Il neo-porporato Langlois, primo cardinale haitiano della storia: difficoltà enormi
ad Haiti
Tra i nuovi porporati c'è anche il primo cardinale haitiano della storia, il vescovo
di Les Cayes e presidente della Conferenza episcopale di Haiti, Chibly Langlois.
55 anni, rappresenta nel Collegio cardinalizio uno dei Paesi più poveri e dimenticati
del mondo, colpito, tra l’altro da gravi calamità naturali. Ascoltiamo quanto riferisce
sulla difficile situazione nel Paese, al microfono di Stefano Leszczynski:
R. – Après le
tremblement de terre, nous connaissons des difficultés dans le pays … Dopo il terremoto,
il Paese si ritrova in grandi difficoltà: le famiglie hanno grandi problemi economici
e questo fa sì che esse non possano assumere appieno le loro responsabilità – la madre
o il padre – nei riguardi dei figli, e così le difficoltà sono enormi. Sul piano finanziario,
Haiti ha molte necessità. La disoccupazione è molto diffusa – siamo all’85 per cento
di persone che non ricevono stipendio – e si comprende bene quindi la grande difficoltà
delle famiglie a far fronte alle proprie necessità.
D. – Haiti è però anche
il Paese in cui le tensioni sociali sono forti e l’opposizione tra i partiti politici
è esasperata; la Chiesa ha avviato una mediazione per avviare un processo di riconciliazione
nazionale. A che punto è questa opera della Chiesa nella vita politica del Paese?
R.
– Nous sommes engagés à mettre ensemble les différents partis politiques … Ci siamo
impegnati a pacificare i diversi partiti politici e anche le istituzioni, come il
parlamento e il potere esecutivo affinché, dialogando, possano trovare una via d’uscita
da questa crisi. E’ un impegno che porta molti risultati, perché intanto ha attenuato
la tensione sociale e politica. Nei mesi di gennaio e febbraio, in cui si è svolto
questo dialogo, abbiamo cercato di concentrare l’attenzione della società civile su
questo dialogo. Non abbiamo però raggiunto la firma di un accordo. Si tratta di un
dialogo inclusivo al quale partecipano non soltanto i partiti politici ma anche le
istituzioni, come l’esecutivo, il parlamento … I tempi di cui queste istituzioni hanno
bisogno per attuare questo dialogo, perché i risultati di questo siano efficaci, sicuramente
dovranno essere più lunghi ed è per questo che non c’è stata la firma di un accordo.
Ma noi siamo sicuri che questi accordi saranno firmati e che tutti gli attori che
si sono impegnati in questo dialogo sperino fortemente che questo dialogo contribuisca
a risolvere la crisi attuale. Fondando sulla speranza delle parti in causa, a nostra
volta noi speriamo che, con il nostro accompagnamento, possiamo contribuire ad un
accordo e poi alla sua applicazione.