"Strane straniere": storie di immigrate in Italia diventate imprenditrici
Continua a Roma il progetto “Strane Straniere”, che presenta le storie di altre cinque
imprenditrici immigrate in Italia: donne che hanno superato lo stereotipo dello “straniero”
e si sono cimentate in diverse avventure imprenditoriali. Racconteranno le loro esperienze
domenica prossima al “Circolo degli artisti”, per dimostrare che si può fare integrazione
e impresa anche in tempo di crisi. Il servizio è di Elvira Ragosta:
Sono donne,
straniere, alcune molto giovani, e fanno impresa in Italia. Rappresentano, solo a
Roma, il 13% delle imprenditrici e si raccontano nel progetto “Strane Straniere”,
un’iniziativa dell’antropologa Maria Antonietta Mariani e della scrittrice Sarah Zuhra
Lukanic. L’idea è quella di creare una rete tra le tantissime donne straniere venute
in Italia, per scelta o per necessità, talvolta con la loro famiglia, affinché le
loro storie possano essere un esempio di integrazione e di realizzazione. Il secondo
incontro di “Strane Straniere” presenta cinque esperienze, eterogenee per provenienza
e per categoria economica. C’è Gloria, giovane nigeriana arrivata in Italia 15 anni
fa, che dopo aver fatto apprendistato presso una tipografia romana, oggi è diventata
grafica digitale; Margarita, la sarta colombiana che ha messo su una “clinica di vestiti”;
Elsa, che da docente di filosofia è diventata cuoca ed è sempre stata molto attiva
in Italia nel volontariato. Poi c’è Daisy, laureata in medicina che ha esportato le
tecniche ayurvediche tramandatele da suo nonno, e infine Neda, designer iraniana che
a Roma ha aperto una boutique della bellezza con una socia italiana. MariaAntonietta Mariani:
R. – Il progetto, sì, continua: procediamo con la
raccolta del materiale documentario e con le interviste. Quindi, la rete sta crescendo.
D.
– Cosa hanno in comune tutte queste imprenditrici straniere e cosa invece le divide?
R.
– Hanno sicuramente in comune una grande forza e – nonostante le avversità, nonostante
vissuti complicati, la diversità dei Paesi di provenienza e anche una differenza,
se vogliamo, di formazione culturale – hanno una grande passione per l’attività che
hanno scelto, e anche una grande capacità di mettersi in relazione con il territorio
e con quello che hanno trovato qui a Roma, in Italia.
D. – Conoscendo le imprenditrici
straniere, quelle romane hanno poi iniziato un collegamento con loro?
R. –
Certo, perché anche noi stiamo creando attraversando l’idea di “Strane Straniere”
una nuova entità, che è una rete. Stiamo facendo il lavoro, che è un lavoro antropologico,
di vedere com’è questo fenomeno dell’imprenditoria femminile immigrata in Italia,
ma stiamo anche costruendo un nuovo modo, una nuova metodologia, che è quella di aprirci
mentre lavoriamo. Un cantiere, quindi, in realtà.