Egitto. Si lavora alla squadra di governo. La priorità è la lotta al terrorismo. Al
Cairo 26 condanne a morte
In Egitto. Il premier incaricato, Ibrahim Mahlab, lavora alla composizione del nuovo
esecutivo, dopo le recenti dimissioni di quello guidato da Hazem Beblawi. Sono stati
riconfermati diversi ministri, compreso quello degli interni, Mohamed Ibrahim, il
capo dicastero del petrolio, Sherif Ismail, e quello della pianificazione, Ashraf
al-Arabi. Confermato anche il Ministero della difesa che rimane al capo dell’esercito,
il maresciallo Abdel Fattah al-Sisi. In questo scenario e mentre il Paese cerca di
costruire un profilo democratico, un tribunale de Il Cairo ha condannato a morte ventisei
persone ritenute colpevoli di aver pianificato attentati nel canale di Suez. La sentenza
definitiva, se confermata, arriverà il 19 marzo. Massimiliano Menichetti ne
ha parlato con la prof.ssaValentina Colombo della European Foundation
for Democracy e ricercatrice di storia dei Paesi islamici all’Università Europea di
Roma:
R. – Non sarà
un governo molto diverso dal precedente. Probabilmente cambieranno dei nomi: non è
ancora stato fatto il nome di al-Sisi, ma teniamo presente che si sa già che al-Sisi
concorrerà per la presidenza, per cui potrebbe essere una mossa anche quella di non
rinominarlo, proprio per dargli il tempo di organizzarsi per il futuro, che è un futuro
molto più importante. Nell’immaginario delle persone, al-Sisi è già presidente in
pectore.
D. – Che cosa ha in più questo esecutivo, rispetto al precedente
che si è dimesso, secondo alcuni, a sorpresa?
R. – Io credo si tratti semplicemente
di una questione interna: con molta probabilità, Beblawi aveva chiesto qualcosa che
non gli era stato dato e ha abbandonato. O addirittura, non possiamo neanche escludere
che lui non si sentisse l’"uomo forte" di cui l’Egitto ha bisogno. Bisogna avere anche
coraggio per prendere certe misure contro il terrorismo, in Egitto si rischia la vita.
Comunque, la mia convinzione è che sia cambiato un nome, un personaggio, ma non cambierà
la sostanza di questo governo.
D. – Ma chi è, secondo lei, Ibrahim Mahlab?
R.
– E’ un uomo forte, conosciuto. Forse, è l’uomo giusto per compiere delle azioni decise.
D’altronde, lui ha dichiarato proprio nelle ultime ore che il suo scopo è quello di
combattere al fianco del popolo egiziano e questo credo sia un messaggio che ai 90
milioni di egiziani sia decisamente utile.
D. – Lui dice: “Combattere il terrorismo
servirà per rilanciare il turismo”, ovvero l’economia: strategie essenziali?
R.
– Diciamo che senza il turismo l’Egitto è a terra. L’escalation di attentati
terroristici degli ultimi mesi: dal momento in cui i Fratelli musulmani stessi sono
stati dichiarati organizzazione terroristica, hanno iniziato a fare agire le loro
falangi. Se non loro in prima persona, sicuramente tutte quelle realtà armate, che
sono organizzazioni palesemente terroristiche, ideologicamente legate ai Fratelli
musulmani. Quindi, oggi come oggi lotta al terrorismo interno è una questione di sicurezza
per gli egiziani ma soprattutto di sicurezza economica: infatti, se il Paese dovesse
fare un ulteriore passo verso il baratro, rischia davvero di non risollevarsi mai
più.