Egitto: il governo si dimette. Distrutti otto tunnel con la Striscia di Gaza
In Egitto, il primo ministro, Hazem al-Beblawi, ha annunciato stamani le dimissioni
sue e del governo. La notizia giunge a poche settimane dalle elezioni presidenziali
che si dovrebbero tenere a metà aprile. Intanto, l’esercito del Cairo ha distrutto
altri otto tunnel usati per il contrabbando con la Striscia di Gaza. Dal 2011, sono
circa 1.300 le gallerie eliminate, dalle quali passavano illegalmente armi ma anche
beni necessari alla stremata popolazione di Gaza. Giancarlo La Vella ne ha
parlato con Antonio Ferrari, analista politico ed esperto del Medio Oriente:
R. – I tunnel
sono una vena giugulare fondamentale per la Striscia di Gaza, che in realtà è una
prigione a cielo aperto con un’unica uscita verso l’Egitto. Ora, è chiaro che non
c’è più Morsi in Egitto e c’è un atteggiamento molto più duro nei confronti degli
estremisti islamici, che invece Morsi e il regime precedente tollerava. Detto questo,
è vero che attraverso questi tunnel passavano armi e forse erano anche vie di fuga
per eventuali azioni all’interno del Sinai, provenendo dalla Striscia di Gaza. Ma
il fatto di lasciare una popolazione già provata e anche soffocata dalla chiusura
della maggior parte delle vie che dalla Striscia raggiungono l’Egitto, diventa una
forma di tortura – io credo – inaccettabile.
D. – E’ pensabile, secondo te,
un controllo internazionale di quanto passa attraverso i confini per la popolazione
di Gaza?
R. – Tutto è estremamente difficile. Se ci fosse un’unica Autorità
nazionale palestinese su entrambe le porzioni del territorio palestinese – Cisgiordania
e la Striscia di Gaza – sarebbe quanto meno più facilitato… Ma oggi abbiamo in pratica
due governi all’interno della stessa autorità, anzi uno che si considera quasi esterno,
che è Hamas a Gaza, mentre l’altro che sta a Ramallah e che è quello ufficiale dell’Autorità
nazionale palestinese. E’ evidente che nessuno vuole trattare apertamente con il governo
di Hamas, considerato un’organizzazione a rischio, come ben sappiamo. E quindi se
non si riconosce la controparte, diventa difficile poi farle accettare quella che
potrebbe essere una soluzione possibile: un controllo internazionale o un controllo
da parte di una forza condivisa non per evitare che passino i generi alimentari -
che invece devono passare - ma per evitare che passino le armi.