2014-03-01 16:21:45

Myanmar: Msf costretta a chiudere le attività: "Preoccupati per migliaia di pazienti"


In Myanmar, 30 mila malati di Hiv/Aids e oltre 3mila persone affette da tubercolosi restano privi di cure, dopo la decisione del governo di sospendere le attività di Medici senza frontiere nel Paese. Sono quindi state chiuse le cliniche a Yangon, negli Stati Shan, Kachin e Rakhine, e i pazienti non hanno ricevuto i farmaci salvavita. Msf denuncia soprattutto le conseguenze nello Stato Rakhine, dove si vive una grave crisi umanitaria e dove migliaia di persone sono sfollate nei campi profughi. A subire le ricadute più pesanti è il gruppo etnico dei rohingya, minoranza musulmana perseguitata dagli esponenti più oltranzisti della maggioranza buddista. Nel corso degli ultimi anni, i rohingya hanno sopportato pesanti discriminazioni e violazioni dei diritti umani fondamentali. Francesca Sabatinelli ne ha parlato con Cecilia Brighi, scrittrice, esperta di Myanmar:RealAudioMP3

R. – E’ un popolo vittima di discriminazioni, che negli ultimi due anni in Birmania è stato oggetto anche di pesanti violenze, che hanno portato a incendi dei villaggi quindi alla fuga di decine di migliaia di persone che ora vivono nei campi per i rifugiati all’interno della Birmania e non hanno diritti. Quindi, è una questione scottante, anche sul piano internazionale, che dovrà essere risolta con la massima attenzione e con la massima cautela dalle autorità birmane, con il sostegno delle istituzioni internazionali. Ci sono grandi tensioni perché, nelle rivolte antimusulmane, c’è anche il tentativo da parte di alcuni soggetti di ostacolare il processo di riforme democratiche all’interno del Paese. Molti dicono che dietro queste tensioni religiose nel Rakhine ci siano anche interessi economici di alcune frange di militari, che controllano buona parte delle ricchezze del Paese e che hanno interessi anche in quell’area. Poi, ovviamente, ci sono motivazioni che nascono dalla povertà e dall’ignoranza e che hanno contribuito ad istigare il conflitto tra musulmani e buddisti nel Rakhine. Quindi, è una situazione molto complessa.

D. – Il governo centrale non intende affrontare questa vicenda, quello che sta accadendo nel Rakhine?

R. – Il governo centrale è intervenuto, forse con ritardo, in questa situazione e forse non con la sufficiente autorevolezza e autorità. Infatti, è quello che tutti chiedono: che ci sia cioè un impegno forte delle forze dell’ordine per evitare il verificarsi di questi scontri e per evitare le provocazioni. Quindi, c’è la necessità di un maggiore impegno del governo birmano. Anche la proposta di legge sulla tutela della razza e delle religioni non aiuta a risolvere pacificamente questa situazione di tensione nello Stato Rakhine, che poi si è spostata anche in altre aree per l’intervento di alcuni monaci buddisti molto oltranzisti.

D. - Come leggere e che conseguenze può avere la chiusura da parte del governo delle attività di Medici senza frontiere in Myanmar?

R. - Io penso e spero che questa cosa si risolva e che le attività di Medici senza frontiere in quella zona del Paese possano riprendere rapidamente, perché c’è la necessità di fornire sostegno medico in una regione molto povera del Paese, sia alle popolazioni buddiste, quindi rakhine, sia ai rohingya. Mi auguro ci sia sufficiente intelligenza per arrivare a una soluzione positiva di questa interruzione delle attività di Medici senza frontiere.







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