Angelus. Il Papa: l'Ucraina scelga il dialogo. "Le ricchezze vanno condivise, se no
non ci sarà giustizia"
I venti di guerra che spirano dalla Crimea hanno messo in allarme Papa Francesco,
che ha voluto concludere l’Angelus di ieri mattina, in Piazza San Pietro, con un appello
“accorato” alla distensione tra Ucraina e Russia. Il pensiero spirituale del Papa
è stato invece ispirato dalla liturgia domenicale, incentrata sulla necessità di condividere
le ricchezze con i poveri, evitando la corsa a un accumulo egoistico di beni. Il servizio
di Alessandro De Carolis:
Il mondo sembra
dover conoscere l’apertura di un nuovo fronte di guerra. I recenti fatti che hanno
sconvolto gli assetti interni dell’Ucraina, innescando la reazione dei filorussi in
Crimea e spingendo Mosca a lasciare la soluzione della disputa alle armi preoccupano
molto Papa Francesco, che dalla finestra del suo studio termina l’Angelus chiedendo
alle due parti in contrasto di spezzare una spirale che promette solo drammi:
“Mentre
auspico che tutte le componenti del Paese si adoperino per superare le incomprensioni
e per costruire insieme il futuro della Nazione, rivolto alla comunità internazionale
un accorato appello affinché sostenga ogni iniziativa in favore del dialogo e della
concordia”.
La ricerca di un equilibrio che disinneschi la tensione in
Crimea richiama per certi versi la riflessione precedente, che Papa Francesco imposta
mettendo a confronto l'equilibrio, o il suo opposto, tra la sobrietà e l’accumulo
di ricchezze, con la prima che sa rendersi conto degli altri, mentre il secondo solo
di se stesso. La figura di Dio, il Padre buono che provvede sempre i suoi figli di
quanto hanno bisogno, così come proposta dalla liturgia domenicale, suggerisce a Papa
Francesco una riflessione su un tema a lui molto caro. La Divina Provvidenza, afferma
all’inizio, “è una delle verità più confortanti” della fede. Eppure, realisticamente,
il Papa riconosce pure che le parole con le quali il Vangelo parla del Dio provvidente
“potrebbero risultare astratte e illusorie” per quelle “tante persone che vivono in
condizioni precarie, o addirittura nella miseria che offende la loro dignità”:
“Ma
in realtà sono più che mai attuali! Ci ricordano che non si può servire a due padroni:
Dio e la ricchezza. Finché ognuno cerca di accumulare per sé, non ci sarà mai giustizia.
Dobbiamo sentire bene, questo, eh? Finché ognuno cerca di accumulare per sé, non ci
sarà mai giustizia. Se invece, confidando nella provvidenza di Dio, cerchiamo insieme
il suo Regno, allora a nessuno mancherà il necessario per vivere dignitosamente”.
Una
folla di migliaia di persone al riparo degli ombrelli ascolta dalla Piazza Papa Francesco
scavare ancora più a fondo, fino al bivio della coscienza dove la generosità cristiana
per amore di Gesù si distacca dalla mentalità attenta solo all'amore per il proprio
benessere. “Un cuore occupato dalla brama di possedere è un cuore vuoto di Dio”, dice
il Papa, ed è per questo, soggiunge, che “Gesù ha più volte ammonito i ricchi, perché
è forte per loro il rischio di riporre la propria sicurezza nei beni di questo mondo”:
“In
un cuore posseduto dalle ricchezze, non c’è più molto posto per la fede: tutto è occupato
dalle ricchezze, non c’è posto per la fede. Se invece si lascia a Dio il posto che
gli spetta, cioè il primo, allora il suo amore conduce a condividere anche le ricchezze,
a metterle al servizio di progetti di solidarietà e di sviluppo, come dimostrano tanti
esempi, anche recenti, nella storia della Chiesa. E così, la Provvidenza di Dio passa
attraverso il nostro servizio agli altri, il nostro condividere con gli altri”.
E
qui, il Papa ritrova la battuta di spirito che fa pensare:
“Sapete? Il sudario
non ha tasche! E’ meglio condividere, perché noi portiamo in Cielo soltanto quello
che abbiamo condiviso con gli altri”.
Certo, ammette ancora Papa Francesco,
questa strada indicata da Gesù “può sembrare poco realistica rispetto alla mentalità
comune e ai problemi della crisi economica”. Ma “se ci si pensa bene – assicura –
ci riporta alla giusta scala di valori”, come Gesù stesso dice quando afferma: “La
vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito?”:
“Per fare
in modo che a nessuno manchi il pane, l’acqua, il vestito, la casa, il lavoro, la
salute, bisogna che tutti ci riconosciamo figli del Padre che è nei cieli e quindi
fratelli tra di noi, e ci comportiamo di conseguenza Questo lo ricordavo nel Messaggio
per la Pace del primo gennaio: la via per la pace è la fraternità: questo andare insieme,
condividere le cose insieme.
Dopo i saluti del post-Angelus, Papa Francesco
ha rivolto un pensiero all’imminente inizio della Quaresima, un cammino – ha ribadito
– “di lotta contro il male con le armi della preghiera, del digiuno, della misericordia”:
“L’umanità
ha bisogno di giustizia, di riconciliazione, di pace, e potrà averle solo ritornando
con tutto al cuore di Dio, che ne è la fonte. Anche tutti noi abbiamo bisogno del
perdono di Dio. Entriamo nella Quaresima in spirito di adorazione a Dio e di solidarietà
fraterna con quanti, in questi tempi, sono più provati dall’indigenza e da conflitti
violenti”.