"I libri dei Patriarchi": presentato a Udine il volume che racconta la produzione
libraria del Medioevo friulano
E’ stato presentato a Udine il corposo volume, 464 pagine, intitolato: “I libri dei
Patriarchi” con il sottotitolo: “Un percorso nella cultura scritta del Friuli medievale”.
Curatore dell’opera riccamente illustrata e articolata in tredici capitoli tematici,
è il prof.Cesare Scalon, già ordinario di Paleografia Latina all’ Università
di Udine, che ha coordinato un gruppo di studiosi di diverse discipline. Posta sotto
l’alto patronato del presidente della Repubblica, è stata promossa e pubblicata da
Deputazione di Storia Patria per il Friuli. L’idea alla base del lavoro era offrire
anche a lettori non specializzati una sorta di mostra cartacea, un racconto per immagini
e per testi capace di ricostruire visivamente la storia del Friuli lungo mille anni,
dall’età longobarda al pieno Umanesimo, attraverso i libri manoscritti che vennero
prodotti o che circolarono in quel periodo nella regione. Il titolo “I libri dei Patriarchi”
mette l’accento sul legame tra i vertici ecclesiastici dell’allora Patriarcato d’Aquileia,
a cui apparteneva anche il territorio friulano, e la cultura del tempo, ma il volume
va oltre come spiega lo stesso prof. Scalon intervistato da Adriana Masotti:
R. - Il titolo
non deve trarre in inganno. È vero, si parla soprattutto dei libri dei patriarchi
- i patriarchi di Aquileia - perché hanno lasciato, anche da un punto di vista culturale,
un segno profondo nel Friuli. Quindi ci sono diversi libri che sono appartenuti direttamente
ai Patriarchi, altri che sono stati donati da loro. Inoltre, sotto questo titolo si
intende ripercorrere tutto un panorama della cultura del Friuli lungo un arco di mille
anni di storia. Quindi si passa anche attraverso il libro scolastico, il libro della
scienza, quello della tecnica …
D. - Quindi libri che sono testimonianza di
tutta la cultura di un territorio, ma anche frammenti di testi ritrovati in diversi
luoghi …
R. - Certo.
D. - Una ricerca quindi molto vasta, portata avanti
da studiosi di diverse discipline …
R. - Sì, una ricerca che non poteva essere
portata a termine solamente da uno studioso. Quindi questo lavoro è stato fatto da
un gruppo di specialisti: paleografi, storici della miniatura, storici della musica
medievale, filologi … Ad esempio, c’è un capitolo dedicato ai libri liturgico-musicali,
un altro libro che parla dei corali miniati da un punto di vista storico-artistico;
c’è un altro capitolo che parla dei libri delle letterature volgari “al plurale”,
che vede una circolazione di libri in volgare francese, in volgare tedesco, ma anche
le prime testimonianze del volgare friulano in un’area che allora era tutt’altro che
periferica.
D. - E lei, prof. Scalon, oltre a coordinare tutto il lavoro, ha
curato in particolare i primi due capitoli …
R. - I primi due capitoli sono
dedicati – ciascuno – ad un codice. Si tratta dei due codici più antichi, testimonianza
della chiesa di Aquileia. Il primo è il famoso “Evangeliario Forogiuliese” del V-VI
secolo. Si tratta di un libro che ha una storia straordinaria, nel senso che da questo
evangeliario molto antico era stato estratto il Vangelo di Marco, che durante alcuni
secoli del Medioevo fu ritenuto autografo di san Marco. È una storia che si lega poi
alle origini della chiesa di Aquileia che deriva dalla predicazione di Marco. E poi
dal punto di vista storico, questo codice è una testimonianza straordinaria della
missione della chiesa di Aquileia in epoca carolingia nei confronti dei Paesi dell’Est,
quindi dell’area danubiana e dei Balcani, perché lungo i margini di questo codice
sono segnati i nomi di circa 1500 pellegrini provenienti da un’area vastissima che
vengono in pellegrinaggio presso le tombe dei martiri aquileiesi, in particolare dei
martiri Canziani. Il secondo codice, è il “Codex Rehdigeranus” che è un codice dell’VIII
secolo, siamo in piena età longobarda, e che fu portato via dal Friuli. È un codice
attualmente conservato a Berlino.
D. - Ecco, l’opera conta oltre 450 pagine,
quindi registra una grande ricchezza di letteratura in questi mille anni. Ma, questa
grande eredità, in qualche modo, è ancora viva in Friuli e nella chiesa del Friuli
oggi?
R. - È ancora viva. Il riferimento alle radici patriarcali è ancora presente;
basta pensare agli incontri che ci sono dei vescovi di mezza Europa appartenenti un
tempo al vecchio patriarcato di Aquileia che fu soppresso alla metà del ‘700, incontri
che testimoniano una vitalità di questa memoria dal punto di vista religioso - senza
dubbio - e culturale. Certo, la domanda si potrebbe allargare, e ci si potrebbe chiedere
quanto la storia, il passato, condizioni in genere ancora il nostro presente. Io credo
che il presente non possa essere capito fino in fondo senza capire quali siano state
queste origini, questo passato che in fondo è dietro l’angolo.