza”. La Conferenza episcopale insiste
nel chiedere a tutti gli attori coinvolti, soprattutto alle istituzioni, “una soluzione
e una risposta veramente umana” al fenomeno di quanti fuggono da situazioni di pericolo
o di conflitto nei Paesi d'origine. Quando il “Centro di detenzione” di Manus è stato
riaperto - nel contesto di un accordo con il governo australiano - i vescovi protestarono
pubblicamente affermando che era ingiusto, secondo la Costituzione della Papua,” “portare
nel nostro Paese e imprigionare le persone che non hanno violato le nostre leggi”.
I vescovi si dicono oggi preoccupati “per la retorica” che accompagna la questione
e ricordano che il Centro di Manus non rispetta gli standard internazionali, indicati
dall’Onu. Per questo, i vescovi dicono al governo della Papua che “trattenere le persone
contro la loro volontà non è una soluzione degna di una grande nazione, rispettosa
dei diritti umani”. (R.P.)