Tratta e sfruttamento dei minori nel Rapporto di "Defence for children"
Presentato a Roma il rapporto “Impact” di “Defence for children” sulla tratta e lo
sfruttamento dei minori in Europa. Lo studio ha interessato quattro Paesi campione:
Italia, Portogallo, Grecia e Cipro. “Defence for children” ha raccolto dati e interviste
con altre tre Ong europee, cercando cause ed effetti di un fenomeno sempre più in
aumento. Il servizio di Elvira Ragosta:
Frammentazione
delle politiche che combattono la tratta minorile, discriminazione dei gruppi e assenza
di pratiche di prevenzione. Questi i dati emersi dal rapporto, che ha formulato anche
una serie di raccomandazioni ai Paesi sulla gestione di un fenomeno complesso, in
particolare perché riguarda i minori. Tra i problemi c’è anche quello dei dati, come
ha spiegato Pippo Costella di “Defence for children”:
R. - I numeri
sono uno dei problemi del sistema: i dati disponibili sull’infanzia e l’adolescenza
sono tutti frammentati. Questo viene messo in luce dal Rapporto ed è peraltro una
delle raccomandazioni prioritarie, che viene rivolta dalle Nazioni Unite al nostro
Paese, proprio come uno degli elementi capaci di rendere vulnerabile il sistema e
vulnerabili i minorenni che dovrebbero essere protetti da esso”.
D. - Nello
studio è stata anche affrontata la tratta minorile in relazione agli sbarchi di migranti
a Lampedusa...
R. - C’è una sovrapposizione tra la protezione dei minori, che
tutti quanti dichiarano elemento fondamentale delle politiche e, invece, il controllo
migratorio. Un minore spesso non è considerato come un minore, ma come un migrante.
Quindi, viene assoggettato a una serie di pratiche, anche discriminatorie, che gli
levano i contesti di protezione di cui avrebbe necessità”.
D. - Ma quali sono
le differenze, tra i quattro Paesi analizzati, nella gestione del fenomeno?
R.
- “In tutti i Paesi, che abbiamo osservato, ci sono dei tratti abbastanza comuni:
la frammentazione delle politiche, la differenza tra la teoria e la pratica, questa
sovrapposizione tra politiche e regimi migratori o anti migratori a istanze invece
relative alla protezione dell’infanzia. In alcuni casi ci sono delle buone prassi,
che però anche in conseguenza di tagli trasversali che ci sono stati in tutta Europa
- alle risorse destinate alla protezione, al welfare, alle problematiche di carattere
sociale - sono messe in forte crisi”.
Sulla tratta e lo sfruttamento minorile
in Italia è intervenuto mons. Giancarlo Perego, direttore della Fondazione
Migrantes:
“In questi anni, la crisi ha creato preoccupazione, in ordine
della tutela dei diritti dei minori, in senso generale. Penso al 20% dei minori in
Italia, che vivono in famiglie che sono in condizioni di povertà. Sappiamo che sono
9 milioni e questo elemento di vita della povertà diventa tante volte rischioso, perché
genera abbandono sul piano della scuola. Dopo 40 anni, l’abbandono scolastico in Italia
è in crescita e crea una serie di percorsi di devianza giovanile, dentro il quale
c’è anche il rischio della prostituzione giovanile. Su 23 mila contatti con persone
vittime di prostituzione, circa il 5% sono bambini. Credo che la comunità cristiana,
ma anche la comunità civile, debba mettere in atto questa attenzione, questo ascolto,
che poi si trasforma in protezione, con leggi che diano nuove strutture. Oggi, certamente,
il tema del reddito di cittadinanza può andare incontro a quel 20 per cento di minori,
che vivono nella povertà”.