28 morti in Ucraina: il Presidente Janucovich annuncia la tregua con le opposizioni
Ancora sangue in Ucraina: nella capitale, negli scontri di ieri mattina, sono morte
altre 28 persone, dopo i 25 del giorno prima. Poi, in serata è arrivato l’annuncio
del presidente Janucovich che parla di tregua avviata e di ripresa dei colloqui con
l’opposizione. Ma nello stesso tempo il governo lancia misure eccezionali antiterrorismo.
Intanto dall’Occidente arrivano dure condanne delle misure repressive e la minaccia
di sanzioni. Il servizio di Fausta Speranza:
Oggi in Ucraina è giornata
di lutto nazionale in memoria delle vittime, ma è anche il giorno del lancio di misure
eccezionali "antiterrorismo", secondo quanto annunciato dal ministero della Difesa.
E l’incognita più inquietante è il possibile intervento delle forze armate. A questo
proposito è dura la reazione del segretario generale della Nato: Rasmussen dichiara:
Se i militari interverranno contro l'opposizione, i legami con l’Alleanza atlantica
saranno seriamente danneggiati". Finora l’esercito aveva sempre fatto sapere di non
voler intervenire in Piazza Maidan. Ma il presidente Janucovich ha sostituito il comandante
delle Forze armate con un uomo di sua fiducia. Anche se ufficialmente nelle ultime
24 ore non era stato di emergenza, Maura Morandi analista dell’Osservatorio
dei Balcani raggiunta in Ucraina da Debora Donnini, conferma particolari misure
restrittive:
R. – La situazione
rimane molto, molto tesa. Il rischio di nuove violenze è altissimo. Ieri i servizi
di sicurezza hanno lanciato effettivamente un’operazione di antiterrorismo in tutto
il Paese e c’è stata questa nuova dichiarazione del ministro della Difesa, che dice
che l’esercito potrebbe intervenire in quest’operazione. Finora invece l’esercito
ha sempre tenuto le distanze dalla situazione di Maidan e ha sempre detto che non
sarebbe intervenuto. Fino ad oggi anche le autorità hanno dichiarato che lo stato
di emergenza non è in discussione, ma ci sono sempre più segnali che fanno capire
che anche se uno stato di emergenza non verrà esplicitamente dichiarato, vengono tuttavia
prese tante misure di restrizione, come ad esempio la chiusura di Kiev - non c’è più
transito in entrata di macchine e treni – proprio per evitare che la popolazione dalle
regioni si sposti verso Kiev per contribuire alle proteste.
Ferma anche
la reazione dell’Unione Europea: oggi sono stati convocati d’urgenza i ministri degli
Esteri e il capo della diplomazia, Catherine Ashton ribadisce che tutte le opzioni
di intervento sono aperte: si parla di sanzioni, non nei confronti del Paese, ma del
presidente. E anche dagli Stati Uniti arriva l’appello a soluzioni pacifiche: Obama
raccomanda: no a ingerenze militari. Ma nella comunità internazionale c’è una
voce che si distingue: la Russiasi schiera apertamente con le autorità ucraine
e fa eco al premier ad interim che denuncia un tentativo di "colpo di Stato" da parte
di quelle che definisce forze estremiste della piazza. Dunque Mosca è ai leader dell’opposizione
che chiede lo stop delle violenze. Resta l’evidenza di queste ore: Ucraina spaccata,
sull’orlo di una guerra civile: da una parte, le regioni orientali e meridionali,
prevalentemente russofone e pro Ianukovich, dall'altra quelle centro-occidentali,
dove l'opposizione - sia quella nazionalista sia quella più moderata - gode di ampi
margini di consenso e dove sono stati occupai i centri di potere.