Ideologia del "gender" a scuola. Un Vademecum di "autodifesa" per i genitori
Un Vademecum per contrastare la diffusione della ideologia del gender nelle
aule scolastiche. L’iniziativa della Manif Pour Tous e del Forum delle famiglie risponde
alle numerose richieste di aiuto da parte di genitori preoccupati dall’introduzione
a scuola di contenuti contrari alle loro scelte educative (maggiori informazioni su
www.lamanifpourtous.it o www.forumfamiglieumbria.org). “E’ giusto trasmettere il
rispetto per la dignità di ogni uomo, ma con la scusa di contrastare l’omofobia, alcune
sigle Lgbt vorrebbero rieducare i ragazzi nei delicati ambiti della morale sessuale”,
spiega Filippo Savarese, portavoce Manif Pour Tous Italia, al microfono di
Paolo Ondarza:
R. – Sulla base
di tantissime richieste, che ci sono arrivate da genitori molto preoccupati per quello
che sta accadendo in tanti istituti scolastici italiani, abbiamo pensato di realizzare
questo Vademecum proprio per venire incontro alle questioni pratiche: cioè, laddove
una famiglia ha dei figli che vuole crescere ed educare secondo i propri convincimenti,
qualsiasi essi siano, bisogna verificare che la scuola non insegni principi che siano
contrari a questo insegnamento.
D. – E allora, che cosa fare prima di scegliere
la scuola per i propri figli?
R. – La prima fase è andare presso l’istituto
scolastico al quale si pensa di iscrivere il bambino o la bambina e chiedere quali
siano i programmi o i progetti della scuola – qualora ci siano – con riferimento a
questa nuova teoria del genere. Devono essere contenuti nel "Pof", il Piano dell’offerta
formativa della scuola: è un diritto della famiglia richiedere la visione del Pof
e bisogna stare attenti quando si parla, perché ci sono parole-chiave come “educazione
all’affettività”, “alla sessualità”, o quando c’è “educazione di genere”, “stereotipi
di genere”… Ecco, il "gender" o il "genere" è la parola centrale. Se il figlio è già
iscritto ad una scuola, sicuramente si potrà verificare se nell’anno scolastico in
corso la scuola ha aderito a qualche progetto del Comune o della Regione.
D.
– Qualora si avesse il sospetto che alcune tematiche siano state trattate senza una
previa informazione dei genitori, che cosa fare?
R. – In questo caso bisogna
verificare se il Pof contenga o meno riferimento a questa attività di cui si sia eventualmente
venuti a conoscenza o, se non si è sentito nulla del genere, per uno scrupolo si può
verificare: parlare con gli insegnanti del ragazzo al momento dei colloqui e poi,
se si scopre effettivamente che ci sono progetti in corso – sia che siano stati già
attuati, sia che semplicemente la scuola abbia aderito a questi – mettersi d’accordo
con altri genitori informandoli su quello che sta accadendo e insieme, in termini
molto pacati, molto ragionevoli, senza creare battaglie che potrebbero danneggiare
il percorso scolastico del bambino, insieme parlare con il Consiglio di classe o magari
anche con la direttrice o il direttore dell’istituto per capire di cosa si tratta
nella pratica. Se non si trova ascolto, ci si può rivolgere a noi affinché possiamo
intervenire direttamente nel caso. Noi, semplicemente, chiediamo che sia il diritto
di ogni famiglia di educare i propri figli. Non proponiamo di imporre ai figli degli
altri qualche concetto o qualche filosofia che le loro famiglie non accettano…
D.
– Cioè, è la famiglia l’unica legittimata a decidere i contenuti di una seria e serena
educazione all’affettività dei propri figli?
R. – Certo, perché la famiglia
viene prima dello Stato: è una società naturale, come riconosce la nostra Costituzione.
Evidentemente, la scuola ha un ruolo fondamentale di accompagnamento e di aiuto alla
famiglia, anche nell’insegnare ai ragazzi il rispetto della dignità di qualsiasi persona.
Ma questo è un ruolo sussidiario che può anche invadere i campi più delicati della
morale e della sessualità, ma questo sempre e soltanto se la famiglia è informata
ed è d’accordo: mai senza l’accordo della famiglia.