2014-02-24 15:31:08

"Strane straniere": storie di immigrate in Italia diventate imprenditrici


Continua a Roma il progetto “Strane Straniere”, che presenta le storie di altre cinque imprenditrici immigrate in Italia: donne che hanno superato lo stereotipo dello “straniero” e si sono cimentate in diverse avventure imprenditoriali. Racconteranno le loro esperienze domenica prossima al “Circolo degli artisti”, per dimostrare che si può fare integrazione e impresa anche in tempo di crisi. Il servizio è di Elvira Ragosta:RealAudioMP3

Sono donne, straniere, alcune molto giovani, e fanno impresa in Italia. Rappresentano, solo a Roma, il 13% delle imprenditrici e si raccontano nel progetto “Strane Straniere”, un’iniziativa dell’antropologa Maria Antonietta Mariani e della scrittrice Sarah Zuhra Lukanic. L’idea è quella di creare una rete tra le tantissime donne straniere venute in Italia, per scelta o per necessità, talvolta con la loro famiglia, affinché le loro storie possano essere un esempio di integrazione e di realizzazione. Il secondo incontro di “Strane Straniere” presenta cinque esperienze, eterogenee per provenienza e per categoria economica. C’è Gloria, giovane nigeriana arrivata in Italia 15 anni fa, che dopo aver fatto apprendistato presso una tipografia romana, oggi è diventata grafica digitale; Margarita, la sarta colombiana che ha messo su una “clinica di vestiti”; Elsa, che da docente di filosofia è diventata cuoca ed è sempre stata molto attiva in Italia nel volontariato. Poi c’è Daisy, laureata in medicina che ha esportato le tecniche ayurvediche tramandatele da suo nonno, e infine Neda, designer iraniana che a Roma ha aperto una boutique della bellezza con una socia italiana. Maria Antonietta Mariani:

R. – Il progetto, sì, continua: procediamo con la raccolta del materiale documentario e con le interviste. Quindi, la rete sta crescendo.

D. – Cosa hanno in comune tutte queste imprenditrici straniere e cosa invece le divide?

R. – Hanno sicuramente in comune una grande forza e – nonostante le avversità, nonostante vissuti complicati, la diversità dei Paesi di provenienza e anche una differenza, se vogliamo, di formazione culturale – hanno una grande passione per l’attività che hanno scelto, e anche una grande capacità di mettersi in relazione con il territorio e con quello che hanno trovato qui a Roma, in Italia.

D. – Conoscendo le imprenditrici straniere, quelle romane hanno poi iniziato un collegamento con loro?

R. – Certo, perché anche noi stiamo creando attraversando l’idea di “Strane Straniere” una nuova entità, che è una rete. Stiamo facendo il lavoro, che è un lavoro antropologico, di vedere com’è questo fenomeno dell’imprenditoria femminile immigrata in Italia, ma stiamo anche costruendo un nuovo modo, una nuova metodologia, che è quella di aprirci mentre lavoriamo. Un cantiere, quindi, in realtà.







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