Il Papa: i cardinali siano "canali di carità", evitare comportamenti di "corte" con
intrighi e cordate
“Il nostro linguaggio sia quello del Vangelo, i nostri atteggiamenti quelli delle
Beatitudini e la nostra via quella della santità”. E’ quanto sottolineato da Papa
Francesco durante la Messa in San Pietro, questa domenica, rivolgendosi ai nuovi cardinali,
creati nel Concistoro di sabato. A tutti i porporati il Pontefice ha chiesto di “evitare
abitudini e comportamenti di corte, intrighi, chiacchiere e cordate” e, guidati dallo
Spirito di Cristo, di farsi, invece, “canali in cui scorre la sua carità”. Il servizio
di Gabriella Ceraso:
E’ particolarmente
ricca di fiori e colori questa domenica la Basilica Vaticana: spiccano il verde degli
abiti dei celebranti e il rosso purpureo della tante berrette dei cardinali raccolti
in preghiera col Papa. “Il tuo aiuto, Padre misericordioso, ci renda sempre attenti
alla voce dello Spirito”. Dalla preghiera della Colletta, il Pontefice trae spunto
per richiamare tutti ad un atteggiamento fondamentale:
“L’ascolto dello
Spirito Santo, che vivifica la Chiesa e la anima. Con la sua forza creatrice e rinnovatrice,
lo Spirito sempre sostiene la speranza del Popolo di Dio in cammino nella storia,
e sempre sostiene, come Paraclito, la testimonianza dei cristiani”.
Cosa
suggerisce lo Spirito dunque nei testi liturgici di oggi? Il Papa li ripercorre, dal
Libro del Levitico, al Vangelo di Matteo, alla Lettera di San Paolo: sono un invito
concreto ad imitare santità e perfezione del Padre nostro celeste. “Parole che interpellano
tutti noi” spiega il Papa rivolgendosi, in particolare, ai nuovi cardinali:
“Imitare
la santità e la perfezione di Dio può sembrare una meta irraggiungibile. Tuttavia,
la prima Lettura e il Vangelo suggeriscono gli esempi concreti affinché il comportamento
di Dio diventi regola del nostro agire. Ma ricordiamoci tutti noi, ricordiamoci che
senza lo Spirito Santo sarebbe vano il nostro sforzo! La santità cristiana non è prima
di tutto opera nostra, ma è frutto della docilità – voluta e coltivata – allo Spirito
del Dio tre volte Santo”.
E’ lo Spirito Santo infatti che ci può purificare,
trasformare, plasmare, convertire il cuore, rileva il Papa, giorno per giorno, per
farci santi secondo la sua “nuova legge”, in antitesi a quella dell’odio, della vendetta,
della persecuzione. “A chi vuole seguirlo”, ricorda il Pontefice, “Gesù chiede di
amare chi non lo merita, senza contraccambio, per colmare i vuoti d’amore che ci sono
nei cuori, nelle relazioni umane, nelle famiglie, nelle comunità, nel mondo”:
“Fratelli
Cardinali, Gesù non è venuto a insegnarci le buone maniere, maniere da salotto! Per
questo non c’era bisogno che scendesse dal Cielo e morisse sulla croce. Cristo è venuto
a salvarci, a mostrarci la via, l’unica via d’uscita dalle sabbie
mobili del peccato, e questa via di santità è la misericordia, quella che Lui ha fatto
e ogni giorno fa con noi. Essere santi non è un lusso, è necessario per la salvezza
del mondo”.
E questo è richiesto dal Signore Gesù e dalla madre Chiesa
anche ai cardinali: “Essere testimoni con maggiore zelo e ardore di questi atteggiamenti
di santità”:
"Pertanto, amiamo coloro che ci sono ostili; benediciamo chi
sparla di noi; salutiamo con un sorriso chi forse non lo merita; non aspiriamo a farci
valere, ma opponiamo la mitezza alla prepotenza; dimentichiamo le umiliazioni subite".
Cardinali dunque che, guidati dallo Spirito di Cristo, afferma il Papa, siano
“canali in cui scorre la sua carità”. “Questa,” ribadisce “deve essere la condotta
di un Cardinale”:
"Il Cardinale - specialmente a voli lo dico - entra nella
Chiesa di Roma, fratelli, non entra in una corte. Evitiamo tutti e aiutiamoci a vicenda
ad evitare abitudini e comportamenti di corte: intrighi, chiacchiere, cordate, favoritismi,
preferenze. Il nostro linguaggio sia quello del Vangelo: 'sì, sì; no, no'; i nostri
atteggiamenti quelli delle Beatitudini, e la nostra via quella della santità".
“Siete
tempio di Dio”, ripete il Papa con le parole di San Paolo, “tempio santo” in cui si
celebra una “liturgia esistenziale”, in una parola " la liturgia dell'amore":
“Quando
nel nostro cuore trova posto il più piccolo dei nostri fratelli, è Dio stesso che
vi trova posto. Quando quel fratello viene lasciato fuori, è Dio stesso che non viene
accolto. Un cuore vuoto di amore è come una chiesa sconsacrata, sottratta al servizio
divino e destinata ad altro”.
Ai cardinali il Papa non manca infine di
chiedere vicinanza con la preghiera, il consiglio e la collaborazione e raccomanda
l’unità nell’invocazione dello Spirito Santo, perché il Collegio cardinalizio arda
di carità e santità per irradiare l’amore di Cristo al mondo.