Crisi Ucraina: l’Onu chiede il rispetto dell'integrità territoriale
Bisogna preservare “'unità e l'integrità territoriale dell'Ucraina”. Così il Segretario
Generale delle Nazioni Unite Ban ki-Moon sugli ultimi sviluppi nel Paese. La Russia
intanto parla di tendenze "dittatoriali" e "metodi terroristici". Mosca mostra anche
perplessità per il sostegno europeo alle elezioni presidenziali anticipate da Kiev
al 25 maggio, mentre non si ha ancora nessuna notizia dell’ex presidente ucraino Viktor
Yanukovich, ricercato per il reato di strage. Massimiliano Menichetti:
Nessuna notizia
certa sulla sorte dell’ex presidente ucraino Viktor Yanukovich, l’ex capo dello Stato,
ricercato per reato di strage si troverebbe, ma non è confermato, a Sebastopoli, il
porto della Crimea dove ha sede la flotta della Russia sul Mar Nero e sarebbe pronto
a cercare riparo proprio a Mosca. E’ accusato per la dura repressione delle manifestazioni
del 20 febbraio a Kiev in cui hanno perso la vita 82 persone, molti falcidiati dai
cecchini. E proseguono le manifestazioni filo russe a Sebastopoli dove è stato eletto
sindaco l'imprenditore russo Alexei Chalov. Intanto il presidente provvisorio ucraino
ad interim nonché premier e presidente del parlamento, Oleksandr Turcinov, ha incontrato
ieri il capo della diplomazia Ue Catherine Ashton. Sul tappeto il rilancio immediato
dei negoziati con l’Ue e la firma dell’accordo di associazione e libero scambio che
era stata congelata a fine novembre. La Russia però alza i toni e parla di tendenze
"dittatoriali" e "metodi terroristici" che stanno emergendo in Ucraina, mostrando
anche perplessità per il sostegno europeo alle elezioni presidenziali anticipate al
25 maggio. L’Onu intanto ribadisce che bisogna preservare l'unità e l'integrità territoriale
dell’Ucraina sottolineando la necessità di “astenersi dalla violenza e di sostenere
i principi della democrazia e dei diritti umani”. E Osce, l'Organizzazione per la
Sicurezza e la Cooperazione in Europa, ha proposto la creazione di un gruppo di contatto
internazionale a sostegno della transizione politica. Pronti anche aiuti economici,
invocati dal governo provvisorio di Kiev, da parte del Fondo Monetario Internazione
ed Europa a fronte del blocco dei 15 miliardi di dollari promessi da Mosca. Sul fronte
diplomatico il presidente francese Hollande chiede al russo Putin di collaborare con
l’Ue, mentre oggi arriva a Kiev anche il vice-segretario di Stato statunitense, William
Burns.
Sulla situazione in Ucraina, il commendto di Massimiliano Di Pasquale
autore del libro "Ucraina terra di confine" edito da "Il Sirente":
R. – La situazione
in Ucraina è ancora complessa. E’ vero che Yanukovich è stato deposto e adesso c’è
un governo provvisorio con a capo Turcinov, l’ex-braccio destro della Timoshenko e
c’è un mandato di cattura per Yanukivich, che non si sa bene dove sia, però la situazione
è molto grave. Dico questo perché anche nella città di Kharkiv, che è la seconda città
d’Ucraina, polo industriale famoso anche all’epoca dell’Unione Sovietica, ci sono
scontri tra "titushki", che sono queste milizie irregolari, reclutate da Yanukovich,
comunque filo russe, e i manifestanti di "Euromaidan". La situazione è tutt’altro
che pacificata. Kharkiv è una roccaforte importante: se il tentativo di secessione
lì non va in porto allora l’Ucraina può stare sicura. Ma la battaglia in questo momento
è proprio a Kharkiv.
D . –Differente comunque la situazione in Crimea…
La
Crimea è sempre stata una roccaforte russofona. E’ più facile mobilitare una protesta
e configurare uno scenario come quello dell’Ossezia del Sud, nel 2008, quando, con
la scusa della tutela della popolazione russofona, i carri armati invasero la Georgia.
Uno scenario di questo tipo è più probabile in Crimea piuttosto che nelle regioni
dell’Est. Però è chiaro che in questo momento c’è grande paura per quello che potrebbe
succedere a Kharkiv.
D. - In questo scenario Unione europea e Stati Uniti fanno
pressione su Mosca affinché non ci sia un intervento, è un rischio reale?
R
. – Il rischio è reale. L’intervento di Mosca potrebbe creare veramente una guerra
civile. Finora non c’è stata una guerra civile, anche se molti l’hanno definita così.
C’è stata una guerra del popolo: del popolo dell’Est e dell’Ovest contro un regime
che è diventato una sorta di dittatura sanguinaria, visto quello che è successo nelle
ultime settimane, non una guerra civile. Il rischio però di manipolare delle folle
russofone - ricordiamoci che in Crimea sono stati emessi tanti passaporti russi a
cittadini ufficialmente ucraini - potrebbe creare uno scenario molto pericoloso.
D.
– Sono state anticipate le elezioni presidenziali al 25 maggio, anche la Timoshenko
ha in un certo qual modo ribadito che non si candiderà…
R. – La Timoshenko
ha dichiarato che non si vuole candidare in questa fase, non ha escluso la candidatura
alle presidenziali il 25 di maggio.
D. – Questo porta una continuità con la
"rivoluzione arancione" o ci sono differenze?
R. – Io credo che esistano differenze
tra la "rivoluzione arancione" e questa rivoluzione, soprattutto anche rispetto alla
polarizzazione Est-Ovest, perché la "rivoluzione arancione" nacque appunto come sussulto
contro un regime corrotto che attraverso il broglio elettorale perpetrato da Yanukovich
voleva insediare Yanukovich al potere. Poi ci fu la ripetizione del voto e vinse la
coalizione degli arancioni. Però in quel momento era configurabile una dialettica
Est contro Ovest, che è una dialettica che poi è cambiata nel corso degli anni. Adesso,
invece, come ripeto c’è stata sollevazione popolare di tutto il popolo ucraino contro
il regime Yanukovich e questo ha riguardato sia le roccaforti nazionaliste come Leopoli
o le città dell’Ovest, ma anche città dell’Est. Ci sono stati "Euromaidan" molto forti
a Kharkiv, a Zaporozhye, che era una città industriale dell’ex-Unione sovietica e
addirittura qualche manifestante in Crimea per cui la situazione è diversa. Poi comunque
io credo che gli eventi di questi giorni abbiano dimostrato che si chiude la fase
del post soviet, quella fase che non si era conclusa nel 2004, ci vuole un ricambio,
una rigenerazione della nazione ucraina. Il ricambio passa anche per nuovi volti e
nuovi politici. Occorre non ripetere l’errore fatto dagli arancioni, nel 2004,
quando le liti continue tra Timoshenko e Yushenko portarono a una crisi dell’elite
che aveva vinto. In questo momento occorre unitarietà, occorre mettersi d’accordo
su un candidato unitario per vincere le elezioni.
D. - Questo dal punto di
vista interno. In questa situazione però è altrettanto necessario che il popolo ucraino
sia sostenuto dall’Unione Europea, anche economicamente…
R. – Questa è un’altra
delle priorità per cui in questa prima fase è importante che si vada a negoziare con
l’Europa e con il Fondo monetario internazionale presentando una persona che sia credibile
e che dia garanzie.