Quebec: nuovo appello dei vescovi contro il progetto di legge sull'eutanasia
Potrebbe essere approvato a breve dal Parlamento del Québec il progetto di legge 52,
denominato “Sostegno alla morte”, che permetterebbe di praticare un’iniezione letale
su un adulto “in fin di vita” e provato da “sofferenze insopportabili”. Già ai primi
di febbraio, la proposta normativa aveva ricevuto l’ok da parte di una Commissione
parlamentare, che aveva motivato la sua decisione definendo il progetto di legge “una
mera riforma della pratica della professione medica”. Al contrario, la Chiesa cattolica
del Québec non ha mancato di levare la sua voce contro tale progetto, inteso come
un vero e proprio via libera all’eutanasia. Il nucleo principale della questione,
spiega mons. Noël Simard, vescovo di Valleyfield, è che “il governa rifiuta ogni tentativo
di definire il ‘fine vita’, il che evidenzia chiaramente le reali intenzioni che si
nascondono dietro il Bill 52, ovvero permettere l’eutanasia in fin di vita, senza
definire cosa sia il fin di vita stesso”. Tutto questo, sottolinea il presule, “apre
le porte all’eutanasia su richiesta”. Di qui, l’appello di mons. Simard a “continuare
la battaglia” contro tale proposta normativa. Sulla stessa linea si pone anche mons.
Pierr-André Fournier, presidente dell’Assemblea dei vescovi cattolici del Québec,
il quale esprime anche vicinanza la vicinanza e la comprensione della Chiesa nei confronti
dei malati e dei sofferenti. “Cristo è venuto a salvare, – ricorda mons. Fournier
– Le nostre parole devono essere innanzitutto parole di salvezza”. Infine, i vescovi
locali ricordano i dubbi che la popolazione ha riguardo al Bill 52: “Non si possono
forzare le persone”, dicono, ribadendo che “con tale normativa, il dare la morte sarebbe
considerato come una cura da somministrare ai malati in fin di vita”. Ma “dare la
morte ad un malato, non significa curarlo”, evidenziano i vescovi del Québec, perché
“praticare un’iniezione letale non è un trattamento medico e l’eutanasia non è una
cura”. Al contrario, concludono i presuli, ciò che occorre davvero “è un reale sostegno
ai moribondi, grazie a cure palliative che siano accessibili a tutti”. (I.P.)