"Vado da Francesco", padre Enzo Fortunato racconta in un libro i pellegrinaggi ad
Assisi
Racconti sulla ricerca di Dio iniziata quasi per caso, nel libro di padre Enzo Fortunato,
direttore della Sala Stampa del Sacro Convento d’Assisi, dal titolo “Vado da Francesco”.
Si narra di uomini e donne, poveri e potenti che visitano Assisi, attratti dalla bellezza
artistica, ma che poi scoprono la spiritualità, che a volte resta sepolta dalla vita
quotidiana. Ma da cosa è nata l’idea di questo libro? Maura Pellegrini Rhao,
lo ha chiesto allo stesso padre Enzo Fortunato:
R. - Nasce dalla
consapevolezza di far emergere la tensione spirituale presente in ogni uomo. Ci siamo
accorti, accogliendo diversi pellegrini - non solo vip, ma anche gli uomini attratti
dalla cultura, dall’arte e poi coloro che sono attratti dalla figura di Francesco
di Assisi, che in tutti c’è questo grande desiderio di spiritualità. La cosa più bella
è vedere quando arrivano i pellegrini ad Assisi - prima ancora dei pellegrini i turisti
- che vengono solo per l’arte e poi, attraverso la scoperta della vita di Francesco,
iniziano a porre le domande su Dio e sul Vangelo. Questo è quello che mi ha colpito
di più e che mi ha portato ad una consapevolezza, cioè “verbalizzare”, quasi come
un amanuense, questa tensione spirituale in modo che l’uomo di oggi potesse soffermarsi,
riflettere ed anche meditare su questo grande tesoro che a volte è sepolto da tante
cose e non emerge.
D. - Secondo quale criterio sono state scelte le figure
che compongono il suo libro?
R. - Una scelta molto equilibrata. Porre da una
parte quella società “invisibile” che arriva dalle periferie e dall’altra quegli uomini
che sono conosciuti dal grande pubblico. Persone che non ti aspetti ma che riescono
a verbalizzare, a “balbettare” lo stupore di Dio nella vita di Francesco.
D.
- Qualche episodio che l’ha colpita particolarmente?
R. - Uno molto semplice:
un anziano signore che accompagnava la moglie paralizzata, immobile su una sedia a
rotelle. La serenità, il sorriso e l’abnegazione di questa persona è stata una grande
lezione di vita. Fa comprendere il senso vero e genuino dell’esistenza, quando è spesa
nella fedeltà fino al dono totale di sé. Accanto a questa pagina ce n’è anche un’altra
quella di Roberto Benigni che scrisse: “La povertà genera l’amore; l’amore partorisce
la carità; la carità conduce all’estasi”. Se metti insieme le iniziali di queste parole
viene fuori la parola “pace”.
D. - La sua personale esperienza?
R. -
La prima volta che sono arrivato ad Assisi era in gita scolastica ed è stata proprio
quella gita che mi ha fatto conoscere Francesco. Questo è il miracolo: chi viene da
turista - solo per l’arte e la cultura - attraverso quella “Bibbia dei poveri”, gli
affreschi della Basilica, torna a casa da pellegrino.