2014-02-21 18:06:54

"I libri dei Patriarchi": presentato a Udine il volume che racconta la produzione libraria del Medioevo friulano


E’ stato presentato a Udine il corposo volume, 464 pagine, intitolato: “I libri dei Patriarchi” con il sottotitolo: “Un percorso nella cultura scritta del Friuli medievale”. Curatore dell’opera riccamente illustrata e articolata in tredici capitoli tematici, è il prof. Cesare Scalon, già ordinario di Paleografia Latina all’ Università di Udine, che ha coordinato un gruppo di studiosi di diverse discipline. Posta sotto l’alto patronato del presidente della Repubblica, è stata promossa e pubblicata da Deputazione di Storia Patria per il Friuli. L’idea alla base del lavoro era offrire anche a lettori non specializzati una sorta di mostra cartacea, un racconto per immagini e per testi capace di ricostruire visivamente la storia del Friuli lungo mille anni, dall’età longobarda al pieno Umanesimo, attraverso i libri manoscritti che vennero prodotti o che circolarono in quel periodo nella regione. Il titolo “I libri dei Patriarchi” mette l’accento sul legame tra i vertici ecclesiastici dell’allora Patriarcato d’Aquileia, a cui apparteneva anche il territorio friulano, e la cultura del tempo, ma il volume va oltre come spiega lo stesso prof. Scalon intervistato da Adriana Masotti:RealAudioMP3

R. - Il titolo non deve trarre in inganno. È vero, si parla soprattutto dei libri dei patriarchi - i patriarchi di Aquileia - perché hanno lasciato, anche da un punto di vista culturale, un segno profondo nel Friuli. Quindi ci sono diversi libri che sono appartenuti direttamente ai Patriarchi, altri che sono stati donati da loro. Inoltre, sotto questo titolo si intende ripercorrere tutto un panorama della cultura del Friuli lungo un arco di mille anni di storia. Quindi si passa anche attraverso il libro scolastico, il libro della scienza, quello della tecnica …

D. - Quindi libri che sono testimonianza di tutta la cultura di un territorio, ma anche frammenti di testi ritrovati in diversi luoghi …

R. - Certo.

D. - Una ricerca quindi molto vasta, portata avanti da studiosi di diverse discipline …

R. - Sì, una ricerca che non poteva essere portata a termine solamente da uno studioso. Quindi questo lavoro è stato fatto da un gruppo di specialisti: paleografi, storici della miniatura, storici della musica medievale, filologi … Ad esempio, c’è un capitolo dedicato ai libri liturgico-musicali, un altro libro che parla dei corali miniati da un punto di vista storico-artistico; c’è un altro capitolo che parla dei libri delle letterature volgari “al plurale”, che vede una circolazione di libri in volgare francese, in volgare tedesco, ma anche le prime testimonianze del volgare friulano in un’area che allora era tutt’altro che periferica.

D. - E lei, prof. Scalon, oltre a coordinare tutto il lavoro, ha curato in particolare i primi due capitoli …

R. - I primi due capitoli sono dedicati – ciascuno – ad un codice. Si tratta dei due codici più antichi, testimonianza della chiesa di Aquileia. Il primo è il famoso “Evangeliario Forogiuliese” del V-VI secolo. Si tratta di un libro che ha una storia straordinaria, nel senso che da questo evangeliario molto antico era stato estratto il Vangelo di Marco, che durante alcuni secoli del Medioevo fu ritenuto autografo di san Marco. È una storia che si lega poi alle origini della chiesa di Aquileia che deriva dalla predicazione di Marco. E poi dal punto di vista storico, questo codice è una testimonianza straordinaria della missione della chiesa di Aquileia in epoca carolingia nei confronti dei Paesi dell’Est, quindi dell’area danubiana e dei Balcani, perché lungo i margini di questo codice sono segnati i nomi di circa 1500 pellegrini provenienti da un’area vastissima che vengono in pellegrinaggio presso le tombe dei martiri aquileiesi, in particolare dei martiri Canziani. Il secondo codice, è il “Codex Rehdigeranus” che è un codice dell’VIII secolo, siamo in piena età longobarda, e che fu portato via dal Friuli. È un codice attualmente conservato a Berlino.

D. - Ecco, l’opera conta oltre 450 pagine, quindi registra una grande ricchezza di letteratura in questi mille anni. Ma, questa grande eredità, in qualche modo, è ancora viva in Friuli e nella chiesa del Friuli oggi?

R. - È ancora viva. Il riferimento alle radici patriarcali è ancora presente; basta pensare agli incontri che ci sono dei vescovi di mezza Europa appartenenti un tempo al vecchio patriarcato di Aquileia che fu soppresso alla metà del ‘700, incontri che testimoniano una vitalità di questa memoria dal punto di vista religioso - senza dubbio - e culturale. Certo, la domanda si potrebbe allargare, e ci si potrebbe chiedere quanto la storia, il passato, condizioni in genere ancora il nostro presente. Io credo che il presente non possa essere capito fino in fondo senza capire quali siano state queste origini, questo passato che in fondo è dietro l’angolo.







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