Spendere la vita al servizio della Chiesa: così il neo-porporato Gualtiero Bassetti
Neo-cardinale è anche l’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve Gualtiero Bassetti.
Fabio Colagrande gli ha chiesto cosa significhi per la sua diocesi avere un
vescovo cardinale:
R. – Certamente
per loro è un fatto che li ricollega con Papa Leone XIII (già cardinale a Perugia,
ndr), di cui è rimasto un grandissimo ricordo storico: anche viaggiando per l’episcopio,
dappertutto emerge la sua figura e la sua azione pastorale. Ora, in un momento in
cui è un po’ come ai tempi di Papa Leone, l’Umbria soffre, essendo una piccola regione,
anche più delle altre, forse, di questa crisi economica e morale, veramente è stata
una carezza del Signore e una carezza di Papa Francesco. La gente, ma anche le istituzioni
l’hanno vista in questo senso. Quindi, veramente, l’Umbria è fiera non per la mia
persona ma perché il Papa si è chinato sul vescovo di Perugia … D’altra parte, è anche
il cuore di una spiritualità, l’Umbria: ricordiamo che gli ultimi dieci anni ha dato
il nome a due Pontefici, a Benedetto e a Francesco. Benedetto, Patrono dì Europa,
Francesco, Patrono d’Italia … Poi, è significativa per i suoi Santi, è un centro spirituale
enorme a livello mondiale, soprattutto Assisi e Perugia è a 15 km da Assisi. La indicai
anche al Santo Padre: gli dissi “Guardi, quella là è Perugia!”, e lui disse: “Così
vicina, a 15 km da Assisi!”. E poi, naturalmente, il vescovo di Assisi è anche metropolita
di gran parte dell’Umbria, compresa Assisi e quando io sono arrivato vescovo a Perugia,
una delle cose che più mi ha allargato il cuore è stato anche questo rapporto con
Assisi dato dalla metropolìa.
D. – Il Papa vi ha detto di accogliere il cardinalato
con semplicità e con umiltà, non come un onore, come un premio. Come ha ricevuto queste
parole?
R. – Ma, veramente, queste parole hanno fatto bene, perché io mi sento
un pastore alla portata della gente, che naturalmente il cardinalato in se stesso
mi poteva impressionare. Se uno m’avesse detto: “Ti ho fatto principe della Chiesa”,
sarei fuggito … Principe della Chiesa … ma chi sono, io? Ad un certo momento il Papa
dice: “Guarda che io ti chiedo questo servizio, anche alla Chiesa, alla mia persona.
Però, è un servizio fatto nell’umiltà, senza esteriorità; non è un servizio di onore,
ma veramente è spendere ora la tua vita, il tuo tempo, anche, nelle necessità della
Chiesa”.
D. – Quanto si sente vicino al modo di concepire la pastorale, la
missionarietà di Papa Francesco?
R. – Io non avevo mai coniato il suo slogan,
che il pastore deve profumare di pecore, e non portavo – come fa lui – tutte le pecore
sopra la croce, proprio per indicare che ci crede fino in fondo; però è stato il mio
programma di vita. Io avevo sempre desiderato essere parroco per stare con la gente:
era il mio ideale, dal seminario. E in fondo, però, per tantissimi anni ho dovuto
fare il rettore del seminario, il vicario generale, sempre qualche cosa che poteva
sembrare più indiretto. Io sono felice, da quando sono vescovo: sia quando mi trovavo
a Massa Marittima-Piombino – la bellezza dell’Isola d’Elba! – ad Arezzo, con quelle
quattro meravigliose vallate e tanta gente, a Perugia … Ecco, io godo, soprattutto
arrivando in fondo alla settimana (ora poi ho anche la visita pastorale) di potermi
immergere in mezzo alla gente, perché allora anche tutti i magoni che mi porto dentro
– perché oggi la missione del vescovo è molto complessa, in tutti i sensi – svaniscono
come hanno fatto le nuvole questa mattina: è arrivato questo bel sole all’improvviso
… Per me, il sole è la gente …
D. – Infine, la scelta di dedicare alla famiglia
questo Concistoro straordinario: cosa ne pensa?
R. – E’ meravigliosa, perché
per noi, per la Chiesa, la famiglia è il tutto. Io definirei così la famiglia: la
famiglia è l’immagine di Dio, della Trinità riproposta sulla terra. Dio è una comunione
d’amore: Padre, Figlio e Spirito Santo, e la famiglia è questa comunione, e ne parliamo
appunto con questa passione.
D. – La Chiesa deve rinnovare la sua pastorale
familiare?
R. – La pastorale della Chiesa è in continuo rinnovamento: il Papa
ci ha chiesto una conversione pastorale, e quindi a 360° si deve convertire. E naturalmente,
siccome la famiglia è al centro della vita e dell’attenzione della Chiesa, è chiaro!