Il Papa: bimbi affamati nei campi profughi e i fabbricanti d’armi fanno festa
Bimbi affamati nei campi profughi, mentre i fabbricanti d’armi fanno festa nei salotti.
E’ l’immagine forte che Papa Francesco ha evocato nella Messa di martedì mattina a
Casa Santa Marta. Tutta l’omelia del Pontefice è stata un accorato appello per la
pace e contro ogni guerra, nel mondo come in famiglia. Il Papa ha ribadito che la
pace non può essere solo una “parola” e ha esortato tutti i cristiani a non “abituarsi”
allo scandalo della guerra. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Da dove vengono
le guerre e le liti in mezzo a voi? Papa Francesco ha preso spunto dalla Lettera dell’Apostolo
Giacomo, nella Prima Lettura, per levare una vibrante condanna di tutte le guerre.
E commentando i litigi tra i discepoli di Gesù per chiarire chi fosse il più grande
tra loro, ha subito evidenziato che quando “i cuori si allontanano nasce la guerra”.
“Ogni giorno, sui giornali, troviamo guerre – ha constatato con amarezza – in questo
posto si sono divisi in due, cinque morti”, in un altro luogo altre vittime: “E i morti sembrano far parte di una contabilità quotidiana. Siamo abituati
a leggere queste cose! E se noi avessimo la pazienza di elencare tutte le guerre che
in questo momento ci sono nel mondo, sicuramente avremmo parecchie carte scritte.
Sembra che lo spirito della guerra si sia impadronito di noi. Si fanno atti per commemorare
il centenario di quella Grande Guerra, tanti milioni di morti… E tutti scandalizzati!
Ma oggi è lo stesso! Invece di una grande guerra, piccole guerre dappertutto, popoli
divisi… E per conservare il proprio interesse si ammazzano, si uccidono fra di loro”.
“Da
dove vengono le guerre e le liti che sono in mezzo a voi?”, ribadisce il Papa. “Le
guerre, l’odio, l’inimicizia – ha risposto – non si comprano al mercato: sono qui,
nel cuore.” Ha così ricordato che quando da bambini, nel catechismo, “ci spiegavano
la storia di Caino e Abele, tutti noi eravamo scandalizzati”, non si poteva accettare
che uno uccidesse il fratello. Oggi, però, “tanti milioni si uccidono tra fratelli,
fra di loro. Ma siamo abituati”. La Prima Guerra Mondiale, ha detto ancora, “ci scandalizza,
ma questa grande guerra un po’ dappertutto”, un po’ “nascosta, non ci scandalizza!
E muoiono tanti per un pezzo di terra, per una ambizione, per un odio, per una gelosia
razziale”. “La passione – ha soggiunto – ci porta alla guerra, allo spirito del mondo”:
“Anche abitualmente davanti a un conflitto, ci troviamo in una situazione
curiosa: andare avanti per risolverlo, litigando. Col linguaggio di guerra. Non viene
prima il linguaggio di pace! E le conseguenze? Pensate ai bambini affamati nei campi
dei rifugiati… Pensate a questo soltanto: questo è il frutto della guerra! E se volete
pensate ai grandi salotti, alle feste che fanno quelli che sono i padroni delle industrie
delle armi, che fabbricano le armi, le armi che finiscono lì. Il bambino ammalato,
affamato, in un campo di rifugiati e le grandi feste, la buona vita che fanno quelli
che fabbricano le armi”.
“Cosa succede nel nostro cuore?”, ha ripetuto.
L’Apostolo Giacomo, ha detto il Papa, ci dà un consiglio semplice: “Avvicinatevi a
Dio ed Egli si avvicinerà a voi”. Quindi, ha avvertito che “questo spirito di guerra,
che ci allontana da Dio, non è soltanto lontano da noi” è “anche a casa nostra”:
“Quante
famiglie distrutte perché il papà, la mamma non sono capaci di trovare la strada della
pace e preferiscono la guerra, fare causa… La guerra distrugge! ‘Da dove vengono le
guerre e le liti che sono in mezzo a voi? Forse non vengono dalle vostre passioni?’.
Nel cuore! Io vi propongo oggi di pregare per la pace, per quella pace che soltanto
sembra sia diventata una parola, niente di più. Perché questa parola abbia la capacità
di agire, seguiamo il consiglio dell’Apostolo Giacomo: ‘Riconoscete la vostra miseria!”.
Quella miseria, ha proseguito, da cui vengono le guerre: “Le guerre nelle
famiglie, le guerre nel quartiere, le guerre dappertutto”. “Chi di noi ha pianto –
ha domandato ancora – quando legge un giornale, quando in tv vede quelle immagini?
Tanti morti”. “Le vostre risa – ha detto riprendendo l’Apostolo Giacomo – si cambino
in lutto e la vostra allegria in tristezza…”. Questo, ha detto, “è quello che deve
fare oggi 25 febbraio” un “cristiano davanti a tante guerre, dappertutto”: “Piangere,
fare lutto, umiliarsi”. “Il Signore – ha concluso – ci faccia capire questo e ci salvi
dall’abituarci alle notizie di guerra”.