Dal Soglio al Recinto: un anno dopo, Benedetto XVI e le ultime ore del Pontificato
“Sono semplicemente un pellegrino che inizia l’ultima tappa del suo pellegrinaggio
sulla terra”. Così, il 28 febbraio di un anno fa, si congedava da Castel Gandolfo
e dal mondo Benedetto XVI, nel giorno in cui, alle 8 di sera, poneva fine al suo Pontificato.
Alessandro De Carolis ricorda nel suo servizio le parole del Papa che scandirono
gli istanti di quella indimenticabile giornata:
Quanto possono
essere lunghi cinque minuti? Cinque minuti per dire un grazie, che il cuore di chi
ascolta avverte come un addio mentre l’anima che lo pronuncia sa che è un arrivederci,
anche se un arrivederci a un domani inaspettato? I cinque minuti che Benedetto utilizza
in punta di voce per salutare i cardinali la mattina del suo ultimo giorno di Pontificato
non sono mai realmente trascorsi, durano ancora oggi. Le lancette della memoria sono
più lente di quelle di un orologio e tendono a rubare tempo al tempo quando il ricordo
porta dal fondo alla superficie un momento che merita di rimanere per sempre. Accade
in quei cinque minuti, nella Sala Clementina, quando il Papa che ha scelto di rimanere
nel recinto di Pietro dove nessuno aveva mai pensato di stare fa un inchino ideale
a chi verrà dopo di lui. Un inchino che per certi versi anticipa quello che il Successore
farà 13 giorni dopo:
“Continuerò ad esservi vicino con la preghiera, specialmente
nei prossimi giorni, affinché siate pienamente docili all’azione dello Spirito Santo
nell’elezione del nuovo Papa. Che il Signore vi mostri quello che è voluto da Lui.
E tra voi, tra il Collegio dei cardinali, c’è anche il futuro Papa, al quale già oggi
prometto la mia incondizionata reverenza ed obbedienza”.
Tra i 144 cardinali
che ascoltano in Sala Clementina questa modestia mangiata dall’emozione c’è anche
il cardinale di Buenos Aires, Jorge Mario Bergoglio, che qualche istante dopo si accosta
a Papa Benedetto per salutarlo con il calore che il mondo ancora non conosce ma che
la telecamera registra per intero. Pochi secondi tra i due, dopo quei “soli” cinque
minuti: la lunga storia che dura un giorno solo procede in fretta e una volta giunta
all’epilogo, davanti al rovente catino di Castel Gandolfo, sembra addirittura accelerare:
“Voi
sapete che questo mio giorno è diverso da quelli precedenti; non sono più Sommo Pontefice
della Chiesa cattolica: fino alle otto di sera lo sarò ancora, poi non più. Sono semplicemente
un pellegrino che inizia l’ultima tappa del suo pellegrinaggio in questa terra”.
Un
pellegrinaggio che per Papa Benedetto non ha più bisogno di ore, di minuti, di istanti,
ma solo del tempo concesso da Dio per stare con Lui. Con un solo obiettivo, il quale
anch’esso non avrà più bisogno della ribalta del mondo, ma solo di una stanza nascosta,
quella della coscienza:
“Con il mio cuore con il mio amore, con la mia preghiera,
con la mia vorrei ancora, con il mio cuore, con il mio amore, con la mia preghiera,
con la mia riflessione, con tutte le mie forze interiori, lavorare per il bene comune
e il bene della Chiesa e dell’umanità. E mi sento molto appoggiato dalla vostra simpatia.
Andiamo avanti insieme con il Signore per il bene della Chiesa e del mondo. Grazie,
vi imparto adesso con tutto il cuore la mia Benedizione. Ci benedica Dio onnipotente,
Padre e Figlio e Spirito Santo. Grazie, buona notte! Grazie a voi tutti!”.