Ucraina: forte appello alla pace in Crimea del vescovo di Odessa
Un forte appello per la pace e l’unità dei popoli in Crimea. Perché siano scongiurati
estremismi e spargimento di sangue e il Paese continui a dare esempio di concordia
e “fratellanza”. A lanciarlo dalla città di Simferopoli, capitale della Crimea, è
mons. Jacek Pyl, vescovo ausiliare della diocesi cattolica di Odessa-Simferopoli,
responsabile per la Crimea. Il Consiglio delle Chiese di Crimea, il cui presidente
è un vescovo ortodosso del patriarcato di Mosca, ha scritto una lettera alla popolazione.
Raggiunto telefonicamente dall'agenzia Sir, il vescovo Pyl racconta: “Per tanti anni
in Crimea c’è stata pace tra le diverse confessioni religiose e nazionalità. Un Paese
abitato da persone di origine russa, tartari di Crimea, ucraini, polacchi, armeni,
cechi e tedeschi. E sempre abbiamo vissuto in concordia. Ora dobbiamo conservare questa
pace tra noi. Abbiamo tutti un Padre nel Cielo e siamo tutti figli di un unico Dio
e quindi fratelli tra noi. Il comandamento della carità è quello che deve guidare
oggi il nostro popolo”. Il vescovo dice che “il pericolo della pace sarebbe un intervento
esterno”. Ed aggiunge che “la Chiesa cattolica non prende posizioni politiche, non
sostiene nessun partito. Noi vogliamo solo richiamare al dialogo e ribadire che ogni
cambiamento deve avvenire pacificamente, e che solo il dialogo e la preghiera possono
risolvere le situazioni e non la violenza e gli scontri”. Il vescovo Pyl ha inviato
personalmente una lettera-appello di pace alla popolazione invitando i fedeli cattolici
alla preghiera e al digiuno perché si trovi una “soluzione pacifica” ai problemi del
Paese. “Con la nostra preghiera ci rivolgiamo alle persone di tutte le religioni,
opinioni politiche e appartenenza etnica”. “Chiedo in nome della solidarietà con l‘eredità
dei nostri padri che hanno fondato la nostra Repubblica Autonoma di Crimea, di stare
lontano dagli estremismi e non permettere in questo momento difficile di rompere la
fratellanza che unisce tutti i popoli della Crimea”. “Non possiamo permettere che
la nostra appartenenza etnica né la nostra religione ci dividano proprio ora. Noi
siamo figli dello stesso Dio, l‘unico Dio, che è nostro Padre comune”. Il vescovo
ha quindi ricordato il motto che è iscritto nello stemma della Repubblica di Crimea
"Процветание в единстве" (Fioritura nell’unità): “possano queste parole essere il
nostro motto in questo difficile momento”. (R.P.)