2014-02-19 13:26:59

Italia, consultazioni governo. Quadrio Curzio: per l'Economia figura di profilo europeo


Proseguono in Italia le consultazioni per la formazione del nuovo governo. Al termine dell’incontro con Matteo Renzi, Silvio Berlusconi, per il Pdl, ha detto che sulle riforme e su lavoro, fisco, giustizia c’è l’assoluta disponibilità a lavorare insieme. La delegazione del Pd, guidata da Roberto Speranza, ha invece chiesto di avviare le riforme economiche e sociali per ridare "ossigeno a famiglie e imprese". Tra gli incarichi più delicati all’interno del futuro governo, c’è quello di ministro dell’Economia. Ma quali caratteristiche dovrà avere questa figura per rilanciare davvero il Paese? Alessandro Guarasci ha sentito l’economista Alberto Quadrio Curzio, vicepresidente dell’Accademia dei Lincei:RealAudioMP3

R. - Una caratura politica nazionale, una credibilità europea e internazionale per agire ovviamente nell’interesse dell’Italia, ma anche nel rispetto dei parametri europei. Se dovessi richiamare alla mente una personalità che aveva tutte queste caratteristiche, credo che richiamerei Carlo Azeglio Ciampi.

D. - Però, personalità di questa statura al momento in Italia non sembrano esserci…

R. - Personalmente non ne vedo. Totale fu la consonanza con il presidente del Consiglio, Prodi - anche questo è un punto che conta - perché se un presidente del Consiglio ha un ministro dell’Economia con il quale riesce a istaurare un dialogo di reciproca comprensione, l’effetto è moltiplicato.

D. - Si parla tanto di allargare le "maglie" dei contratti per creare più lavoro. Secondo lei, non è fondamentale in questo momento invece rilanciare la produzione industriale?

R. - Si allarghino pure le maglie dei contratti, ma da ciò non ne deriva un incremento occupazionale, perché l’economia e la produzione non crescono. Perché si insiste sul cuneo fiscale contributivo? Perché da un lato si aumenta la competitività delle imprese per i mercati internazionali - competitività di prezzo - mentre da un altro lato si danno più redditi in busta paga ai lavoratori e quindi si dà una spinta anche ai consumi.

D. - Chi andrà al ministrro di Via XX Settembre dovrà in qualche modo ridiscutere il rapporto deficit/Pil del 3%. Sappiamo però che l’Europa non ci dà scampo…

R. - Non è tanto il recarsi a Bruxelles e dire “noi non rispettiamo più il limite del 3%” - che sarebbe certamente un’affermazione forte, un’affermazione pericolosa per l’Italia ma anche per l’Europa - quanto mettere a frutto tutti gli altri strumenti disponibili, ovvero, il cosiddetto quadro finanziario poliennale da mille miliardi distribuiti su sette anni, che potrebbe essere anticipato per una parte significativa nei primi anni, in modo da rilanciare la crescita. Una seconda strada - che conosciamo benissimo e completamente contrastata dalla Germania - è quella degli Euro Union Bond, o degli Euro Bond. Però, credo che non convenga darla per persa se non altro perché l’Europa deve guardare lontano. Infine, per i singoli Paesi è la possibilità di questi accordi contrattuali che sono previsti in quel documento importante - che è verso una unione economica e monetaria più autentica - che è stato approvato da vari Consigli europei ed elaborato dai cosiddetti “quattro presidenti”: Val Rompuy, Barroso, Draghi e, a suo tempo, Juncker. Adesso, al suo posto c’è Dijsselbloem, ministro delle Finanze olandese, che ha già manifestato una certa apertura in questa direzione.







All the contents on this site are copyrighted ©.