2014-03-01 11:27:00

I vescovi in Svizzera: no al “mercato” della procreazione


No al libero mercato della procreazione: lo afferma la Commissione di bioetica della Conferenza episcopale svizzera, a pochi giorni dalla pubblicazione di un documento della Commissione nazionale di etica (Cne) riguardante le diverse tipologie di procreazione medicalmente assistita. In sintesi, tale documento raccomanda la diagnosi pre-impianto alle coppie portatrici di malattie genetiche; auspica l’eliminazione del divieto di donare gli ovuli e sostiene il progetto normativo che vuole legalizzare la crio-conservazione degli embrioni e cancellarne il limite massimo sviluppabile.

Un testo che la Chiesa elvetica respinge duramente, poiché esso “propone un’etica liberale utilitaristica”. In particolare, i vescovi svizzeri sottolineano che la fecondazione e la produzione di embrioni in vitro conducono quasi inevitabilmente alla selezione attraverso la diagnosi pre-impianto e mettono in guardia contro alcune pratiche come quella de “l’utero in affitto”, che “oltraggia la dignità della donna, la quale finisce per vendere non solo il suo corpo, ma anche un elemento specifico della sua identità femminile, vale a dire la capacità di accogliere lo sviluppo di una vita umana”. 

Allo stesso tempo, in relazione agli embrioni, i presuli di Friburgo sottolineano che “non è accettabile far venire alla luce degli esseri umani per poi distruggerli, congelarli o usarli secondo i nostri desideri più assurdi”. Infine, i vescovi si dicono coscienti che l’impossibilità di procreare provoca “sofferenza”; tuttavia, non si può “alleviare tale dolore” ad ogni costo, perché “una società in cui è permesso tutto ciò che soddisfa i desideri individuali non diviene affatto più umana, ma corre il rischio di distruggersi e di perdere il senso del bene comune”. (I.P.)

(Tratto dall'Archivio di radiovaticana.va)








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