Policlinico Gemelli, struttura contro il cyberbullismo: offrirà aiuto a vittime e
autori di violenze
Inaugurato al Policlinico Gemelli di Roma un Centro dedicato al bullismo via web,
ovvero il cyberbullismo. Fatto di violenze psicologiche, insulti, offese e rivelazione
di segreti online, il cyberbullismo è un fenomeno in continua crescita. Ricerche evidenziano
che 4 minori su 10 sono testimoni di atti di bullismo verso coetanei percepiti diversi
per aspetto fisico, orientamento sessuale o perché stranieri. Nella capitale, un minore
su tre che dichiara di aver subito traumi fisici o emozionali. L’ambulatorio che nasce
al Gemelli sarà a disposizione sia delle vittime, sia degli autori delle violenze
virtuali. Adriana Masotti ne ha chiesto il perché al dott. Federico Tonioni,
ricercatore dell’Istituto di Psicologia e Psichiatria dell’Università Cattolica di
Roma:
R. - E’ ovvio
che vittime e bulli fanno parte della stessa "operazione", che chiamiamo cyberbullismo
e che riguarda la gestione dell’aggressività, degli istinti e dell’impulsività tra
gli adolescenti, da due prospettive diametralmente opposte. Dobbiamo considerare che
le vittime del bullismo hanno bisogno - oltre che di un sostegno psicologico - anche
di lavorare sulla propria aggressività. E’ stato visto che l’aggressività di chi è
potenzialmente vittima, delle volte, è molto trattenuta, è come ripiegata su se stessa:
ovvero, una vittima può rendersi disponibile inconsapevolmente alla persecutorietà
ancor prima di aver incontrato il primo bullo. Per aggressività io intendo l’accezione
positiva di questo termine, quindi la tendenza o l’istinto che ognuno di noi mette
in atto per avere uno spazio nella realtà, nel mondo. Per cui è una accezione assolutamente
positiva e costruttiva dell’aggressività quella che sto sottolineando. A differenza
dei bulli, quindi, che invece faranno un lavoro che come focus avrà l’empatia e la
possibilità di evocare e di generare dentro di loro un abbozzo di senso di colpa.
Fatto questo, un bullo riesce a mettersi nei panni dell’altro. Abbiamo pensato di
considerare ovviamente anche i bulli, perché nessun bambino in origine nasce tale,
nasce bullo. Per cui sia nelle vittime, sia nei bulli contiamo di lavorare sull’affettività.
D.
- Questo fenomeno del cyberbullismo è in continua crescita. Addirittura, si dice sia
una fonte primaria di angoscia per gli adolescenti oggi…
R. - Perché dietro
al cyberbullismo ci sono le relazioni tra gruppi di pari negli adolescenti. Gli adolescenti
vivono di relazioni, vivono di immagine. Il cyberbullismo è un qualcosa che, attraverso
l’aggressività, distrugge l’immagine delle persone e compromette la loro identità
in fieri. Tant’ è che gli episodi ultimi di cronaca sono stati drammatici,
ma dietro a quelli ci sono tutta un’altra serie di disagi che scaturiscono proprio
da questo, anche perché online gli istinti sono esacerbati proprio perché manca il
contatto dal vivo, il contatto fisico. Perché online mancano gli adulti, nei social
network e nelle chat, e gli adulti in ogni caso costituiscono un limite, anche solo
con la loro presenza. Un altro motivo molto importante è che c’è un grandissimo numero
di spettatori online: lo spettatore ha un ruolo fondamentale sia per interrompere
l’atto di bullismo, sia per alimentarlo, più o meno inconsapevolmente. E pensate online
quanti spettatori ci sono…
D. - Non c’è solo il computer però, c’è anche il
cellulare: ancora più pericoloso nelle mani dei più giovani...
R. – Sì, perché
a differenza del computer, del computer classicamente inteso, con il telefonino uno
può fare una ripresa estemporanea - come sappiamo bene tutti - e mandarlo immediatamente
online in tempo reale.
D. - Voi sottolineate anche il ruolo delle famiglie
e della scuola per far fronte a questo fenomeno…
R. - Assolutamente sì. E’
fondamentale, sia le famiglie che la scuola, tant’è che abbiamo in animo - e sono
stati iniziati anche dei contatti informali - proprio per collaborare nelle scuole,
attraverso l’Associazione nazionale presidi e con la Polizia Postale, che da ormai
tanti anni fa questo lavoro egregiamente.
D. - Al Gemelli, però, che cosa
si potrà trovare?
R. - Delle persone in grado di sostenere psicologicamente,
colloquiare individualmente con le persone - sia bulli che vittime che vengono a trovarci
- e di formare piccoli gruppi per lenire gli atti di bullismo e prendersi cura dei
danni reali del bullismo e riabilitare i bulli, qualora ci venissero a trovare… Insomma,
questa è la mia speranza. C’è uno spazio anche per i genitori. Cerchiamo, quindi,
di offrire quello che è stato fatto nel nostro lavoro precedente sulla dipendenza
da Internet o comunque sulle relazioni online degli adolescenti, ampliandolo a questa
che è, secondo me e non solo secondo me, una tragedia.