Sud Sudan: sospesi i colloqui di pace. Su Malakal annunci e smentite
Il secondo round di colloqui ad Addis Abeba tra il governo di Juba e i ribelli non
è ancora ripreso dopo la cerimonia di apertura di lunedì scorso. Lo riferiscono fonti
del quotidiano Sudan Tribun secondo cui a ostacolare il procedere del negoziato sarebbero
la mancata scarcerazione dei quattro detenuti politici a Juba, tra cui l’ex segretario
generale dell’Splm Pagan Amum, e la disputa sulla presenza delle forze armate ugandesi
sul territorio del Sud Sudan. I rappresentnti della ribellione nella capitale etiope,
tuttavia - riferisce l'agenzia Misna - hanno precisato che non stanno “boicottando”
la mediazione del Paesi dell’Africa Orientale, ma vogliono che “gli accordi raggiunti
nella prima fase di incontri vengano realizzati al fine di poter procedere”. A complicare
quello che già si presenta come un difficile tentativo di conciliazione, tra il Presidente
Salva Kiir e il suo ex vice, Riek Machar, accusato di aver messo a segno un fallito
colpo di stato lo scorso 15 dicembre – accusa sempre smentita dall’interessato – la
ripresa delle ostilità nello stato di Upper Nile, intorno al capoluogo di Malakal.
Sulla situazione nella città – considerata di importanza strategica vista la ricchezza
dei giacimenti petroliferi custoditi nel sottosuolo della regione – le versioni in
circolazione sono contrastanti. I ribelli hanno dichiarato di aver preso “pieno controllo”
del centro , ma accusano le forze armate regolari di aver iniziato gli scontri attaccando
le loro postazioni. Circostanze sconfessate dall’esercito che sostiene di avere ancora
i suoi uomini dispiegati nel centro di Malakal e di stare contrastando un’offensiva
partita dai ribelli. Il timore è che gli scontri armati delle ultime ore – i primi
in via ufficiale dal raggiungimento di un cessate-il-fuoco lo scorso 23 gennaio, al
termine del primo turno di colloqui – possano insabbiare definitivamente le possibilità
di una soluzione negoziata della crisi in atto. (R.P.)