Attacco Boko Haram ad un liceo nigeriano: il cardinale Onaiyekan, violenza indiscriminata
Un atto “efferato, brutale e insensato”. Con queste parole il presidente della Nigeria
Goodluck Jonathan ha condannato l’ennesima azione degli estremisti islamici di Boko
Haram che martedì notte hanno attaccato il liceo federale di Bani Yadi, nello Stato
nord orientale di Yobe, uccidendo brutalmente 43 studenti, quasi tutti maschi di età
compresa tra gli 11 e i 18 anni. Poi hanno dato alle fiamme l'edificio scolastico
e si sono dileguati nel buio. Nonostante lo stato d’emergenza proclamato a maggio
dalle autorità federali, sono dunque stati presi di mira ancora una volta dei giovani
inermi, ritenuti “colpevoli” dai Boko Haram di volere una educazione “all'occidentale”.
Dall'inizio dell'insurrezione contro il governo, nel 2009, i miliziani hanno già compiuto
eccidi di questo genere in numerose scuole e luoghi di culto, soprattutto cristiani.
Ce ne parla il card. John Olorunfemi Onaiyekan, arcivescovo di Abuja, intervistato
da Giada Aquilino:
R. – Hanno colpito
i ragazzi e risparmiato le ragazze, alle quali hanno detto di andare a casa a sposarsi
e di non perdere tempo con la scuola. La loro idea è che la scuola “all’occidentale”
non solo non sia utile, ma sia anche dannosa. Secondo il loro modo di pensare, l’unica
maniera per formarsi sarebbe quella islamica. Abbiamo visto che oggigiorno la formazione
dei giovani a livello scientifico è uguale dappertutto, in tutto il mondo. Questa
gente invece rifiuta l’insegnamento moderno.
D. – Perché i Boko Haram agiscono
con tanta violenza?
R. – Non saprei dirlo. Anche per noi nigeriani è qualcosa
di incomprensibile. Cosa ci può essere nella testa di questa gente, che circonda il
dormitorio di una scuola con ragazzi e ragazze, che non hanno fatto niente, che dà
loro fuoco e che - a coloro che cercavano di scappare - taglia la gola? Questo per
noi nigeriani è una crudeltà, una violenza che non ha senso. Qui non si tratta di
un attacco contro una chiesa o contro una scuola cattolica: la religione qui non c’entra!
Uccidono così anche i musulmani.
D. – Anche i musulmani, cioè, che non sono
allineati con le loro idee vengono uccisi?
R. – Il che vuol dire la grande
maggioranza dei musulmani nigeriani. Allora si tratta di una violenza indiscriminata.
Ho provato tanta pena, tanto dolore, come tutti i nigeriani, sia musulmani, sia cristiani.
D.
– Allora perché molta stampa internazionale, quando si evoca la Nigeria, parla di
violenze a sfondo religioso?
R. – Sembra che sia quasi diventato un dogma.
Ogni volta che c’è un disordine, la stampa parla di cristiani e musulmani. E’ lo stesso
problema che ha adesso la Chiesa del Centrafrica. La stampa internazionale, infatti,
parla sempre di milizie cristiane e la Chiesa centrafricana ha detto: “Non abbiamo
organizzato alcuna milizia”. Anzi, la leadership dei cristiani e dei musulmani in
Centrafrica ha fatto dei tentativi per agire insieme, per calmare le acque e risolvere
i problemi.
D. – Nel suo messaggio Urbi et Orbi, il giorno di Natale, Papa
Francesco ha ricordato la Nigeria e ha pregato per convertire il cuore dei violenti,
affinché prevalgano il dialogo e la pace. Ecco: per dove passano in Nigeria il dialogo
e la pace oggi?
R. – Preghiamo sempre, come dice il Santo Padre: preghiamo
affinché Dio cambi il cuore dei violenti. Dobbiamo credere anche che Dio può, quando
vuole, come vuole, agire nel cuore di questa gente. Un’altra cosa poi è il dialogo:
dialogare vuol dire che le parti si mettono insieme, sono d’accordo per parlare. Ma
quando non c’è la volontà di parlare, né il forum per parlare, come si può dialogare?
Questo è il problema che abbiamo adesso in Nigeria. Credo, però, che il governo potrebbe
fare di più: se ci fossero dei musulmani che nelle loro moschee, nelle loro comunità,
parlassero con Boko Haram e poi venissero a dare dei riscontri al resto del Paese,
forse si potrebbero compiere dei progressi.